BETTER CALL SAUL - Commento al finale di stagione 3x10 "Lantern"



Se c'è una cosa sulla quale Better Call Saul e la sua serie madre Breaking Bad differiscono nettamente sono i finali di stagione. Bisogna dire che questo non va in alcun modo a sfavore dello spinoff, bensì sottolinea e afferma la sua parziale indipendenza di cui abbiamo parlato nell'articolo della settimana scorsa. In tale occasione abbiamo riflettuto su come Better Call Saul sia riuscito, nonostante la consistente eredità di cui si è fatto carico, ad acquisire una propria identità, in parte autonoma e in parte, per sua natura, referenziale.

Giunti al season finale di un'incredibile terza stagione, non possiamo quindi non notare una differenza sostanziale con Breaking Bad. In Better Call Saul i finali non sono mai del tutto sorprendenti. Anzi, il più delle volte sono fortemente prevedibili. Questo, abbiamo detto, non è che un punto di forza della serie. Un prodotto fatto bene non necessita, infatti, di stupire e tenere gli occhi dello spettatore attaccati allo schermo per mezzo di esplosioni, morti improvvise e cliffhanger al limite della correttezza (alcuni sono ancora arrabbiati con The Walking Dead). Questa era più una peculiarità di Breaking Bad. Ricordiamo le celebri scene finali dell'uccisione di Gale da parte di Jesse al termine della terza stagione, ma anche l'emozionante scoperta di Hank nel mid season finale dell'ultima.

Better Call Saul ha un approccio con i season finale decisamente più soft. Questo può essere dovuto all'aspetto più pericoloso dello spinoff, ovvero la condivisione di informazioni della quale gli autori ci hanno reso partecipi nel momento in cui hanno deciso di inserire come protagonisti, antagonisti o co-protagonisti personaggi di cui, grazie a Breaking Bad, conosciamo già le sorti. I più sanno che il patto tra Mike e Gus rappresenta un punto di non ritorno per uno dei due, così come sappiamo benissimo che se Gus non avesse salvato la vita a Hector, non avremmo mai assistito all'ormai storico episodio face off (4x13) o a buona parte dei migliori episodi della serie madre in cui i Salamanca la fanno da padroni. Per sottrazione, non possiamo negare a noi stessi la certezza che la storia d'amore tra Kim e Jimmy non può finire bene, così come la scena di chiusura dell'ultimo episodio andato in onda potrebbe rappresentare l'ultima comparsa di Chuck McGill all'interno della serie.


La prevedibilità di alcuni eventi futuri è un dato che gli autori hanno bene a mente e non fanno che dimostrarlo ad ogni episodio, ad ogni stagione, con un'intelligenza narrativa ed una consapevolezza del mondo da loro creato che fanno sbiancare molto spinoff finiti male, proprio perché non in grado di svincolarsi quanto basta dalla serie di partenza, o perché non sufficientemente pensati da poter tener testa al suo predecessore. Nel primo caso ci viene in mente il compianto Angels (1999-2004) mentre nel secondo il recente Class (2016).

Better Call Saul può dunque permettersi la scommessa di non giocare tutte le sue carte sul sensazionalismo dei season finale e di contare invece unicamente sulle proprie forze. Per questo motivo l'episodio Lantern sta in piedi anche senza il personaggio interpretato da Jonathan Banks. La storyline di Mike interna a questa stagione si è infatti conclusa nel momento in cui il personaggio ha stretto la mano di Gustavo Fring. Dire qualcosa in più a riguardo avrebbe messo troppa carne al fuoco, per quanto parlare di fuoco ora appare eccessivamente fuori luogo e scopriremo presto perché.

L'atteso ritorno del personaggio di Gustavo Fring è stato poi all'altezza delle aspettative senza oscurare i veri protagonisti della serie. Le sue sporadiche comparse sono infatti servite ad arricchire le coordinate spazio temporali dell'universo creato da Vince Gilligan e Peter Gould e a portare avanti la storia di Mike e di Nacho, vera scoperta di quest'anno.


La cosa che più colpisce, è come tutto ciò che si ricollega in maniera diretta a Breaking Bad continui a svolgersi ai margini della serie di sfortunati eventi di James “Jimmy” McGill. I dieci episodi della stagione appena conclusa hanno infatti gettato le basi, in maniera più che esplicita, alla metamorfosi di Jimmy, il quale si avvicina sempre più a essere il Saul Goodman che tutti conosciamo. Il finale, tuttavia, ha mostrato un considerevole passo indietro rispetto a questa trasformazione. Anziché finire, l'amore tra Kim e Jimmy è pronto infatti a un nuovo capitolo, mentre Jimmy stesso, che nell'episodio precedente abbiamo visto rovinare il rapporto tra la dolce Irene e le sue amiche allo scopo di ricevere in fretta la propria parte di soldi, ha deciso di imparare per l'ennesima volta la lezione e fare la cosa giusta. L'eroico sacrificio col quale Scivolone Jimmy riunisce il gruppo di anziane signore parrebbe d'altra parte spiegare le origini della sua cattiva reputazione e il suo avvicinarsi ad una clientela decisamente meno pulita di quella del Sandpiper.

Cosa aspettarci dunque dalla prossima stagione? Il personaggio di Chuck, amato e odiato ma indiscutibilmente il più caratterizzato tra i protagonisti dello spinoff, potrebbe perire tra dell'incendio da egli stesso appiccato alla propria abitazione, riversando in uno stato di shock a seguito di una drastica ricaduta psichica; Nacho pagherà per quello che ha fatto a Hector, stentiamo a credere il contrario. In un modo o nell'altro il suo personaggio non comparirà in Breaking Bad, ma verrà menzionato da Saul nel suo primo incontro con Jessie Pinkman e Walter White. Approfondiremo questa chicca in un prossimo articolo su tutti i collegamenti tra Breaking Bad e Better Call Saul; un'altra cosa semi certa è che,stando alla dichiarazione degli autori, secondo i quali la serie non può permettersi di tirarla per le lunghe, potremmo scoprire molto presto il motivo della probabile separazione tra Kim e Jimmy, ultima goccia che farà traboccare il vaso e che lascerà spazio alla nascita dello studio legale, ma non troppo, “Better Call Saul”.

Gli orizzonti da esplorare potrebbero essere ancora molti, ma da spettatori non possiamo che augurarci che il futuro della serie continui su questa via. Tra i commenti della rete si legge che più che una serie Better Call Saul è un “film d'autore”. L'innocente errore di definizione è presto corretto, interrogandoci e riflettendo, come alcuni di noi avranno sicuramente fatto con serie come True Detective, se non sia il caso di cominciare a prendere in considerazione l'esistenza di una serialità d'autore, con tutte le dovute differenze con il termine che si riferisce invece al grande schermo. Il caso di Sense8, in questo senso, è sicuramente emblematico.

Alcuni studiosi già ne hanno parlato e molti ancora lo faranno. La cosa certa è che in tutto questo Better Call Saul, spinoff o meno, riuscirà a non passare inosservato.





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Articolo di Fabio Scala

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