E' una serie che lascia lo spettatore senza parole. Fateci caso...per gran parte delle puntate guardate le scene senza fiatare e quasi cercate di trovare aria per riprendere a respirare.
A me succede in questo modo solo con Homeland.
In questi due episodi ho trattenuto il respiro varie volte e spesso stavo per crollare.
Homeland crea una dimensione in cui lo spettatore viene proiettato nel telefilm quasi fosse una comparsa che osserva tutto e sente il dolore, la rabbia ecc.
Avevo paura per questa quarta stagione. Manca Brody, mancano Brody e Carrie ma fatemi dire che sono stati due episodi spettacolari, senza errori e senza nulla di meno a molti altri passati.
Mi manca Brody, mi manca da impazzire ma trovo dolorosamente geniale come lui ancora sia una presenza importante, nonostante non sia stato citato molto.
Iniziamo parlando del primo episodio "The Drone Queen".
Vediamo tre luoghi diversi che riescono a congiungersi con un montaggio veramente coerente e intelligente.
Kabul, Afghanistan. Carrie diventa un vero capo. E' la "drone queen" per eccellenza. Già da questo episodio si vede come tenta di scappare da sua figlia, dalla figlia di Brody, Franny. Ha lasciato sua figlia a Maggie, la sorella, pensando di non esser in grado di affrontare certe responsabilità. Non trova la forze di esser madre ma riesce ad esser un buon capo.
E' una bomba e la vediamo cambiata. Decisa. Non spietata ma non ci pensa due volte a lanciare quella bomba. Agisce pensando a cosa sia giusto. Ancora una volta c'è un nemico, Haqqani, da affrontare e non ci sono mezze misure. Purtroppo in una guerra del genere, l'opinione pubblica detta le regole del gioco.
Era un matrimonio. La bomba è caduta mentre si celebrava una festa e ha ucciso persone innocenti. Non erano kamikaze che si sono fatti uccidere per un disegno più grande. E' stato un errore che costerà alle organizzazioni americane più di quanto pensino.
Il nemico più grande è la rabbia di un popolo.
Vediamo una Carrie reagire in modo diverso da come avrebbe fatto tempo fa. Si nota molto nello scontro verbale con chi ha eseguito gli orditi dati da lei, JG, che definisce tutti dei mostri.
E' molto in linea con quello che rappresenta Aayan in Pakistan. Uno dei pochi sopravvissuti, nipote di Haqqani, è la coscienza giusta.
Giusto e sbagliato hanno sempre creato scontri in Homeland e anche qui.
Aayan dice che far agli americani lo stesso torto non serve a nulla. Sono molto curiosa riguardo questo nuovo personaggio perchè è un equilibrio che tende prima da una parte poi dall'altra.
Purtroppo non tutti la pensano come lui. Il suo amico Rahim ha deciso di agire e diffondere il video del matrimonio bombardato. Un picciolo incipit ha creato qualcosa di grande: rabbia.
Quando Carrie arriva nell'ambasciata del Pakistan da Quinn e Sandy...qualcosa va storto.
La persona che Sandy chiama X penso sia la chiave di un grande disegno.
La scena dell'uccisione di Sandy è stata una dolorosa perfetta visione di come qualcosa di finto, come un telefilm, rispecchi perfettamente la realtà.
I telegiornali spesso non riportano quanto la violenza della guerra possa essere diffusa, per non mettere in cattiva luce gli Stati. La guerra è violenza. Psicologica e fisica.
Sotto qualsiasi forma questa guerra non è mai finita dal 2001, forse iniziata anche prima per molti aspetti. Saul ha ragione e il suo allontanamento da quell'ambiente professionale è comprensibile.
La puntata si conclude con Quinn che metabolizza l'accaduto. Il sangue, la violenza, la rabbia, gli errori e l'orrore. Peter non è un personaggio passivo e vediamo come si scontra senza se e senza ma con Carrie. Non è accondiscendente e non vuole essere una marionetta senza emozioni nelle mani della CIA.
In "Trylon and Perisphere" ci sono le reazioni al passato e presente. Carrie e Quinn vengono richiamati in USA.
Quinn non è pronto a ripiombare nella routine quotidiana e neanche a lasciar scomparire la rabbia.
Si accanisce con dei ragazzi perchè prendono in giro la ragazza rossa in carne quasi uccidendoli. Si ferma anche se in preda alla furia.
Carrie torna a casa, costretta e impaurita. Maggie la convince a trascorrere la giornata con Franny e sembra andar bene all'inizio.
Carrie non si sente adatta ad essere una mamma...ma più grave è che non si sente tale.
La scena in cui porta la bimba a vedere casa Brody mi ha distrutta. Le parole che ha detto, le espressioni che ha usato e le lacrime che ha versato hanno fermato il tempo e lo spazio.
Ancora di più la scena seguente.
Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla bravura di Claire Danes...beh ha veramente dei problemi seri.
Non so come qualsiasi attrice possa interpretare in questo modo una scena così cruda. Si è fermato tutto. Non riuscivo a respirare e Claire riesce ad annullarsi completamente, facendo emergere ogni sfumatura di Carrie in ogni singolo gesto, sguardo e anche mimica facciale.
Non si tratta di metodo Stanislavskij e simili. E' pura bravura e talento. Non possiamo chiedere un'interpretazione migliore di quella che ci ha regalato in queste due puntate.
Dalla Carrie fredda, a quella impaurita...dalla leader all'insicura...dalla arrendevole alla combattente.
Così ci hanno lasciati, con Carrie pronta a ritornare sul campo e capire cosa c'è dietro l'apparenza. Probabilmente chiederà più di un solo aiuto a Saul e a Quinn, sempre pronto a difenderla. Il rapporto fra i due trasmette un'amicizia senza limiti e tabù.
C'è chi storcerà il naso sapendo che il motivo principale è per fuggire dalle sue responsabilità.
Inizia con il dire "We'll be fine" a Maggie e finisce con "I'll be fine".
Carrie sa che stare con Franny procurerebbe un dolore ad entrambe irreversibile. Fugge. Scappa dal diventare e sentirsi una mamma.
Non sapevo cosa aspettarmi ma sicuramente non due episodi così belli. Sopra ogni aspettativa e sopra ogni livello di bellezza visiva.
Continuo a crede che Homeland sia un gioiello prezioso che mostra la realtà senza nascondersi dietro al patriottismo.
Cito questo commento per concludere:
"Actions that seem only selfish can often look selfless from the other side, no matter how warped that viewpoint is. Consider this: Homeland rarely utilizes point-of-view filmmaking, meant to place us literally inside a character’s head. But it does here. Carrie looks down at her baby. What would it be to be the mother of this child? And, then, as her daughter slips beneath the water, we switch to the infant’s point of view. What would it be to be the child of this mother? Homeland is all but daring us to identify with Carrie’s decision, to push our empathy so far it nearly snaps. And then it reminds us of the horrors present in her choice, lets us see how she might consider what she is doing to be somehow merciful.” —Libby Hill
di Dana Ghanoum
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