TWIN PEAKS " Come into this cool forest, and make a cool thing with cool people" così Lynch ha chiesto a Eamon Farren di partecipare a Twin Peaks.




Sin dalla sua prima scena nella nuova serie di Twin Peaks, Richard Horne ha bucato lo schermo, coinvolto in una spirale di violenza che aumenta ad ogni sua scena come in un climax, lo abbiamo riconosciuto come temibile nella scena al Bang Bang Bar, quando minaccia di strangolare una ragazza, ci è stato mostrato insicuro, divorato dalla dipendenza dalla droga e da una rabbia incontrollabile quando investe un bambino in macchina, e nella sue ultime sequenze nell’episodio “Laura is the one” ci ha procurato  del disagio fisico nel constatare realmente quanto può essere violento, è instabile e imprevedibile nei suoi eccessi e pericoloso, attacca la nonna (Sylvia Horne) e la deruba, con una violenza feroce, creando una sequenza che i fan di Twin Peaks ricorderanno come una delle più disturbanti.
Non a caso era presente quell’orso e quella citazione ad Arancia Meccanica.

Nonostante il suo personaggio inquietante, Eamon Farren - attore australiano - è una persona gentile e alla mano, ed ha accettato di rilasciare un intervista a Vulture per parlare di Richard Horne, dei suoi scopi, e di come sia stato girare quelle scene violente.

Hey Eamon. Sono ancora terrorizzato dal decimo episodio, ma sono felice di poter parlare con te, comunque.

Ciao, Devon. (ride) Che bello. Grazie, per me è lo stesso.

Che effetto fa essere così temuto dall’intera community di Twin Peaks?

Penso che sia piuttosto fico, ed è anche un po’ un onore. Speravo di ottenere questa reazione mentre giravamo le scene, e penso che Lynch e io abbiamo ottenuto ciò che volevamo per il momento.

Prima di esaminare un po’ il tuo personaggio, puoi dirmi come sei entrato a far parte dello show? Avevi già conosciuto David Lynch prima?

Stavo facendo uno spettacolo in Australia, che si chiama “The Present”, in cui ho anche già recitato lo scorso anno con Cate Blanchett a Broadway . Eravamo a Sidney per i primi spettacoli. Eravamo quasi alla fine della stagione, ed era un Mercoledì di pausa tra gli spettacoli. Ho ricevuto un messaggio sul mio cellulare dalla mia agente che mi chiedeva di chiamarla immediatamente. Quando l’ho chiamata, sembrava un po’ confusa, ma mi ha detto che era stata contattata dalla squadra di Lynch, per chiederle se fossi disponibile e interessato, e, che se lo fossi stato, c’era una parte per me in Twin Peaks. È una telefonata piuttosto fica da ricevere! Ho detto subito di sì, ovviamente. Per quanto riguarda una precedente collaborazione, ho fatto un film con sua figlia, Jennifer Lynch, qualche anno fa, intitolato “Chained” con Vincent D’Onofrio. Non gliel’ho mai chiesto, ma penso che lui abbia visto il film e mi abbia notato.

Quindi non hai dovuto fare nessuna audizione? È una bella cosa.

Solo la telefonata. È stata una delle più bizzarre e fantastiche coincidenze che mi siano mai capitate. Di tanto in tanto, se tutto va bene, succedono cose così nella carriera delle persone, e io sono stato davvero, davvero felice di ricevere quella telefonata.

David ti ha dato una qualche indicazione su chi dovessi interpretare prima che rientrassi negli Stati Uniti?

