Anche
la sesta stagione di American Horror Story è finita e per questo
motivo più di una lacrimuccia ci solcano il viso. Non sono però
solo lacrime di malinconia, ma anche di pura e primordiale
commozione. Ci troviamo probabilmente di fronte all'episodio finale
più bello dell'intera serie.
Attenzione:
Spoiler!
In
quest'ultimo episodio, i consueti contrasti di Roanoke si fanno
sentire più forti che mai, diventando il vero motore della serie.
Ciò che è vero si scontra con ciò che è falso; la realtà si
scontra con la finzione; la vita e l'amore si scontrano con la morte
e con l'odio. Tutto questo implode magistralmente, risolvendo fino
all'ultima questione. I temi principali, com'era prevedibile,
risultano avere come protagonista Lee. Lei è l'eroina, la
superstite, l'assassina, la vittima e soprattutto la madre. Tutti i
personaggi di questa puntata ruotano attorno a lei: Flora, Lana
Winters, Lot Polk, Priscilla e i nuovi personaggi, come la fan che le
regala un magnifico disegno o la troupe di Spirit Chasers.
Dall'inizio della stagione, Lee ha continuato ad essere sempre più
presente e ora, in questo episodio finale, ha messo la sua firma su
tutto ciò che riguarda Roanoke; in particolare, lo sviluppo di
questa puntata è basato sul rapporto tra Lee e sua figlia. Il
momento di tensione che ferma questo flusso tematico è quello di Lot
Polk, intenzionato ad uccidere la donna per vendicare la famiglia.
Anche qui, il contrasto lo si nota per i due mondi completamente
diversi che entrano in contatto: il mondo dei Polk, che fino ad ora
sembrava tanto strano quanto distante, e il mondo in cui viviamo.
La
realtà fa a pugni con la finzione, com'è spesso già accaduto dal
sesto episodio in poi; ma qui i sentimenti suscitati sono ben altri.
La puntata si apre con un favoloso incontro tra fan da tutto il mondo
e gli attori e i soggetti di My Roanoke Nightmare. La felicità, il
delirio dei fan, i goliardici battibecchi e battute tra i
protagonisti della serie non ci rendono felici, ma malinconici;
vorremmo quasi dire a tutti i presenti di concludere la serata, di
andare a casa e di dimenticarsi del loro amaro successo. A causa di
questo spettacolare flashback, per la prima volta il contrasto tra
realtà e finzione ci fa sentire impotenti e affranti. Come iniziare
meglio l'ultima puntata di una stagione?
Il
vero si scontra con il falso. Lee viene giudicata non colpevole e il
motivo ci viene mostrato. L'accusa e la difesa si basano su un fatto
vero: Flora ha visto la madre uccidere Mason mentre lei era nascosta
in compagnia di Priscilla. Ed ecco che entra prepotentemente in
scena, nell'exploit del vero, proprio il falso: Priscilla è un
fantasma, ergo la credibilità di Flora crolla. Fantastico lo sguardo
di Adina Porter (Lee) che lascia trasparire sia la felicità per
l'efficacia della difesa sia l'amarezza per la consapevolezza della
veridicità delle parole della figlia.
La
vita e l'amore si scontrano con la morte e l'odio. Ecco due esempi
leggermente differenti all'interno dell'episodio. Durante
l'intervista di Lana Winters a Lee, l'amore per la vita è
l'argomento che sta alla base del dialogo perchè accomuna l'intera
vicenda della protagonista e la passata storia di Lana con Bloody
Face. Contemporaneamente alla notizia sconcertante della scomparsa di
Flora, degli spari precedono l'entrata in scena di Lot Polk, che
porta un enorme e tangibile carico di odio e morte. Altro esempio, il
più importante e chiave dell'intero episodio, è la scelta
conclusiva di Lee. Flora odia sua madre per aver ucciso Mason e per
il fatto di voler separarla da Priscilla. Quest'ultima non dovrà
cadere nelle mani della Macellaia, dovrà essere protetta. Perciò,
Lee si sacrifica per la figlia, la quale finalmente capisce l'amore
che sua mamma prova per lei. Di non poco conto è il sorriso di Flora
rivolto alla madre che ha già lasciato il mondo dei vivi. L'amore ha
vinto sull'odio. Questo punto è fondamentale, tanto che per la prima
volta assistiamo ad un vero momento intimo e sincero, lontano dalle
consuete telecamere, qualcosa che ha finalmente raggiunto la più
pura rappresentazione dei sentimenti umani, velati e nascosti
dall'inizio della stagione per sfuggire all'occhio insensibile della
videocamera.
La
finzione nella finzione. Questa fantastica costruzione metateatrale
conclude in maniera eccelsa il sesto ciclo di puntate. “Arrivederci
alla prossima stagione”, sia di Roanoke, sia di American Horror
Story: un messaggio che racchiude in sé tutto lo spirito e le
fondamenta di AHS: Roanoke. Questa è stata una stagione atipica
sotto svariati punti di vista. Quello che però sorprende
particolarmente è la capacità degli autori di rendere non solo
brillante ma anche innovativa una storia basata su un argomento già
visto, quello della casa infestata, portandolo in secondo piano in
confronto al sottogenere della stagione, un doppio mockumentary che
più volte si scontra con la realtà, in maniera evidente e
“dichiarata” soprattutto alla fine, con la frase succitata e con
la quale mi sento quasi in dovere di chiudere la recensione:
arrivederci alla prossima stagione.
Un saluto alle affiliate:
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