Vediamo cosa ne pensa una critica televisiva.
L'ultimo episodio di Outlander ci ha proposto un flashback particolare, nel quale un sadico tenta di violentare una donna ma non riesce ….ad eccitarsi.
La
vittima è sul letto, è stata già picchiata. All'improvviso fa qualcosa che non si è mai visto prima: si gira e ride in faccia al suo aguzzino. Lui la colpisce
per farla smettere, ma lei ride ancora.
I suoi occhi cadono sul membro
flaccido di lui, poi, risalgono di nuovo sul suo viso e la donna continua a dare sfogo
al suo divertimento. La risata è
isterica, forse, o disperata. Eppure funziona.
Squarcia il terrore della scena, negando l’energia sessuale;
lui si arrabbia sempre di più.
Dal flashback si passa a quattro anni dopo, a lei che ha un
marito, un figlio, un altro in arrivo.
E continua a ridere.
L’episodio “Lallybroch” non è sicuramente il migliore della
serie. E’ un capitolo inteso come un momento di calma nell’azione, per cui è
incentrato su flashback e storia. Gli autori hanno caratterizzato lo stupratore, Jack Randall (Tobias Menzies) come un sadico: finora, ha minacciato di stupro almeno tre dei
personaggi principali.
Ma quella scena è qualcosa di entusiasmante, è come niente
altro visto in tv.
E’ la realizzazione della frase, piuttosto famosa, attribuita a Margaret Atwood: “Gli uomini hanno paura che le donne ridano di
loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano”.
La rabbia di Randall e l’umiliazione per essere stato deriso sono i tratti principali di un personaggio incredibile, la caratterizzazione
maggiore che Outlander abbia mai realizzato, perché ha incentrato lo sguardo su una
psiche violenta.
La nudità maschile frontale è assente in tanti altri show e
la risata, nel mezzo di qualcosa così terribile, è espressione di potere,
richiamo ad un divertimento innocente, espressione personale di allegria.
A prescindere dal fatto che la serie sia perfetta o meno,
ciò che rende Outlander così convincente è il fatto che crea uno spazio per
momenti del genere. Donnelly e Menzies rendono al massimo una scena estremamente
difficile.
“Lallybroch”, scritto da Anne Kenney, inizia e finisce con
la minaccia di stupro.
Questo episodio è il primo in cui appare Jenny, che finora
conoscevamo come la donna per la quale Jamie era finito in galera.
Quando Jamie si riunisce a lei dopo quattro anni, presuppone
che il bambino che vede in giro sia il frutto di quel terribile evento e,
naturalmente, risponde nel modo più riduttivo e antipatico possibile, accusando
Jenny di essere la ruffiana di Randall. Dopo che Jenny gli racconta la storia,
Jamie rivela alla moglie che Randall aveva minacciato di violentarlo invece di
fustigarlo. Randall era disposto a violare Jamie in qualche modo.
Ad una prima occhiata, Outlander è una sorta di racconto
fantastico, quasi uno stereotipo femminile come sarebbe anche giusto che fosse,
visto che l’autrice dei libri è Diana Gabaldon e Claire Randall (Caitriona
Balfe) l’eroina femminile. Ma la forza dello show sta nel disfare quella
fantasia, nel rivelare sia ciò che è reale e cosa non lo è.
C’è sempre una costante minaccia di pericolo e per una donna
le minacce sono doppie: non solo malattie aggressive e l’esposizione agli agenti
atmosferici, ma anche il parto e la violenza sessuale diffusa al tempo e mai punita.
Outlander è diventata una serie incentrata sul corpo delle
donne e sulla loro lotta nell’esserne padrone. Per esempio: nell’episodio
“The Devil’s Mark”, si è svolto un vero processo alle streghe in cui lo scopo era punire due
donne troppo indipendenti; donne imprigionate e spinte verso la massa
brulicante di cittadini infuriati. Per la folla, Geillis e Claire sono corpi e
basta. Condannate a morte, vengono spogliate e portate via per essere bruciate al rogo.
La costante minaccia ai corpi femminili è lo stupro, un atto
ritenuto dagli uomini del tempo quasi come un loro diritto e contrastato da
altri non perché sia la violazione di una persona, ma perché è considerata la
violazione di una proprietà.
La vita di Claire nel 1743 è protetta dal matrimonio, nel
quale appartiene a qualcuno; perfino in quel matrimonio, però, Claire deve
lottare per il diritto al suo corpo.
Il mondo nel 1743 era costruito sul presupposto che le donne
non erano uguali agli uomini (e gli Scozzesi non erano uguali agli Inglesi, che
è, poi, l’altro filo narrativo di Outlander).
Tutto all’epoca giustificava la violenza al corpo delle
donne; Claire viene dal 1945, un’epoca molto diversa. E noi guardiamo la serie
nel 2015, un tempo ancor più diverso.
Lidia Lyn
http://www.salon.com/
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