Premessa: Chiedo scusa a tutti
per il ritardo con cui pubblichiamo il recap - e vi ringraziamo per avercelo
richiesto in tanti - ma dovete sapere che nel momento in cui ho cliccato su
pubblica, ben due settimane piene fa, un bug - che non ho ancora capito - di
Blogger mi ha cancellato tutto, oltre due settimane di lavoro con testo, gif,
video e chi più ne ha più ne metta, (ormai chi viene a trovarci sa come
lavoriamo), quindi, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per rifiuto nei
confronti della piattaforma, mi ritrovo a rifare tutto ora. Il recap andrà in
onda in forma ridotta perché al 25 di settembre è abbastanza inutile riprendere
tutto ma speriamo che apprezzerete almeno l’impegno! Il recap della parte 18,
invece, per fortuna è salvo, per cui troverete la sua versione completa a
breve. Ciò detto, aspettatevi tanti approfondimenti a venire che di argomenti
da affrontare ce ne sono a bizzeffe (fateci domande, proponete le vostre
teorie!) e un rewatch dell’intera stagione tre, anche per rivalutare certi
punti, è doveroso. Più tutte le varie news e curiosità su Twin Peaks, David
Lynch e dintorni (TvLine dice che annunceranno il rinnovo il 6 ottobre, ci
crediamo? Di sicuro ci SPERIAMO) che cerchiamo di non farvi mai mancare, perciò
preparatevi un damn good coffee e una cherry pie e iscrivetevi alla newsletter
o alla pagina Facebook o al
nostro gruppo o al profilo Twitter, così non vi perderete nulla.
Questo pippone di premessa
serve anche ad invitare le persone che non sono in pari con la stagione 3 a non
proseguire nella lettura, che per loro sarà piena di spoiler. Per tutti gli
altri: let’s rock!
“Non credo che la gente accetti
il fatto che la vita non ha senso. Penso che questo metta le persone molto a
disagio. Sembra che le religioni e i miti siano stati creati per combattere
questo, per cercare di darle un senso.” – David Lynch
In molti se la sono presa o si
sono sentiti traditi da quello che inizialmente è stato creduto come il finale
definitivo di Twin Peaks, ma noi pensiamo – oltre al fatto che non finirà
realmente così – che potrebbe essere comunque un’ottima conclusione del
percorso di una storia che ruota DICHIARATAMENTE attorno a se stessa e che
forse l’intento sia quello di trasmettere un disagio e un senso di frustrazione
che fanno parte della vita stessa. Cooper pensava che tornando indietro nel
tempo e impedendo a Laura di venire uccisa si sarebbe risolto tutto? Si
sbagliava, perché l’universo trova il modo di risistemare se stesso
parafrasando Walter Bishop, e gli scienziati stessi ci dicono che alterando una
linea temporale se ne crea per forza un’altra in cui comunque avviene, anche se
con dettagli diversi, quello che doveva avvenire in ogni caso. Perciò Laura non
è morta nel 1989 ma si è venuta a creare Carrie, la cui vita è altrettanto
circondata dalla morte (anche se lei è l’assassina e non la vittima poco
cambia) e vive una vita triste, sbagliata e che la porta al gesto estremo di uccidere
il compagno. Permane, inoltre, la presenza – che forse non sarà mai possibile
sconfiggere? – della sua antitesi Judy. Anche se questo capolavoro Lynchano
dovesse essere giunto al capolinea uno spiraglio di speranza resta perché Laura
is the one, quindi la chiave per liberarci dal male. Anche se non dovessimo
vederlo realizzato, il nostro sogno, perché alla fine è di questo che stiamo
parlando, ha ragione di esistere. Non dobbiamo mai perdere la speranza, mai
rassegnarci, anche se al momento non sappiamo nemmeno in che anno siamo.
Attraverso le parole del suo
alter ego Gordon, Lynch ci rende noto che dove serve non si è rammollito e, al
di là della battuta a sfondo sessuale, possiamo leggerci un messaggio verso i
suoi detrattori artistici: lui c’è ancora e l’ha ampiamente dimostrato.
Probabilmente non prenderà mai l’Oscar alla carriera ma le standing ovations a
Cannes non gli verranno mai negate. Tantomeno l’affetto e la stima dei veri
fans.