Assolutamente nulla, in vero e proprio stile Lynch, ed è quello che mi piace. Ho avuto una breve telefonata con lui. Mi ha chiamato a casa, in Australia, la domenica della settimana prima che partissi. Mi ha chiesto se avessi delle domande, e io ho detto, “Sì, ho un sacco di domande, posso chiederti chi dovrò interpretare?” lui ha detto “No, amico, veramente no. Vieni qui, e entra in questa foresta fantastica a fare una cosa fortissima con persone fighissime”. Questo è tutto quello che avevo. Sono saltato su un aereo, la mattina dopo che avevamo finito “The Present”, e sono arrivato a Seattle, e abbiamo cominciato a girare.
In tutta la faccenda, perché abbiamo girato scene il giorno stesso, mi ci sono buttato senza sapere niente. È un modo davvero fantastico di lavorare, l’ho fatto e basta. Ho avuto una breve chiacchierata con Lynch riguardo piccole cose da non fare col personaggio, abbiamo più che altro parlato di noi e riso insieme. Mi sono fatto un idea di Richard dal copione. È tutto scritto su carta, davvero. Questa è la grande cosa di Lynch. La sceneggiatura è dettagliata. Non ho avuto molto da fare, a parte in un momento della giornata, ed è stata davvero una bellissima esperienza, mi ci sono immerso e ho vissuto il momento. In genere facevamo uno o due ciak per ogni scena, se c’è qualcuno di cui puoi fidarti a questo mondo, è proprio David Lynch.


Quando hai scoperto quanto fosse violento e intrinsecamente malvagio il tuo personaggio, hai dovuto riflettere per sapere se volevi essere il nuovo volto dell’orrore Lynchiano? Specialmente considerando che Richard, per ora, è stato violento soprattutto verso le donne?

Riconosco la sua violenza soprattutto verso le donne, e le sue azioni…non mi ha fermato, ma ero consapevole delle azioni e di cosa veniva fatto vedere al mondo. Ma ero completamente immerso nel progetto e nel personaggio perché penso che far parte della famiglia di Twin Peaks e della sua eredità sia un privilegio.  Ma c’è anche qualcosa che fa Lynch, che crea personaggi, tensione e circostanze, valide e necessarie per la storia. Ovviamente le scene e le azioni che compie Richard e che abbiamo visto nella storia sono brutali e orribili, ma penso che mostrarle nella loro malvagità, per la volontà di un mondo migliore, gloria (detto ironicamente) è molto importante perché fa andare avanti ciò che necessita di essere portato avanti per la trama.
Quindi, no, niente tregua per me. Volevo solo rappresentare al meglio e in maniera realistica questo tipo di persona e quel genere di azioni, così che possiamo detestare le sue azioni e Richard stesso quanto più vogliamo.

Qual è secondo te la motivazione primaria del comportamento deviato di Richard? Dopo la scena che hai girato con lo spacciatore interpretato da Balthazar Getty, sembra che Richard si arrabbi particolarmente nel sentirsi chiamare “Ragazzino”.

Il personaggio ha molte motivazioni. Lynch e io ne abbiamo discusso un po’, e Lynch si è anche fidato abbastanza di me da lasciarmi prendere delle decisioni quando ne è stato il caso. Lui non ha voluto rivelare da dove provenga esattamente il comportamento di Richard, e anche questo è stato abbastanza divertente, perché si aggiunge anche questo all’orrore per gli telespettatori. Non dobbiamo per forza sapere da dove proviene. Abbiamo semplicemente presentato questa persona traumatizzata, o arrabbiata, o sofferente, o tutte queste cose messe insieme, o forse (è solo) semplicemente pura e orribile malvagità. Io ho un'idea ben precisa sul da dove arrivi tutto questo, ma penso che sia importante tenerlo per me, soprattutto perché Lynch vorrebbe così, e anche perché dà la possibilità a ogni spettatore che conosce Richard, di immaginare e farsi una propria idea di quello che sta vedendo. È davvero molto più spaventoso non sapere da dove proviene. Questo aggiunge orrore al (personaggio di) Richard.


Lo vedi come un villain totale, o piuttosto come qualcuno traviato da istinti e decisioni impulsive? Come lo interpreti?

