20 settembre 2017

VICTORIA - "My Eyes And Heart" Recensione dell'episodio 2x04 "The Sins Of The Father"

Un duetto cantato al pianoforte per dedicarsi un sostegno reciproco tra le note, quando non riescono più a fidarsi di loro stessi, quando proprio loro stessi si sentono fuori posto e impostori in un mondo che gli apparteneva.



“Tutto cambia, eccetto noi due” aveva detto Albert, un affermazione che ora sembra non appartenergli più, ma che invece si rivela l’unica verità inalterabile e ciò di cui hanno davvero bisogno. Persi, incapaci di riconoscersi, defraudati da un identità che dovranno ricostruire, Vittoria e Albert sono la forza l’uno dell’altro, un sostegno quando tutte le altre certezze crollano. Perché tutto cambia, anche loro due, ma non ciò che li lega, e il loro amore è ciò che li farà andare avanti e superare tutto.


“You are the peace
 The mild peace” 

Una canzone che dice più di molte parole, a inizio e a fine episodio, dove Vittoria e Albert si accompagnano in un conforto fatto di musica e note. La salvezza di Vittoria è anche quella di Albert alla fine. Hanno sempre dimostrato come tra loro bastino poche parole, e anche dove non riescono a capire la sofferenza dell’altro e i motivi del tormento, restano nel momento del bisogno, nel dirsi “ti amo”  con una canzone, perché se Vittoria fatica persino a suonare, lui la affiancherà cantando, e lei non lascerà Albert a suonare da solo una triste melodia.


"You are my longing 
And what stills it"

Il loro amore è la loro àncora in un episodio in cui le maschere sono sempre più fragili. L’io dei personaggi viene esposto facendoli sentire come impostori, quando invece è proprio l’onestà di ammettere i limiti, gli errori commessi e esporre le proprie paure a renderli meritevoli dei propri ruoli.


"I dedicate to you
Full of pleasure and pain
As a dwelling here
My eyes and heart.
My eyes and heart"

In questo episodio i personaggi vengono messi davanti alle loro debolezze, cullati in una malinconia, da cui dovranno trovare il coraggio di uscirne.
Vittoria per prima, si ritrova paralizzata in limbo ovattato, in un apatia per lei inusuale, intrappolata dalla paura, e dal demone della depressione che dilania il suo spirito, prima vitale e curioso. Disinteressata a tutto, impaurita nel fare anche solo un passo, sentendosi inadeguata in tutti i ruoli che dovrebbe ricoprire, Regina, madre, moglie. Il piccolo Albert, nuovo Principe Del Galles è nato, ma il parto è stato doloroso, difficile e ha lasciato Vittoria preda di una depressione post partum per cui nessuno è in grado di capirla, sottovalutata da tutti. 




Albert le è vicino ma non può comprendere ciò che accade nell’animo di sua moglie, lei stessa non sa spiegare e non vuole ammettere cosa succede dentro di lei, perché sarebbe come ammettere una sconfitta. 


Non riesce a legare col bambino, è distante anche dalla piccola Vicky, soffrendo e odiando la condizione che l’ha portata in quello stato, tutto questo allo stesso tempo la fa sentire una pessima madre, incapace di adorare quei bambini, cosa che a tutti sembra risultare facile. A tutto ciò si aggiunge anche la partenza di Albert, e Vittoria si ritrova quindi anche impossibilitata a poter accompagnare il marito ai funerali del padre.


Le tate si occupano dei bambini e la madre, la Duchessa di Kent, non riesce ad aiutare Vittoria, a capire il suo tormento, le sue paure, e la stessa Vittoria non riesce a trovare conforto nella madre, perché lei non ha mai avuto problemi ad amarla, da piccola voleva stare sempre con lei e questo fa sentire Vittoria ancora peggio. C’è affetto tra loro, le parole della madre non volevano ferirla, quanto piuttosto farle comprendere il suo amore, ma c’è anche una diversità che non sono in grado di colmare.
Ciò che poi fa soffrire di più Vittoria, è non riuscire a svolgere il suo lavoro, fatica a sovraintendere gli affari del regno, priva del consueto entusiasmo e della voglia di fare, vorrebbe essere solo lasciata a se stessa. Ma lei è la Regina e non può sottrarsi, soprattutto in assenza di Albert.


Sir Robert Peele, Paget e Drummond, sono stati molto bravi a gestire una Vittoria persa e fragile, o quantomeno lo hanno fatto al meglio delle loro possibilità con una delicatezza che dal Primo Ministro, uomo pratico e poco capace in genere di approcciarsi alla Regina, non mi sarei aspettata. Lord M, per lei non può più essere un faro nella tempesta, ma in questa occasione Robert Peele è riuscito a essere cauto e severo allo stesso tempo, forzando Vittoria a riprendere i suoi doveri, quando il suo paese aveva bisogno di lei. 


