L'inverno
è ormai qui. Tuttavia sembra mancare ancora troppo tempo alla
settima stagione di Game of Thrones
che sarà disponibile presumibilmente a cavallo tra primavera ed
estate. Per smorzare l'attesa, non è passato giorno da quel
memorabile season finale
in cui non siamo stati tenuti all'erta da qualche news
relativa allo show più
redditizio di HBO, così come non ha tregua l'insurrezione mediatica
del mondo della rete, che giorno dopo giorno alimenta la leggenda dei
Sette Regni e oltre, riflettendo e discutendo sugli episodi passati e
ricostruendo curiose teorie su ciò che vedremo in futuro. Per fare
un esempio, va consolidandosi la teoria secondo la quale non tutto
sia perduto per il redento Jorah Mormont, l'errante cavaliere che per
amore ha attraversato le rovine di Valyria ed è stato infettato dal
letale tocco degli Uomini di Pietra. Dopo l'ultimo struggente
incontro tra Jorah e Daenerys, il fandom si è rifiutato di veder
morire il personaggio e si è mobilitato per trovare una soluzione,
risalendo controcorrente gli episodi passati e trovando una concreta
possibilità in una misteriosa figura femminile comparsa nella
seconda stagione.
Certo
è che l'ultima, attesa e apprezzatissima stagione ha rappresentato
un punto di svolta e di non ritorno al tempo stesso. Il punto di non
ritorno riguarda il rapporto della serie con il testo d'origine,
l'ormai ventennale romanzo A Songs of Ice and Fire
di George R.R Martin (da poco nominato quarto scrittore più potente
a Hollywood). A partire da quest'anno, la serie televisiva si è
infatti allontanata dal materiale letterario e ha sfidato le
convenzioni dell'adattamento, trasformandosi in un prodotto di
livello narrativo ancora più elevato di quanto già non fosse grazie
al supporto nobilitativo della saga di partenza. Il ritardo nella
pubblicazione di The Winds of Winter, ad
oggi non ancora edito, ha sortito un positivo effetto rilancio del
franchise che è
difficile non ritenere ben calcolato. Non a caso, l'ultimo episodio
andato in onda intitolava proprio The Winds of winter.
Una prova è la caccia ai rispettivi destini di serie e romanzo che continua a infiammare le community.
Lo vediamo nei crescenti casi in cui lettori e spettatori hanno
sollecitato Martin, implorandolo di portare a termine la sua opera. Ne
abbiamo un chiaro esempio nel divertente lavoro di intercettazione
attuato da alcuni fan attraverso una foto in cui Martin viene
immortalato davanti allo schermo del proprio computer. Con
un meticoloso lavoro d'indagine si è riusciti a trarre intere
porzioni di racconto presumibilmente rese accessibili dall'autore
stesso. Una vocazione manageriale quella di Martin, che ritroviamo
anche nelle sue recenti rivelazioni circa il futuro del prodotto, a
quanto sembra propositivo nei confronti di un eventuale prequel
narrativo.
La possibilità di un'espansione dell'universo narrativo
di Westeros non ha infiammato solo gli animi e le fantasie degli
appassionati di serie e romanzo, bensì anche i desideri reconditi
di alcuni membri del cast. È il caso di citare Nathalie Emmanuel, la
quale nello show indossa i panni della dolce Missandei. Solo pochi
mesi fa, in occasione del Comic Con di San Diego, l'attrice ha
rivendicato maggiore azione ed emozioni per il suo personaggio.
Vero e proprio militantismo è invece quello di Maisie Williams, la quale stuzzica a colpi di tweet l'interesse e l'angosciante attesa dei fan. In una delle sue recenti uscite, l'attrice ha reso noto di avere letto la sceneggiatura della settima stagione e di esserne rimasta scioccata. “Niente vi preparerà a questo” ha affermato.
Ciò ci porta a riflettere su come un altro elemento di scarto tra la
serie e il romanzo sia proprio il divismo venutosi a generare per
forza di cose alla base della prima. Un divismo non sempre positivo,
stando alle parole dell'attore Daniel Portman, interprete del fidato
scudiero Podrick Payne, attorno alla vicenda svoltosi durante il
Doctor Faustus, spettacolo teatrale con protagonista Kit
Harington. Un numeroso gruppo di spettatori avrebbe acquistato il
biglietto soltanto per vedere il celebre Jon Snow, finendo col
passare il tempo a scattare foto con il proprio smartphone,
parlando ad alta voce durante lo spettacolo e mangiando cibo comprato
da Mc Donald's. Il direttore del teatro ha cacciato il gruppo di
rumorosi ammiratori, mentre in una successiva intervista Harington ha
fatto dichiarazioni in difesa dei fan. Al contrario, Portman non ha
speso parole di comprensione per il loro comportamento, ritenuto
scorretto nei confronti di tutti coloro che hanno lavorato alla
performance.