Deve essere qualcuno di impulsivo e sconsiderato, e pieno di rabbia e di traumi, che sia il suo trauma, o il trauma di qualcun altro. Infatti, le decisioni impulsive e affrettate lo rendono imprevedibile. Ecco come riesce a terrorizzare. È imprevedibile e nessuno può essere al sicuro in sua presenza. Non so neanche se sia consapevole di cosa fare o dove andare in seguito. È davvero spaventoso. Se mai incontrassimo persone che ci fanno paura nella vita, l’imprevedibilità è ciò che aumenta la paura. Comprendere e conoscere le altre persone ti mette a tuo agio, o almeno (ti dà) qualche altra comprensione sul da dove arrivino. Questo è ciò che di bello Lynch ha fatto per me. Non mi ha dato il tempo come attore di trovare un background specifico o il perché delle sue azioni. Il "perché" non era importante, erano il "cosa", il "come" e il "dove" sarebbe andato poi ad esserlo. Questo è ciò che fa di lui un cattivo Lynchano.


Per le scene in cui la violenza ci viene mostrata sullo schermo, come Richard che strangola sua nonna, e anche la ragazza al bar, dietro le quinte che indicazioni ti ha dato Lynch mentre giravate? I tuoi modi di fare erano predisposti, o hai avuto un po’ di spazio per poter sperimentare al momento e risultare ancora più spaventoso?

Lynch spiega tutto nel copione. Quasi tutto quello che vediamo è nel copione, anche le azioni fisiche. Ci sono poche cose che ho proposto a David che lui ha preso o no in considerazione. Come ho detto, di solito facevamo uno o due ciak, quindi sentivo la sua fiducia nel sapere che potevamo esplorare ciò che era nel copione. Avevo oltretutto fiducia nel sapere che se non avesse funzionato, potevamo sistemare le cose. Fisicamente, quello che Lynch ha fatto con Richard è stato mostrare sufficiente violenza per colpire lo spettatore e fargli capire che era davvero una minaccia fisica, ma stuzzicare allo stesso tempo per mantenere viva l’immaginazione. Con questi due aspetti bilanciati, diventa  più terrificante del tipico cattivo che si incontra di solito. Avvertiamo e vediamo la sua minaccia fisica a volte, e poi veniamo lasciati alla nostra immaginazione con altro. Ecco come Lynch crea il vero terrore, abbiamo abbastanza da saperlo riconoscere, ma viene ci viene anche lasciato lo spazio per tingerlo degli orrori che possiamo trovare dentro di noi o alla nostra immaginazione.

Come entri nel giusto stato mentale quando devi girare soprattutto scene spiacevoli?

La mia preparazione è cercare la veridicità di quel momento, e la violenza fisica deve risultare vera. Devo lasciarmi andare e farlo. Ma la cosa più importante è che ho dovuto lavorare con incredibili attrici. Fidatevi, è una gran cosa sul set, quando devi girare certi momenti. Tutti devono lavorare a queste scene, sia su scene violente che in altre, tutti vogliono esserci e vogliono raccontare la storia. Sono stato molto fortunato a lavorare con delle donne che si fidavano di me e di cui io mi fidavo. Hanno dato tutto quello che potevano in quelle performance e mi hanno dato modo di fare lo stesso. È essenziale che tu sia pronto a farlo, ma non puoi farcela, a meno di non lavorare con attori pronti a darti fiducia e sicuri di loro stessi.
La scena della nonna, in particolare, nell’episodio dieci, è stato chiaramente un atto fisico molto intenso. Lynch ci ha avvertito di rappresentarlo nel modo più realistico e spaventoso possibile, e non potevo credere che con la crew e gli attori ci dessimo reciprocamente il permesso di farlo. Sempre restando in sicurezza, ma lasciandoci andare. Questo ha creato la magia in quella scena.



Dopo aver girato queste scene, ti senti emozionalmente esausto?