Ha preso tempo, con l’inaugurazione del tunnel del Tamigi, regalandole però una sorta di modellino che per un istante ha acceso di nuovo una luce nei suoi occhi e l’ha spinta a uscire per fare visita ai feriti e ai morti dell’esplosione nell’armeria della Torre di Londra. Un incontro che ha costretto Vittoria a uscire, a fare la prima apparizione pubblica e le ha permesso di superare un ostacolo insormontabile, rompendo la bolla in cui si era rinchiusa. E anche se è una visita breve, lo sforzo e la tragedia di quegli uomini, che riescono ad avere una buona parola per lei, la commuove. Robert Peele si scusa per averla forzata alla fine, ma oltre ad aver fatto del bene al regno, non so se si sia reso conto di aver aiutato molto anche la sua Regina, costringendola a fare un passo difficile e mettendola di fronte una realtà che non poteva essere ignorata.


Jenna Coleman, ormai non so più quanti complimenti farle, riesce sempre a portare sullo schermo una Vittoria tanto reale nelle sue fragilità, nei suoi sforzi, da renderla terribilmente umana, più simile a una persona che a un personaggio.

La sua sofferenza è piena di dignità 
Affronta un momento difficile dopo il parto, un argomento trattato con la giusta attenzione senza addentrarvisi eccessivamente o eccedere in scenate, ma con dignità, silenzi e sguardi, mostrando allo stesso tempo come una condizione simile fosse difficile da riconoscere e gestire, essendo una malattia sottovalutata e poco capita.
Un buco nero dal quale la Vittoria di Jenna Coleman deve riuscire a tirarsi fuori da sola, lo sforzo ultimo deve essere il suo, ma aiutata, da forse un inconsapevole Peele e da una diretta Duchessa di Buccleuch. Finora un personaggio colorito, ma marginale e spesso in contrasto con la Regina, si dimostra invece la persona che riesce meglio a comprendere lo sconforto di Vittoria. La rassicura sulla natura del suo tormento, è capitato a lei stessa e come Regina, è ancora più difficile gestire il suo malessere. Poche parole che toccano le giuste corde, facendo sentire Vittoria meno sola, confortandola sul fatto che se oggi è stato difficile uscire, domani sarà più facile perché il primo sforzo è stato fatto.

  



Ed è sempre lei, come ci aveva mostrato una clip, a capire quanto la mancanza di Dash possa aver influito sull’animo della Regina, regalandole un tenero cucciolo (Il sultano voleva regalarle una tigre, meno male che è intervenuta) che fa subito breccia nel cuore di Vittoria, facendo tornare nei suoi occhi una luce che si era spenta, rasserenandola al punto da regalarsi una risata cristallina di sincera gioia.




Un benessere che ha effetto anche nel suo ruolo di madre e Regina, gioca col nuovo cucciolo e la piccola Vicky nella nursery, e riesce persino a tenere in braccio il piccolo Albert, riconoscendo qualcosa di suo nel bambino, anzi riconoscendolo effettivamente come suo, in un momento tenero e familiare condiviso con la madre.


La scena alla fontana tra loro, aveva mostrato la sincera difficoltà della Duchessa nell’approcciarsi a sua figlia, cercando di farle capire quanto la amasse nel gesto di una carezza in cui però, alla fine ritrae la mano per paura di essere respinta. Un gesto d’affetto che si concretizza invece in questa scena tra madre figlia e nipote, nel primo momento in cui Vittoria, con l’animo più sereno, riesce a godersi suo figlio.
Emblematica, del conflitto che la divorava, e anche del concetto di depressione post partum secondo me, è la scena in cui si dirige di notte alla nursery spiando il piccolo dallo spiraglio della porta, quasi si sentisse un estranea senza il diritto di poterlo vedere, paralizzata dal fare un passo in più e entrare a prenderlo in braccio. 


Rappresenta il suo voler essere una buona madre e voler amare suo figlio ma senza riuscirci.



Albert stesso non è attanagliato da minori tormenti, il funerale del padre lo riporta a Coburgo, dove la tristezza della perdita si trasforma in disperazione di fronte alle rivelazioni dello zio Leopold, che distruggono le sue origini e la sua identità, facendo di lui una bugia e dei suoi figli, eredi illegittimi. 