Gordon, dicevamo, apre per
l’ultima volta le danze con uno dei suoi ormai tipici spiegoni, forse l’unica
cosa che noi non abbiamo apprezzato appieno perché ci piace il Lynch che lascia
intuire senza scandire, ma capiamo il compromesso con il pubblico un po’ meno
attento. Per 25 anni Cole ha tenuto un enorme segreto col suo collega e amico
Albert (che purtroppo non rivedremo più in ogni caso, salvo materiale di
repertorio più o meno rielaborato) e finalmente si sente libero di renderlo
noto, coinvolgendo anche Tammy, l’ultimo elemento del Blue Rose Project. Il
maggiore Briggs aveva parlato a tutti loro dell’entità nota come Jow-day/Judy e
lui e gli altri colleghi che li hanno preceduti hanno iniziato a cercarla e uno
per un uno sono scomparsi. Cooper aveva chiesto di essere salvato (“I’m trying
to kill two birds with one stone”) qualora gli fosse capitata la stessa sorte e
Gordon, com’era prevedile, non è restato con le mani in mano ma, grazie anche
al coinvolgimento di Ray, ha ingannato Mr. C, aiutando, di fatto, il ritorno
del vero Cooper, che però solo ora scopre corrispondere al Douglas Jones che
stavano cercando.
Da una parte abbiamo Dale che
sta tornando a Twin Peaks, così come i suoi colleghi, e dall’altra c’è il
doppio malvagio che pensa di aver finalmente trovato il modo di raggiungere
Judy (infatti si vede casa Palmer, dove c’è Sarah) ma viene intrappolato dal
Fireman, sotto lo sguardo compiaciuto del maggiore Briggs, per poi essere
prontamente spedito al dipartimento dello sceriffo di Twin Peaks, dove gli è
stato preparato un bello scherzetto.
Da notare come il cerchio
relativo alla cittadina si chiuda allo stesso modo in cui è stato aperto, cioè
grazie all’insostituibile aiuto di Andy. Se ancora qualcuno non l'avesse capito, non c’è nessun elemento affidato al caso ma tutto è calcolato al millimetro.
Qui
il Gigante gli affida il compito di portare ciascun personaggio al
giusto posto, per rimandare definitivamente il Cooper cattivo nella
Loggia Nera. La prima volta invece, è stato proprio grazie alla piccozza
di Andy che venne scoperto l’iconico simbolo che abbiamo sempre
interpretato come la rappresentazione di un gufo e che invece ora
sappiamo essere la terribile entità Jow-Day, facendo pronunciare
all’agente Cooper la frase "Non sappiamo dove ci condurrà ma siamo di
fronte ad un
posto both wonderful and strange”. Ed è da qui che la serie inizia
REALMENTE, non è più un semplice thriller su una brava ragazza uccisa
probabilmente dal solito maniaco sessuale. Ma
c’è di più dietro, molto di più. La mitologia di Twin Peaks, che
ha avuto origine dal sogno di Cooper, da un nano danzante e da una
figura inquietante accucciata ai piedi di un letto, prende effettiva
forma.
Dopo la morte di Mr. C -
stavolta i Woodsmen non sono arrivati in tempo perchè in effetti c’era molta
più strada da fare – ecco che da uno squarcio riaffiora il globo maligno
contente BOB, e a suon di pugni magici degni di una serie CW o Marvel, viene
sconfitto il più grande villain di sempre.
Addio Frank Silva, rimarrai nei
nostri incubi per l’eternità.
Lieto fine? Non ancora.
L’episodio vira un’altra volta e ci ritroviamo con un Dale da un lato e insieme
(nel momento in cui riconosce Diane) abbiamo un Cooper sovrapposto in bianco e
nero.
Dale informa tutti che da quel
momento le cose sarebbero cambiate e che “The past dictates the future”. Chiede
allo sceriffo di salutare Harry e lì Naido entra in panico. Si avvicina e nel
momento in cui le loro mani si congiungono O-DIAN si è ritrasformata in DIAN-E.
I due si baciano e solo in quel momento lei è sicura che si tratti del suo
Dale, e questo è il modo che avranno da quel momento in poi per riconoscersi,
(che cosa originale e romantica, no?). Lei si ricorda tutto e assieme notano
nell’orologio instabile che sono circa le 02.53.