Spero di non cancellare mai quei momenti, perché sono momenti…se ti ci immergi e trovi della verità in questi, sarebbe orribile poi essere in grado di cancellarli. Come attore, non amo portarmi dietro nulla. È il mio lavoro entrarci dentro, raccontare la verità e trovare quei momenti. Una delle cose migliori del set, era che l’atmosfera era sempre gioviale, ma c’era impegno. È molto più facile godersi il girare le scene rispetto a perdersi in inutili eccessi di immedesimazione del personaggio.
Mi piace lavorare, come attore, dove il lavoro sia importante, ma è anche molto importante capire, come Lynch mi ha detto, che stai lavorando a qualcosa di fantastico. Non dovresti mai dimenticarlo. Il lavoro può solo migliorare quando tutti sono contenti di quello che fanno e si godono la reciproca compagnia. E David ha fatto in modo che fosse così.

Dopo la scena della nonna in particolare, ero così provato che ho immediatamente mandato un sms a mia nonna chiedendole tipo “Ehy Mimi, ti ho scrivo solo per sapere come stai…”

Sì, penso che ci sia qualcosa di decisamente sbagliato in te se guardi quella scena senza voler chiamare tua nonna (ride) è terrificante e spaventosa. Mi sarei preoccupato se l’avessi presa diversamente, Devon. Io ho perso i miei nonni, quindi mi sento un pochino giustificato nel non sentirmi così. Ma se mia nonna fosse stata viva, avrei pagato la tassa internazionale per assicurarmi che stesse bene.

Cosa ne pensi della teoria secondo la quale Richard sarebbe il figlio di Audrey e Bad Coop?

Non faccio nessun pensiero, Devon. Mai (ride)

Cosa hai trovato più piacevole di tutta la tua nuova esperienza a Twin Peaks?

Quando sono arrivato sul set, ciò che è fantastico per un attore, specialmente per un giovane attore, è entrare nella famiglia che porta Lynch e che si è portato per tutta la sua carriera. Quella crew che ha lavorato allo show è estremamente talentuosa e la maggior parte lavorava con Lynch da trent’anni o più. Ciascun membro di quella crew capiva davvero come lui lavorare, e tutto quello che volevano era essere lì, perché adorano lavorare con lui. È stato bellissimo arrivare sul set e incontrare tutte queste persone e sentirsi immediatamente parte di quell’eredità, ed è una cosa molto generosa da fare verso un attore che entra in un gruppo già consolidato. Ma incontrare Lynch, di cui ero un grande fan da tutta la vita, è stato incredibile. Alle persone piace dire, non incontrare i tuoi eroi, ma per me, è stata una di quelle volte in cui ero più che felice di incontrare il mio eroe. È stato generoso e divertente e intelligente e mi ha insegnato molto. Mi ha dato l’opportunità di migliorarmi, non come attore, ma come persona. Tutto quello che abbiamo girato, mi ha lasciato sbalordito da quanto fosse innovativo e semplice allo stesso tempo. Le tecniche di camera che ti creano quell’emozione viscerale di sapere com’è guardare un progetto di Lynch. È questo quello che ha fatto con la serie, è nostalgica ma è anche avanti a noi.


Le persone non possono saperlo dalla nostra conversazione, ma sei australiano e hai un accento adorabile. Hai modificato il tuo accento per Richard secondo qualcosa o qualcuno in particolare?

Non mi sono ispirato a nessuno in particolare per modificare la voce di Richard. Come attore, mi piace essere attento agli accenti, e questa può sembrare una risposta finta, ma quando ho letto le sue parole sul copione, l’accento è venuto naturale. Richard ha un tono cadenzato quando parla. Non mi sono concentrato troppo sul suo accento americano, ma ho voluto piuttosto lavorare sul tono della voce. La voce abbinata alle azioni che compie. Penso che  sia divertente giocare con questo dualismo conversazionale...

Qual’è la parola più difficile da dire in accento Americano?


Non posso parlare per tutti gli attori Australiani, ma penso che la cosa più difficile da ricordare dell’accento Americano sia il suono della “R”. Devi pronunciare una “R”s, ma a volte la calchi troppo e sembri un tizio Giamaicano  (Ride). È alla “R”s che bisogna stare attenti.


fonte: Vulture


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Articolo di Cristina F.

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