Per un motivo o per un altro, ogni intervista, ogni aneddotto sulla
serie creata da Daniel Benioff e D.B Weiss non fa che alimentare il
mito e la fama di Game of Thrones, partendo da chi non se ne
perde un solo episodio a coloro che finora si sono tenuti a debita
distanza di sicurezza. Questo pensiero ci riporta al secondo elemento
che ha caratterizzato la potenza visiva e narrativa della sesta
stagione, ovvero il punto di svolta che essa stessa ha rappresentato.
I colpi di scena in Game of Thrones sono ormai all'ordine del
giorno (o della settimana) spesso correlati alla crudeltà o alla
violenza per la quale lo stesso presidente della HBO Casey Bloys è
stato incriminato dai detrattori della serie, a seguito
dell'ormai celebre scena di violenza sessuale nel corso della quinta
stagione che ha avuto per protagnisti Ramsay Bolton e Sansa Stark. Il
danno irreparabile arrecato all'integrità fisica e morale
dell'attuale signora di Grande Inverno, le cui sventure non si sono
mai prese una vacanza e mai la prenderanno finché avrà Ditocorto al
suo fianco, è stato in realtà uno dei pretesti meglio riusciti per
caratterizzare la crescita a cui Sansa è stata soggetta dalla morte di Re
Joffrey in poi. L'attrice Sophie Turner (prossimamente protagonista
insieme a Dylan McDermott dell' indie drama Huntsville) sembra
essere consapevole del rischio a cui la faticata emancipazione
ottenuta dal suo personaggio è continuamente esposta, soprattutto
dopo lo status in cui abbiamo lasciato gli intrecci a Grande
Inverno. Pur essendo molto legata a Jon Snow, Sansa avrebbe preso
atto della oggettiva parzialità dei meriti del fratellastro nella
riconquista delle terre Stark. Dal suo punto di vista, la fiducia
riversa ancora una volta in quel fardello che continua ad essere il
personaggio di Ditocorto, col quale Sansa ha sviluppato nel corso
delle stagioni un tanto intenso quanto controverso legame.
Se di crescita si parla, la sesta stagione di Game of Thrones è
proprio ciò che fa al caso nostro. Comunque la pensi Sansa, è
innegabile come questo cammino verso l'apoteosi della
caratterizzazione dei personaggi sia cominciata proprio con il
ritorno alla vita di Jon Snow, fenomeno virale capace di tenere per
un intero anno milioni di fan e di curiosi col fiato sospeso, al
punto da portare le maggiori testate a gridare “HE'S ALIVE!”
e raccontare i retroscena di quello ormai ritenuto il più grande
segreto tenuto nascosto nella storia della serialità televisiva
contemporanea. Una rivelazione, quella della rinascita di Jon Snow,
regalatoci al termine del secondo episodio, quasi intendessero rigirare il
coltello nelle ferite di coloro che dopo la premiere avevano
perso ogni speranza. La sesta stagione si è aperta così, in grande
stile, per concludersi in maniera ancora più spettacolare. Nell'arco di soli dieci episodi, i protagonisti di Game of Thrones
hanno fatto cambiamenti che da ingelosire serie televisive giunte
alla loro dodicesima stagione da ventiquattro episodi ciascuna.
Tornato dal mondo dei morti, Jon Snow ha perso la fede in molte cose, dopo aver constatato come non ci
sia nent'altro dopo la vita. Un presa di coscienza, quella del Lord
comandante, in grado di fargli prendere posizione nel presente e
mobilitarlo verso ciò a cui è stato sempre destinato. Se tale meta
credavamo fosse Grande Inverno, ci sbagliavamo. L'epica rivelazione
sulle origini di Jon Snow nel grande finale di stagione (registrato
come il secondo episodio più apprezzato di sempre dopo Ozymandias
di Breaking Bad) non può che portarci infatti a
riflettere su come il suo destino lo porterà molto più a sud.
Sulla scia di Sansa e Jon, un'atra Stark ha compiuto passi da gigante
dopo alcune serie di preparazione. Trattasi di Arya, la
quale ha dovuto intraprendere un faticoso e sanguinoso percorso volto a diventare nessuno, per scoprire alla fine
chi sia realmente e comprendere anche lei la vera missione da
compiere: tornare a casa. Un ritorno che sembra promettere una scia
di sangue di vecchi nemici e traditori della famiglia Stark. Nulla di
più accattivante per i fan che hanno sofferto per circa cinque
stagioni di fronte all'ingiusto destino toccato ai signori
del nord.
Recentemente, Maisie Williams è stata inoltre immortalata sul set
con un abbigliamento molto simile a quello indossato in passato da
personaggi come Jon Snow, Brienne e Lyanna Mormount (il cui ritorno è
stato confermato proprio in questi giorni). Un tale collegamento fa
di un dettaglio apparentemente irrilevante un prezioso indizio sulla
prossima stagione.
Altro Stark, storia diversa. Parliamo di Bran Stark, personaggio
assente per tutta la quinta stagione a causa della posticipazione
dell'uscita dell'ultimo romanzo di A Songs of Ice and Fire.
