PERSON OF INTEREST - Recensione 4x22 YHWH



Abbiamo visto YHWH almeno tre giorni fa, ma nonostante questo non siamo riuscite ad esprimere subito quello che abbiamo provato perché è un episodio indubbiamente difficile e complesso e, nel contempo, non del tutto riuscito.
 Non prosegua la lettura chi non vuole SPOILER.


 

 Vi ricordate la suggestiva ipotesi che avevamo fatto nella recensione precedente? Ecco, Nolan ha preso una direzione totalmente diversa e, per certi versi, inaspettata. Attualmente ancora non sappiamo se funzionerà nel suo intento di traghettarci verso la quinta stagione, considerato il fatto che al momento in cui scriviamo la CBS non si è ancora degnata di annunciare nulla di ufficiale riguardo alla questione rinnovo o cancellazione.
Siamo alla resa dei conti su tutti i due fronti.



La Macchina, ridotta al minimo delle sue forze, chiede aiuto a Root e ad Harold, per cercare di salvarsi. La giovane hacker è disposta a fare qualsiasi cosa e agisce per tutta la giornata seguendo letteralmente le sue direttive.

Come nello scorso episodio vi sono diversi filoni e non tutti sono riusciti bene.


Quello gestito peggio, duole doverlo dire, riguarda la nostra amata Control: ci può stare la sua cattura, beninteso. Sarebbe stato ridicolo che una super intelligenza come Samaritan non si fosse accorta di nulla.


Ma che Control stia lì con la pistola in mano per ¾ di episodio senza mettere in atto le sue minacce, interessata solo ad una supposta bomba, la fa apparire come la deficiente che non è. Cavolo ha la possibilità di far fuori Greer e si fa fregare come un’allocca senza mai sentire puzza di bruciato? Non ci siamo proprio.


La consolazione che ci resta su di lei è il sapere che è viva e conoscendola siamo certe che potrebbe anche riuscire a fuggire da un buco profondo ottanta metri.
Contrariamente a quanto si è visto non è affatto stupida ed è una donna dalle mille risorse, anche se purtroppo hanno decimato la sua squadra, in primis Grice, ucciso nel peggiore dei modi.



Altra vicenda costruita male è la morte dei due boss rivali, Elias e Dominic: su quest’ultimo non ce ne potrebbe fregare di meno. Il problema è uno solo: come avrebbe fatto Samaritan a capire che proprio in quel punto ci sarebbe stato l’incidente, provocato dagli scagnozzi di Elias per far fuggire quest’ultimo? Voi avete visto delle telecamere? Perché noi no.

Il sicario poi che spunta dal nulla va oltre la fantascienza più becera. Che poi perché non andare a far fuori i due mentre sono ancora nell’auto rovesciata e attendere, dopo quasi dieci minuti buoni, che siano fuori a litigare per strada? Ma come si fa? 

E’ un contro senso come scena: da una parte Samaritan sa il momento preciso, senza mezzi (dove sono le telecamere ripetiamo?) di quando i due hanno l’incidente e dall’altra non agisce nell’istante di massima vulnerabilità. Quindi abbiamo Samaritan onniscente ma idiota al tempo stesso.


Altro esempio di Samaritan al contempo idiota e onnisciente: per sopravvivere la Macchina ha escogitato un sistema geniale, ponendo delle cassette ad ogni palo della luce, cassette fornite da una fantomatica azienda Thornill. Quella A.I è talmente presa nella caccia della sua nemica, una caccia volta alla sua distruzione, che non si è nemmeno accorta di averla sotto il naso per tutto il tempo? Andiamo!

C’è chi sostiene che il titolo dell’episodio si riferisca a Samaritan. Ammettiamo che poco dopo la visione ci abbiamo pensato anche poi ma riflettendoci sopra, a mente lucida, abbiamo pensato che no, non è così.
E vi spieghiamo il motivo.

Samaritan sembra, in effetti, onniscente e onnipotente, ma lo è davvero?
Alcune delle scene sopracitate provano forse il contrario.
Inoltre ci sono altri fattori. La Macchina è umana, molto umana, ha deciso di stare vicino ai suoi, fino alla fine, affidandosi al suo team per sopravvivere. Sapete cosa significa YHWH? Il Signore, il dio vicino a noi.

Tra l’altro anche il suo infilarsi in tutti i pali della luce, in maniera invisibile, sa molto di Dio nascosto che veglia sulle sventure degli uomini, senza farsi notare.
Samaritan non è YHWH, ci sta provando ad esserlo è vero, ma non ha vinto e forse non può vincere perché continua a sottovalutare il suo nemico. 


Ed è forse questo il messaggio più affascinante del controverso finale di stagione: l’intelligenza artificiale che sembra la più debole, è forse la più forte, per la sua umanità e per il fatto che non si sopravvaluta mai, anzi, ha anche dei momenti di smarrimento totale, quando di fronte al “padre”, Harold, dichiara di temere di aver fallito.


E nel picco di umanità più alto, in una delle scene più belle e più emozionanti della stagione, la Macchina prima afferma: “Se ho fallito allora merito di morire” e, subito dopo, “Se non dovessi salvarmi: grazie per avermi creato.”


Altre cose da segnalare positivamente sono: il ritorno di Caleb, il giovane hacker salvato da Harold, che ha messo in piedi una sua azienda e che riconosce il suo debito regalandogli l’algoritmo che servirà nel processo di salvataggio della Macchina. “Non ho bisogno di spiegazioni, lei mi ha salvato la vita” afferma il giovane; il coraggio di Reese di schierarsi con i nostri, anche quando Finch gli chiede di andarsene, ma John gli fa capire chiaramente: “O ci salviamo tutti oppure moriamo tutti.” e non scordiamoci Fusco, l’ex poliziotto corrotto ha un altro momento di gloria quando riesce a catturare Dominic ed Elias, grazie alla sua prontezza di spirito. 

Personaggio di secondo piano, Fusco riesce sempre a ritagliarsi un ruolo non marginale e si spera che prima o poi capisca anche lui che esiste una Macchina dietro ai nostri.
Un altro particolare importante riguarda Elias: l’intramontabile boss di New York pare abbia più vite di un gatto visto che lo abbiamo visto muoversi dopo lo sparo che lo avrebbe ucciso e Plageman ha confermato che la sua vita è appesa ad un filo.

Come abbiamo affermato ad inizio articolo ancora non siamo certe di potervi dire se questo sarà un finale di stagione o di serie. La CBS ci sta tenendo con il fiato sospeso da tre mesi ormai e l’ultima scadenza sembrerebbe il 13 maggio prossimo, data degli Upfront.
Tutto può accadere a questo punto. Troppi gli interrogativi lasciati sospesi.


Ha davvero vinto Samaritan? Non ne siamo così convinte. La luce blu che si intravede uscire dalla valigetta in cui Harold e Root hanno salvato la coscienza della Macchina prova che quest’ultima è viva ed è pronta a risorgere. Se riusciremo ad avere la quinta stagione stavolta la guerra sarà ancora più spietata.




Recensione redatta da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli.
Non perdere neanche una notizia! Seguici su Facebook e Twitter.
Condividi su Google Plus

Articolo di Silvia Azzaroli

0 commenti: