Interstellar, ovvero il capolavoro già dimenticato


Circa un anno fa, nei cinema del mondo uscì l'ottavo film di Christopher Nolan (nono se si considera un lungometraggio anche Following, di 69 minuti), ovvero Interstellar, un film di fantascienza ambientato nello spazio, con toni di dramma ed avventura. Il film è risultato un successo al botteghino (672 milioni di dollari guadagnati a fronte di 165 spesi per la produzione) ed ha avuto un discreto successo critico (72% di recensioni positive su Rotten Tomatoes), oltre a vincere il premio Oscar per i migliori effetti speciali (ricevendo ben, però, 5 nomination).

Quasi un anno dopo, però, molti sembrano essersi dimenticati di questo film, a mio modesto avviso un capolavoro della fantascienza moderna.
Quella che segue non è una recensione, ma qualcosa di più personale. Un'intima analisi di questa meravigliosa opera. Naturalmente, saranno fatti numerosi spoiler, per cui se non lo avete visto, andate a recuperarlo subito (e leggete la recensione realizzata un anno fa dalla collega Dana Ghanoum, senza spoiler).

Da cosa iniziare.
Interstellar è un film di fantascienza che, sin dal suo debutto, è stato paragonato da molti a numerosi altri film del medesimo genere, tra cui 2001 - Odissea nello Spazio ed il più recente Gravity.
Fare paragoni è da sempre poco carino, ed in questo caso è anche insensato: Interstellar presenta punti in comune con 2001, non ha pressoché nulla di avvicinabile a Gravity (a dire di colui che vi scrive, un film così diverso da essere avvicinabile quanto lo sono Harry Potter ed Oldboy), ed ha preso qualcosina da Alien. Ma è un film totalmente diverso da quelli suddetti: Nolan ha creato un'opera che prende poco in considerazione i temi classici della fantascienza, preferendo puntare l'attenzione più sulla condizione umana, sul senso di sopravvivenza e sulla più potente emozione di tutte, l'amore.
Su quest'ultimo tema sono state spese numerose parole, ma pochi hanno veicolato tale messaggio in maniera così potente: perché, visto in un certo modo, Interstellar è la storia di un padre che attraversa l'universo e le dimensioni per salvare sua figlia. L'amore presentato, alla pari della gravità, come l'unica forza che può trascendere spazio e tempo, il tessuto portante della realtà. L'unica forza che può salvare l'umanità.
Troppi hanno considerato questo messaggio troppo banale, ma l'impressione di colui che si firma qua sotto è che tali critiche siano eccessivamente pretestuose. Forse, il vero difetto di questo film è la sua presentazione: la pellicola è stata da subito bollata come "blockbuster", cosa che ha fatto a molti storcere il naso, stante il fatto che ne è uscito invece un film "molto personale", un'opera in cui è compressa tutta la poetica, l'immaginazione e l'autorialità di Christopher Nolan. Questo, plausibilmente, spiega il motivo della sua caduta nel dimenticatoio.



Eppure, Interstellar è tecnicamente spettacolare. Visivamente, abbiamo una fotografia dai toni caldi ben veicolata da Hoyte van Hoytema, che sostituiva per la prima volta lo storico direttore della fotografia di Nolan, Wally Pfister. Essendo un film sviluppato per essere guardato al cinema, regista e direttore hanno preferito puntare su campi lunghi e lunghissimi, che ben si adattano alle scene nello spazio od in quelle ambientate sui vari pianeti: si vedano, a tal proposito, le prime scene a seguito della partenza dalla Terra, e quelle sui due pianeti esplorati nel corso della pellicola.
Gli effetti speciali, che hanno vinto l'Oscar, ad un occhio attento non appaiono così "speciali": guardando con maggiore zelo, ci si può rendere conto che non sono numerose le scene realizzate al computer. Molte sequenze, in particolare quelle con i veicoli spaziali, sono girate usando modellini: in questo modo le scene sembrano ancora più realistiche e coinvolgenti.
Il film, però, riesce a stupire anche dal punto di vista "uditivo": il montaggio sonoro è spettacolare, alternando alla perfezione il silenzio assoluto dello spazio ai rumori degli interni, senza dimenticarsi, però, che quando si parla di space movies, la parola d'ordine è "pace". Ed in questo film ce n'è moltissima, quasi a voler invitare lo spettatore a reclinare il proprio sedile ed ammirare al meglio la scena. La colonna sonora, poi, è di un veterano del campo: Hans Zimmer, alla quinta collaborazione con Nolan (sesta se si considera anche Man of Steel, solo prodotto dal cineasta britannico), usa un approccio totalmente diverso, in questo caso. Invece delle solite composizioni imponenti ed orchestrali ascoltate in Inception e Il Cavaliere Oscuro, dove strumenti come violoncelli e trombe facevano da padroni, qui sono i pianoforti e gli organi a rubare la scena. La sua colonna sonora è maggiormente melanconica rispetto al solito, ma con, ancora una volta, il tema della "pace", della quiete ad essere preponderante; in special modo nel favoloso tema portante.

Come non si può citare, poi, la nota scena finale, ambientata nella quinta dimensione. Tra le maggiori ispirazioni per la realizzazione visiva di tale scena, vi sono indubbiamente le opere di Ludwig Mies van der Rohe, noto architetto tedesco-americano, e la figura della scala di Penrose, realizzata dai matematici Roger e Lionel Penrose. Una scena tremendamente spettacolare, intensa e coinvolgente, anche grazie alle interpretazioni di Matthew McConaughey (forse non considerato a dovere per la sua prestazione) e Jessica Chastain.
La recitazione, giustappunto. Un altro dei punti di forza del film. Oltre ai succitati McConaughey e Chastain, è giusto ricordare i nomi di Anne Hathaway, Topher Grace e Michael Caine, ormai uno degli attori-feticcio di Nolan. Matt Damon, interprete a mio dire sopravvalutato, riesce ad essere convincente in un ruolo non tipicamente suo: quello di un antagonista "malvagio per necessità". Ed è proprio il suo personaggio, il dottor Mann, ad introdurre un altro tema: il senso di sopravvivenza. Il bisogno che ci impone di fare il possibile per salvarci. Forse, il tema più importante del film, reso evidente sin dalla tag line: "Il genere umano è nato sulla Terra. Non era detto che dovesse morirvi".

Non ho intenzione di spendere parole per il "lato scientifico": Interstellar è un lavoro di finzione, un'opera d'arte, che ben poco ha da spartire con la scienza. Non è necessario che sia "accurato" e simile alla realtà. Perché nessuno si fa domande su un film in cui un uomo con una calzamaglia rossa e blu vola?

Plausibilmente, quello che ho scritto qui non è neanche lontanamente tutto quello che si può dire su questo film. Potrei stare a parlarne per giorni interi, e non sentire la stanchezza.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per l'attenzione.

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Articolo di Klaus Heller

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