SPOILER ALERT: VI CONSIGLIAMO DI LEGGERE LA RECENSIONE SOLTANTO SE AVETE VISTO LA SERIE!!!
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Lo scorso Aprile debuttò negli Stati Uniti una delle serie più attese del palinsesto HBO di quest'anno, anche per via della sua controversissima natura. Stiamo parlando di The Sympathizer, adattamento dell'omonimo romanzo premio Pulitzer di Viet Thanh Nguyen creato da Park Chan-Wook, noto regista di molti film, fra cui Oldboy, e Don McKellar, attore che a volte si mette anche a fare il regista e lo sceneggiatore e co-prodotta da A24, casa di produzione che si sta facendo decisamente notare. Il risultato finale è una miniserie piuttosto particolare, che parla di un periodo storico già noto ai più, ma da un diverso e inaspettato punto di vista, permettendo anche di capire un lato di quel periodo a cui non si sarebbe mai pensato.
EPISODI
- 1x01: Death Wish (Diretto da Park Chan-Wook, scritto da Park Chan-Wook e Don McKellar)
- 1x02: Good Little Asian (Diretto da Park Chan-Wook, scritto da Park Chan-Wook, Don McKellar e Naomi Iizuka)
- 1x03: Love it or Leave it (Diretto da Park Chan-Wook, scritto da Park Chan-Wook, Don McKellar e Mark Richard)
- 1x04: Give Us Some Good Lines (Diretto da Fernando Meirelles, scritto da Park Chan-Wook e Don McKellar)
- 1x05: All for One (Diretto da Marc Munden, scritto da Park Chan-Wook, Don McKellar e Maegan Houang)
- 1x06: The Oriental Mode of Destruction (Diretto da Marc Munden, scritto da Park Chan-Wook, Don McKellar e Anchuli Felicia King)
- 1x07: Endings Are Hard, Aren't They? (Diretto da Marc Munden, scritto da Park Chan-Wook e Don McKellar)
"In America it is called The Vietnam War. In Vietnam, it is called The American War."
La miniserie si distingue sin dai suoi primi minuti, presentando un periodo storico purtroppo noto e raccontandolo dal punto di vista delle vittime degli eventi in esso accaduti, senza lasciare nulla al caso. Il primo episodio apre proprio con la distinzione fra come gli Americani definiscono il conflitto in Vietnam e di come i Vietnamiti, le vere vittime di tale periodo, percepivano la presenza americana nel loro paese. Con una struttura narrativa molto particolare, che alterna fasi dove il protagonista riviveva quanto gli era avvenuto prima di venire catturato e momenti in cui si confronta con i propri carcerieri in merito a quanto sta raccontando, con dei salti temporali molto ben azzeccati e momenti grotteschi che funzionano molto bene. E da qui che la storia parte, con questo Capitano, interpretato da Hoa Xuande, che diventa una spia per i comunisti vietnamiti, i quali lo hanno mandato sotto copertura nella polizia del Vietnam meridionale per raccogliere informazioni sulle azioni americane e non solo. Durante questa sua operazione lui entrerà in contatto con Claude, interpretato da uno straordinario Robert Downey Jr., un agente della CIA invitato per aiutare il Generale delle forze vietnamite del Sud. E così, per una serie di circostanze, il capitano finisce negli Stati Uniti, dove assiste in prima persona alla realtà sociale della nazione che aveva attaccato il suo paese, dando modo al pubblico di carpire tutte le contraddizioni della società americana, rappresentati con elementi come gli atteggiamenti di razzismo implicito verso gli asiatici, anche quelli per metà occidentali, come il Capitano, e il ribaltamento degli stereotipi riguardanti gli Americani e in questo senso va ricordato il quarto episodio, dove in pratica viene smontata l'americanità della maggior parte dei film di guerra ambientati in Vietnam, all'interno dei quali la violenza veniva servita spesso e volentieri in maniera molto gratuita, dando alla serie una componente metanarrativa da non trascurare. E a questo scopo va menzionato l'elemento più rilevante della serie, ovvero Robert Downey Jr., il quale, oltre ad interpretare Claude, interpreta altri quattro personaggi diversi, sia per l'aspetto, che per i
comportamenti, che rappresentano, in un modo o nell'altro, l'americanità nella peggior forma possibile, con tutte le sfumature del caso. E una serie così sfaccettata non poteva non avere personaggi ben scritti e caratterizzati, come lo stesso Capitano, che si ritrova in conflitto fra il suo dovere come spia e il suo vero essere, e i vari personaggi di Downey Jr., ma anche il Generale di Toan Le, il Bốn di Fred Nguyen Khan, la Sofia Mori di Sandra Oh e i pazzeschi cameo di David Duchovny e John Cho. Insomma The Sympathizer è una serie atipica, che merita almeno una visione per poter essere apprezzata e che parla con toni non del tutto semplici, ma per questo non respingenti, e che avrebbe meritato un po' più di spazio alle premiazioni, con una sola nomination agli ultimi Emmy per Robert Downey Jr. come miglior attore protagonista (e ci mancherebbe), e da questo si potrebbe pensare che questa serie sia stata messa un po' da parte, il che è un grosso peccato.
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