UNDER THE DOME - Il produttore Jack Bender ci parla delle somiglianze con Lost


Il produttore di Under The Dome Jack Bender è universalmente conosciuto per il suo lavoro con Lost, la nota serie di JJ Abrams, di cui ha diretto anche parecchi episodi. Ma non va commesso l'errore di prendere lo show, creato da Brian K. Vaughan, per un Lost 2.0
Per chi ancora non lo sapesse, Under The Dome è basato sul noto romanzo di Stephen King dallo stesso titolo (ma pubblicato in Italia semplicemente come The Dome) e si svolge nella cittadina di Chester's Mill, Maine, che viene circondata da un cupola di energia impenetrabile. Bender ha rilasciato un'intervista al giornale The Huffington Post riguardo il suo nuovo prodotto.
Ve la proponiamo di seguito.

D: Cosa ti ha inizialmente attratto del progetto, visto che ti sei unito allo show fu approvato e la sceneggiatura era stata scritta?
R: Ho ricevuto una chiamata da Brian Vaughan, con cui avevo lavorato  su Lost, e Brian mi ha parlato riguardo questo folle show che stava sviluppando. Mi sono preso un po' di tempo per me ed ho messo da parte un mucchio di roba che non sentivo giusta e questa è stata la prima sceneggiature che ho letto ed amato - o, dovrei dire, ho percepito come giusta sotto ogni punto di vista. Non come Lost, quando vidi il pilota e J. J. e tutti quanti mi chiesero di girarlo alle Hawaii, ed io dissi "Wow, sono molto affascinato da questi personaggi". Perché io credo, decisamente, che la televisione sia al suo meglio quando riguarda le persone, indipendentemente dal microscopio sotto il quale si trovano. Non importa che siano su un'isola o... sotto il microscopio di questa inesplicabile cupola di Stephen King. In definitiva, riguarda come le persone rispondono al mondo in cui improvvisamente sono e (come vogliono rispondere, ndr) l'una all'altra. Io amo i personaggi, numero uno. Neal Baer era qualcuno con cui avrei voluto lavorare in passato, e lui con me, ma non funzionò. Lo stesso con la DreamWorks. Quindi, per parecchie ragioni, mi è sembrato che fosse la cosa giusta da fare e sono stato felice di dire si. Ed un giorno alla volta, costruiamo la piramide, un blocco alla volta. Mi sento come se stessimo facendo una buona serie TV. E' tutto quello che si può fare. Non si è mai certi di come il mondo reagirà a qualcosa. Tutto ciò che si può fare è dare il meglio di te ogni giorno.

