ONCE UPON A TIME- Recensione 3x17 "The Jolly Roger"

Aspettavo questa puntata da tempo. Una puntata dedicata ad Hook ma sopratutto a quello che successe in nell'anno incognito!

Forse non sempre ricordare è un bene. Hook ha passato tanto tempo vergognandosi di se stesso, di quello che ha fatto. 

Nell'anno passato, ha incontrato Ariel, promettendo di aiutarla a trovare il suo principe Eric. 
L'amore che prova Hook per la Jolly Roger è sicuramente un sentimento che da tempo conoscevamo...ma il fatto che con essa dovesse riempire il vuoto di un cuore spezzato...beh è stato un colpo al cuore, almeno per me. 
Hook ama Emma. L'ha ammesso e di certo lo sapevamo...ma fino a questo punto...non credevo. 
La vergogna di aver tradito la fiducia della sirena per appagare la sua mancanza è un fatto che l'ha tormentato ed è per questo che anche a fine episodio non l'ha ammesso. 

Ha mentito. Ha rinunciato ad aiutare Ariel per vendicarsi di Barbanera e riprendere la Jolly Roger. L'amore ci fa fare cose stupidi sopratutto quando si tratta di soffrirne. 
Ora rimangono altri interrogativi sul cosa sia successo sempre ad Hook perchè di segreti penso ne abbia tanti. 

Tutto questo per Emma. E vorrei tanto che lei capisse chi ha davanti. Nel finale vediamo il colpo di scena con Zelena/Wicked che ha sfruttato la storia e la persona di Ariel per poter stregare Hook. 

Se le labbra di Hook toccheranno ancora quelle di Emma...allora la sua magia verrà presa del tutto. 

Proprio ora che la nostra Salvatrice ha iniziato a capire come usare i suoi poteri. Non poteva esserci miglior insegnante se non Regina! Altro che "metti la cera, togli la cera"! 
Spero solo che l'allenamento continui un bel po perchè insieme le amo! 


Intanto Henry diventa sempre più grande anche se minorenne...ma i suoi nonni se ne fregano! 
Per fare i cool lo fanno guidare e rompere mezza città! Ehi, però son meno noiosi eh! 
Si conclude tutto con una Family Dinner e meglio non potevo vederli...ma sappiamo già che molti problemi sono sul punto di piombarci addosso! 


di Dana Ghanoum 
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Articolo di Dana Ghanoum

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