Sapere cosa sia accaduto al ragazzo metamorfo e ai suoi compagni di
avventura ha certo contribuito alle oltre 25 milioni di
visualizzazioni portate a casa dalla sesta stagione, ma non
tutti si aspettavano un tale ruolo chiave per un personaggio troppo
spesso tenuto ai margini rispetto alle storyline
principali. D'altro canto, molti altri ci avrebbero scommesso le proprio action
figures.
D'altronde era inevitabile che prima o poi tutti i nodi sarebbero
venuti al pettine. Abbiamo ritrovato un Bran Stark cresciuto, fisicamente e
spiritualmente. L'addestramento del Corvo con tre occhi ha fatto
del suo potere un'arte capace di farlo viaggiare tra le increspature del tempo. Un'arma, tuttavia, a doppio taglio.
Due sono gli eventi fondamentali di cui Bran è stato protagonista e
che hanno cambiato per sempre le sorti dei Sette Regni. Il primo lo
abbiamo già citato. Le origini di Jon Snow sono state finalmente
svelate ma, oltre a noi, solo Bran ne è testimone. Il secondo
momento che resterà nei cuori di tutti gli spettatori è la verità
celata dietro il personaggio di Hodor. In entrambi i viaggi
temporali, l'intervento di Bran ha in qualche modo interferito con il
passato e, nel caso di Hodor, sortendo drastici effetti.
Isaac
Hempstead-Wright ha dichiarato come il suo ruolo in questa stagione e
l'avvicinarsi della fine dello show (presumibilmente con un'ultima,
ottava stagione) lo abbia portato a pensare al team
di Game
of Thrones
come ad una famiglia dalla quale sarà difficile separarsi, una volta
che tutto sarà finito.
Difficile pensare ad una fine, quando l'intreccio di tutte le storyline principali sembra essere solo al principio. Cersei Lannister si è autoeletta regina assoluta dei Sette Regni, dopo avere imposto la popria autorità con l'eccidio dei suoi nemici politici e il conseguente suicidio dell'ultimo figlio rimastogli. Il ritorno di Jaimie durante l'incoronazione ha gettato poi le basi per un attesissimo confronto.
Lo stato attuale della condizione di Cersei sembra inquietare anche l'attrice stessa, Lena Heady, la quale si è detta ignara e preoccupata di ciò a cui porterà l'essere passata dall'aver toccato il fondo al raggiungere in un colpo solo tutto ciò che ha sempre desiderato, ad un prezzo decisamente troppo alto.
Anche
se i venti tanto acclamati sono invernali, la minaccia più grande
per Approdo del Re al momento sembra venire dal
mare. Ora che Daenerys ha ottenuto la sua armata navale, la
vendetta dei Targaryen è pronta ad abbattersi sui Sette Regni. Siamo
tutti curiosi di scoprire se il fuoco perenne di Cersei sarà sufficiente per
sconfiggere la furia di Viserion,
Rhaegal e Drogon.
Come abbiamo potuto vedere, le
domande da porsi sulla settima stagione sono molte e le certezze pochissime. Accertato è il ritorno di Gendry, legittimo erede dei
Baratheon fuggito dalle grinfie di Melisandre e scomparso per ben due
stagioni. Certe sono le sette nuove posizioni aperte per i nuovi casting (le figure richieste sono state un generale, un
guerriero, un prete, delle guardie, un giovane lord e l'immancabile
cortigiana).
I
punti interrogativi vertono invece
attorno al destino nuzziale di Daenerys. Su questo punto i fan sono
spaccati in più fazioni. C'è chi crede che la Madre dei draghi sposerà
Jon Snow, chi crede che Jon Snow prenderà in sposa Sansa Stark, e
chi invece sostiene che Daenerys non intenderà maritarsi.
Ci si attende poi che Bran si metta al più presto in contatto con
Jon e gli riveli le proprie scoperte, o che Daenerys farà appoggio
su Dorne come campo base per la propria invasione.
Euron Greyjoy potrebbe unire le proprie forze con Cersei, così come
Jaime sarà probabilmente costretto a prendere decisioni che lo
porteranno a far del male a qualcuno che ama, o ad essere ucciso per
amore. Il viaggio di Arya verso Grande Inverno è tra le aspettative
più consolidate, mentre risulta impossibile non vedere al futuro
della Barriera come ad un nefasto destino che potrebbero
rappresentare la fine per i Guardiani della notte.
La sessantottesima edizione degli Emmy Awards non ha che confermato quello che la sesta stagione aveva già lasciato
intendere. I riconoscimenti istituzionali sono arrivati in ritardo
rispetto alle reazioni del pubblico, da quelle divenute virali nei
momenti di maggiore pathos ai commenti che ognuno tiene per
sé, sotto il cuscino del divano. Il gradimento del pubblico, sotto
ogni sua forma, ha aiutato Game of Thrones e la sua famiglia a
crescere e a diventare un prodotto televisivo in grado di sposare
successo e qualità, dando vita ad un'epopea visuale e narrativa alla cui conclusione faticheremo veramente ad abituarci.
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