A questo punto il Cooper
sovraimpresso intima “We live inside a dream”. Dale saluta e spera di rivedere
tutti, ma proprio tutti. Diventa tutto nero e strano e rimane solo il Cooper
sovraimpresso che poi cambia ancora nella camminata del terzetto Cooper, Diane,
Gordon che è già nella storia.
Restiamo ancora col faccione
sovraimpresso sino a quando i tre raggiungono la porta nel sotterraneo. Cooper
apre con la chiave 315 del Great Northern Hotel e si congeda, intraprendendo un
percorso che lo porta, assieme a Mike che stavolta è in carne ed ossa – e,
ovviamente, non parla in reverse - a sbloccare, attraverso la litania che
conosciamo bene (“Through the darkness of a future past, the magician longs to
see, one chance out between two worlds, IN CORO: fire walk with me!”), l’altro
lato/universo. Attraverso i boschi, raggiungono il convenience store, dove c’è
sempre il guardiano Jumping Man e in fondo Phillip Jeffries (MACCHINA, teiera
non lo dico più che il maestro si offende!) al quale chiede del 23 febbraio
1989 – sappiamo qual è il suo intento – e Jeffreys gli risponde “E’ qui che
troverai Judy, è questo che mi hai chiesto?” e gli manda una serie di simboli,
l’ultimo dei quali produce anche una pallina, che servirà assieme
all’ELETTRICITA’, (Mike lo sa) per creare un nuovo Dougie da rimandare alla
famiglia. E gli dice “Ci puoi andare adesso”. Infatti Dale va.
Piccola digressione: Dale dice
a Diane che si rivedranno “at the curtain call” che vuol dire sì quando si
chiudono le tende letteralmente, ma anche dietro al sipario, quando ormai lo
spettacolo è finito per tutti e restano solo loro due col loro disperato
tentativo di ritrovare Laura e salvare l’umanità (?) Salvo poi perdere se
stessi, diventare Richard e Linda, non trovarsi più a vicenda e ritrovare una
che sembra Laura ma in realtà è Carrie (Lo sguardo di Satana?) e - come se non
bastasse – Cooper non sa neanche in che anno è! Questo sì che è essere
veramente LOST, non solo in highways ma in tutti i sensi possibili!
Ancora su Diane: io dico che era stata intrappolata nella Mauve Zone da Mr. C in modo da non smascherarlo e soprattutto per non poter aiutare il vero Cooper ad uscire, invece lei, per quanto a gesti e con gli occhi tappati, lo riconosce, lo indirizza verso l’uscita giusta - e non quella che lo avrebbe ucciso - e che ha consentito al nostro di uscire dalla presa elettrica nel motel e “diventare” Dougie, dopo che lei stessa ha tirato la leva ed è stata a sua volta rispedita dal Fireman (salvandosi dalla temutissima Mother) che l’ha infine mandata al Jack Rabbit’s Palace dove è stata portata in salvo da Andy e compari. La prova? Il brutto involucro che la “ricopriva” torna nella Loggia Nera, sede dei doppleganger cattivi.
Aggiungo che anche Audrey è
stata intrappolata da Mr. C in una dimensione altra, vittima dei suoi stessi
sogni (su questo ci torniamo dopo) e si risveglia nel momento in cui Richard
muore. Non chiedetemi l’esatta connessione tra le due cose perché è una
questione simile a seme+capelli+elettricità=tulpa e perché magari non è il caso
di analizzare proprio tutto tutto.
“Close your eyes close your eyes
Breathe the air out there
We are free, we can be wide open
For you opened my eyes, to the beauty I see
We will pray, we will stay wide open
Don't analyse, don't analyse
Don't go that way, don't live that way
That would paralyse your evolution” - The Cranberries, “Analyse”
Siamo nel 23 febbraio del 1989
e tutto succede come abbiamo visto nel film “Fuoco Cammina con me”, tranne che
per il fatto che adesso Laura urla quando vede Cooper, quindi sembra anche una
reazione giustificata adesso.