Terrorizzato per il modo in cui potrebbero considerarlo se si dovesse venire a sapere, si rifiuta di condividere la sua sofferenza con Ernest e con Vittoria.
Un percorso uguale e allo stesso tempo contrario a quello della moglie, portando sia il personaggio, che Tom Huges, su strade ancora non “battute”, che donano spessore al personaggio, causandogli un tormento interiore dal quale non potrà liberarsi tanto presto, ma che allo stesso tempo lo portano a vedere ciò che accade da un diverso punto di vista, come la questione di Miss Skerrett. Dove prima era più rigido e inflessibile, Albert impara a muoversi in una zona più grigia, non sentendosi più detentore di un onestà e una verità che ritiene di aver perso, in seguito alla rivelazione di Leopold.


Una scelta basata su voci e sospetti che circolano tra gli storici, qualcosa che non può essere provato e pare inverosimile, ma allo stesso tempo possibile. L’infedeltà del padre di Albert e l’infelicità della madre, Louise, sono verità e dati storici, e che anche lei stessa possa essere stata infedele è probabile anche se impossibile da provare.
Un rischio creativo abbastanza coraggioso, soprattutto nel scegliere Leopold come possibile padre e seme del dubbio, ma che narrativamente funziona e da un valore aggiunto, scalfendo una corazza, che Albert prova a ricrearsi rubandola a un’armatura e che lo faceva considerare infallibile.


“So che se la caverà benissimo” dice una sconfortata Vittoria, ancora una volta sentendosi meno, di fronte a una stabilità di Albert, sicura che se lei soffrirà la sua mancanza in ogni modo possibile. Per poi sorprendersi nel vederlo tornare sconvolto, e lui tanto amante del progresso, disinteressato all’inaugurazione del tunnel sotto al Tamigi.


Albert ha bisogno di lei più che mai, ma non può rivelarle il segreto che lo uccide e questo probabilmente li allontanerà in qualche modo, almeno finché non deciderà di confidarsi con lei.


Coburgo ci viene presentata coma una realtà più fredda, priva di colore, Albert e Ernest non sanno come gestire un lutto che non causa dolore quanto dovrebbe, anzi, vista la natura del padre, è più una liberazione. Turbati soltanto dalla realizzazione di essere rimasti soli, la luce fredda e gelida di Coburgo riflette quello che era l’effettivo clima familiare e la difficoltà di vivere un lutto che dovrebbe essere devastante, ma poco sentito.


Ernest sempre bellissimo e malinconico, si ritrova a gestire una pretendente anche fin troppo antipatica, lontano da Londra, ma ancora imprigionato in un amore mai dimenticato, aggrappato a una ciocca di capelli, conservata con tanta cura, in un parallelismo molto bello, che stacca su un altrettanto triste Harriet, intenta a giocare coi suoi capelli che fanno da collegamento in filo simbolico che li lega.


VICTORIA - "La Regina è pronta a far sentire di nuovo la sua voce" Recensione dell'episodio 2x01 "A Soldier's Daughter"

I downstairs sono stati molto presenti in questa puntata, soprattutto nei personaggi di Miss Skerrett e Francatelli.
La notizia della faccenda del ragazzino è arrivata ai giornali a causa della bocca grande di Eliza che ha venduto la notizia, e Albert vuole che il colpevole sia trovato a tutti i costi.
Questa vicenda ha svelato il segreto che Nancy portava con sé dal primo episodio della prima stagione, le anticipazioni ce lo avevano fatto prevedere, e non soltanto perché narrativamente era ormai ora di rivelarlo, ma anche a causa della natura gentile di Miss Skerrett, intrappolata in una bugia da cui si è finalmente liberata, Nancy si dimostra sempre di più un personaggio ben scritto di cui riusciamo chiaramente a prevedere le decisioni, tanto da sapere che, se Francatelli fosse stato nei guai a causa di un suo errore, lei avrebbe sacrificato tutto, dicendo la verità, così come ha fatto.


Meno cristallino e più misterioso è invece Francatelli. Le indagini da poliziotto cattivo della Baronessa sono state divertenti, ma mettono in luce un suo strano comportamento insieme a tutti quegli oggetti costosi, che mi fanno pensare nasconda qualcosa di ben più grosso di una fuga di notizie dal palazzo.
In compenso, lui e Nancy sembrano sulla buona strada per tornare a essere buoni amici, e quando ha sussurrato il suo vero nome, è riapparso quel legame confidenziale che avevano nelle prime stagioni.


Eppur mi han fatto naufragare la ship tra Drummond e Alfred, sempre più vicini, in un rapporto fatto di sguardi silenziosi e mezzi sorrisi, spero che il tutto abbia una risoluzione felice. I nostri cuori sono ancora in lutto per Lord M, e non possiamo sopportare un altro colpo.



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