D: Per via del coinvolgimento tuo e di Brian, le persone hanno iniziato a paragonare Under The Dome a Lost. Cosa hai imparato da Lost che speri di portare in Under The Dome, e cosa vorresti modificare?
R: Beh, sono stato un pittore da quando avevo 12 anni. E quello che posso dire, da artista, da soggettista, produttore e regista, è che ho imparato molte cose gestendo Lost per sei anni, cose che non sapevo di conoscere prima. E che questo è avvenuto perché non ho mai lavorato su qualcosa per così tanto tempo. Semplicemente permettendo alle persone attorno a te di portare tutto quello che vogliono alla festa. Per lo stesso motovo per cui non puoi controllare una goccia di pittura in un dipinto che stai realizzando, allo stesso modo non dovresti controllare ogni goccia di pittura - sebbene essa lavori continuamente con gli attori per sei anni.... alcune volte abbiamo avuto brutte liti, ma c'era anche rispetto ed amore dietro quei litigi.
Dunque come persone, sono cresciuto molto con Lost. Credo che le sole similitudini riguardano l'avere a che fare con un gruppo di personaggi che sono sotto la pressione della sopravvivenza tutto d'un tratto - e come queste persone reagiranno come comunità e come tribu, come individui, e come migliorerà e peggiorerà il loro carattere in base alle occasioni. Ma io credo che Lost sia Lost, ed Under The Dome sia Under The Dome. E penso che ogni giorno abbiamo l'opportunità di fare meglio e so che questo sarà così, e, si spera, avrà lunga vita, ed avrà una vita lunga quanto servirà. Tranne per il coinvolgimento di Brian, con cui occasionalmente mi vedo e facciamo tipo "Oh già, te lo ricordi?" - porto dentro di me le esperienze di Lost e quella di essere stato alle Hawaii e tutte le altre come parti della mia vita e di chi io sono come persona, come regista e come produttore. Ma non credo  che ci siano molte similiudini oltre questo.
D: Comunque non potresti replicare Lost - così tanti show ci hanno provato ed hanno fallito.                             
R: Perché dovrei volerlo? Infatti, David Lindelof ha creato un nuovo show per la HBO (The Leftovers, di cui ci stiamo occupando, ndr) di cui mi ha parlato, e somiglia molto alle creazioni di Damon, ma non è Lost. Lui non vuole che lo sia. E quello che Carlton (Cuse) fa ora non è Lost. Lost era Lost. E' finita. (Il senso della frase era più simile a "Lost è perduto", gioco di parole tra il nome della serie ed il verbo inglese "to lose" che vuol dire, appunto, perdere. NDR)
D: Il libro copre la durata di pochi giorni, ma voi certamente andrete oltre. Quali sono alcune differenze del vostro adattamento?
R: I nostri episodi si svolgono in un giorno, massimo un giorno e mezzo. Quindi è simile in quel senso, ma inoltre Brian e Neal hanno deciso di fargli seguire anche altre vie, inserire nuovi personaggi, ed allungando le cose. La natura del racconto episodico è molto differente da quella di un romanzo. E Stephen King... ovviamente comunicava con Brian e poi con Neal da molto prima che io fossi coinvolto, ma tutto il suo approccio è stato "Ehi, prendi il libro e fanne una serie televisiva, e rendilo migliore". E non è mai stato apparentemente così soddisfatto del il finale di cui la gente se ne è fregata. Ho sentito che è alquanto oscuro. Ho letto tre quarti del libro e mi sto avvicinando alla fine, ma diventa confuso, solo perché noi non stiamo facendo  così ed io ho comunque problemi a tenere tutti gli episodi nella mia testa. Quindi è stato molto generoso riguardo il "prendetelo e girate". Ed inoltre siamo ad Ogniddove (originale "Anywheresville", ndr), America, in opposizione al Maine, di cui Stephen scrive. Quindi ci sono cose diverse, personaggi diversi.

D: E cosa sei determinato a mantenere della fonte originaria?
R: Non ci sono dubbi che vi siano decisamente personaggi, momenti ed elementi che risulteranno uguali, che seguono lo spirito del libro, o quello dei personaggi, o la trama di un punto specifico del libro. Ma, sai, Big Jim si rivelerà essere un alquanto malvagio figlio di puttana abbastanza velocemente. E stiamo camminando su una linea sottile, e Dean (Norris) sta facendo un lavoro fantastico per essere il ragazzo di cui ti fidi, e quello di cui magari non dovresti, e oltre tutto questo - di cui vorresti. E questo è vero per molti dei nostri personaggi. Ed abbiamo un cast fantastico con molte persone che non si sono mai esposte troppo, che è grandioso. Incluso Alex (Koch) che è appena uscito dalla DePaul Drama School. E' entrato nel nostro ufficio ed abbiamo fatto tipo "Cristo Santo, chi è questo?"

D: Da quello che ho letto del libro, le motivazioni dei personaggi vengono fuori abbastanza presto, ma da quello che mi ha detto Mike Vogel, Barbie è presentato molto meno eroico di quello che è, e Big Jim è pure meno cattivo...
R: E' vero. Io credo che le persone siano dipinte con meno audacia nella nostra serie. C'è meno sfumato ed acquerello allo scopo di mostrarci cosa accadrà in questa stagione, come chi sale e chi cade, di chi la vera natura è pacifica e chi, al contrario, è cattivo. Quello che si sa dall'inizio e che si saprà alla fine sarà molto diverso. Credo che stagione per stagione sarà differente.

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Articolo di Klaus Heller

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