Leo, Ronette e Jean sono lì che
la aspettano ma stavolta arriva Cooper, Laura dice di averlo visto in un sogno,
parte il Laura’s theme di Badalamenti e a noi le lacrime, Dale le tende la
mano, lei la prende e non va all’appuntamento, infatti il suo cadavere wrapped
in plastic sparisce e si torna al colore (nuova linea temporale).
“Dove stiamo andando?" Chiede
lei e lui risponde: “Stiamo andando a casa” (Dorothy). Pete va tranquillamente
a pescare e non trova nessun cadavere.
La storia di Twin Peaks ora
sarà molto diversa, alzi la mano chi vorrebbe vedere in che modo. Forse BOB
semplicemente sposta le sue attenzioni su un’altra vittima e alla fine non cambierà
poi tanto per il resto della popolazione? Ne parleremo per almeno altri 25 anni
perché il cast non può tornare giovane (o vivo in molti casi) per cui nel
prosieguo vedremo altro.
La scena si sposta sulle urla
strazianti di Sarah Palmer/Judy furiosa per la rinascita della sua
antitesi che si scaglia ferocemente contro il classico ritratto di Laura
reginetta di Twin Peaks, ma, per quanto si impegni, non riesce minimamente a
scalfirne l’immagine.
Torniamo a Cooper e Laura presi per mano sinché, coi suoni del grammofono e le urla di quando Laura è stata risucchiata via dalla Loggia Nera, la ragazza sparisce. E Cooper non capisce cosa sia successo.
Gli ultimi due minuti sono di Julee Cruise alla Roadhouse. Non entriamo nel merito della sua sterile polemica come non lo facemmo all’epoca di quella di Anderson. Ci sembra una giusta conclusione della penultima parte, sicuramente ha una valenza enorme essere l’artista che chiude la stagione, piuttosto che uno magari buttato nel mezzo e che non ha forti connessioni con la trama. Julee Cruise canta l’anima perduta di Laura, da ”Fire Walk With Me” sino alla sua conclusione. (Ricordiamoci che Laura poi non la vediamo più, quella che verrà in seguito è Carrie).
Ora, “We live inside a
dream” è il fulcro dell’intera stagione, proviamo a dare un’interpretazione.
Lynch e Frost sono esperti di religioni, miti, misticismo e sovrannaturale, lo
sappiamo bene. Non è certo un caso che l’altra citazione importante sia quella
affidata alla Bellucci, che riprende un aneddoto dell’Upanishad, ripreso in
lingua inglese dal filosofo Thomas Nagel:
“'Siamo come il ragno', disse il re. 'Intessiamo la nostra vita, e poi ci muoviamo attorno ad essa. Siamo come il sognatore che sogna e poi vive dentro il sogno'. E’ vero per l’intero universo. Ecco perché si dice 'Avendo creato la creazione il creatore vi ci entra'. E’ vero per noi, noi creiamo il nostro mondo e poi ci entriamo dentro. Viviamo nel mondo che noi stessi abbiamo creato."
Quindi chi è il sognatore? Soltanto Cooper che fa sogni premonitori – quello relativo alla ricomparsa di Jeffries, questo, in cui sa già come deve muoversi per salvare Laura? No, tutti viviamo dentro il sogno della vita che ci siamo costruiti. Loro hanno creato Twin Peaks ma noi ci siamo dentro tanto quanto, è il nostro sogno/incubo ad occhi aperti, così come lo è per tutti i personaggi che abbiamo visto. Laura ha la possibilità di costruirsi un sogno migliore ma non lo fa perché nessuno le ha insegnato come fare, perché lei non è a un livello superiore di coscienza come Cooper, come Lynch, Frost e la Lee stessi, così come non lo è la maggior parte di noi. Non è solo una questione di buttarsi sulla meditazione trascendentale e sulle arti vediche, tutti noi potremmo aspirare a un sogno migliore, a una vita migliore, cambiando i nostri piccoli gesti quotidiani, il nostro modo di approcciarci agli altri esseri viventi. Se Laura non cambia vita non si libererà mai di Judy. Se noi non siamo in grado di accettare il prossimo per quello che è, ad esempio, non potremo mai vivere una vita felice. “Fix your hearts or die”.
Adesso c’è il recap della parte 18, il cui merito va alla
nostra Cristina, perciò non scappate!
Come sempre, un saluto alle affiliate:
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