VICTORIA - "La Regina è pronta a far sentire di nuovo la sua voce" Recensione dell'episodio 2x01 "A Soldier's Daughter"


Victoria  brilla luminosa anche in quest’esordio di stagione, la serie è tornata a prendere il suo posto nella tv britannica, (ora abbiamo qualcosa da guardare sorseggiando del tea la domenica sera), e lo fa in grande stile con una premiere che, come ci suggerivano i promo e le sinossi diffuse da ITV, è stata tutt’altro che noiosa e da sola potrebbe valere un intera stagione.


La serie, non ha perso il suo smalto, la messa in scena, i costumi e le attenzioni ai piccoli dettagli sono meravigliosi, ci permettono di assaporare quel dramma tutto british che tanto ci piace, e insieme alle ambientazioni e alle musiche ci fanno sentire parte di quel mondo.
Come nella prima stagione, resta un accuratezza storica romanzata dalla creatività personale dell’autrice, senza che però i personaggi ne vengano stravolti, anzi risulta tutto molto ben calibrato, le interpretazioni degli attori sono sublimi, e Jenna Coleman torna con tutta la sua grazia a interpretare una regina in tutte le sue sfumature, rendendo onore a un personaggio iconico il cui nome ha battezzato un epoca. 
Anche gli altri attori non sono da meno, calzanti nei loro ruoli, e supportati da una buona regia, riescono a comunicare sensazioni e sentimenti anche solo con degli sguardi.
Lampante, è la scena d’apertura dell’episodio, in un primo piano di Vittoria, il cui sconforto è ben chiaro prima ancora di conoscere il contesto e la situazione.



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Vittoria come ogni donna si ritrova ad affrontare le novità del suo ruolo di madre , ma lei non è solo madre e donna, ma anche una regina, e il forzato riposo a cui è costretta, trattata da tutti come qualcosa di fragile, o peggio come semplicemente una macchina sforna bambini le rende la situazione insopportabile. 
"Drina" si è già rotta le scatole 
Lo stesso Albert, che dovrebbe essere suo complice, la vuole proteggere tenendola fuori da quelle che sono le vicende politiche e soprattutto dalle brutte notizie che arrivano dall’Afghanistan. Certo lo fa in buona fede, ma il tutto rende Vittoria insofferente,  si sente dire di doversi purificare in chiesa prima di essere riammessa in società, come se la gravidanza l’avesse infettata in qualche modo,  e da tutti, anche dai parenti più stretti, viene vista ormai solo come una madre, in dovere per altro, di partorire un erede maschio.



Tutto questo, ovviamente non aiuta il suo legame con la figlia. Storicamente parlando, la regina era conosciuta per essere quasi anaffettiva coi figli, specie in tenera età, e in questo episodio si esplora il perché, con un approfondimento psicologico, in cui vengono messe in luce le motivazioni e i sentimenti della Regina con molta delicatezza. Vittoria si vede imposto il suo ruolo di madre e la stessa figlia diventa un ostacolo al suo lavoro e la vive come un tentativo di controllarla, così come era stata imbrigliata per i suoi primi 17 anni di vita dalla madre e Sir John  Conroy (un aspetto molto approfondito nella prima stagione e sofferto da Vittoria proprio perché non la rendeva autonoma e preparata al ruolo di monarca).




Oltretutto, la figlia le viene imposta anche in precisi momenti della giornata senza possibilità di scelta da parte sua, il che la mette a disagio e incapace di accogliere quei momenti con la giusta serenità.
Riusciamo però a vedere un reale attaccamento verso la piccola Vicky, e un istinto protettivo nei suoi confronti quando i parenti di Albert tentano già di pensare a unioni combinate per la pargoletta ancora in fasce, che mostra come Vittoria sia decisa a crescerla con la libertà e l’indipendenza che lei non ha potuto avere. 



Quando poi riesce a viversi sua figlia con tranquillità, ha anche dei piccoli momenti di quotidianità con lei, come uno dei suoi primi sorrisi, o guardandola serena nella culla mentre dorme.



In una scena riesce anche a esprimere le sue paure sentendosi finalmente libera di parlare con Harriet. 

Il tutto si svolge in una luce eterea, bianca, in cui lo sguardo azzurro di Vittoria spicca, quasi mettendola a nudo e esaltandone la momentanea fragilità. Harriet è pronta a partire, a tornare dal marito e un momento di saluti si riempie di confidenze in cui le due donne risultano molto intime e vicine. Harriet con dolcezza la rassicura, e attenua un po’  le sue paure che la fanno oltretutto sentire una madre quasi snaturata, per un apparente mancanza d’affetto nei confronti della piccola Vicky.

Harriet mi mancherà a palazzo, avevo apprezzato il suo illegittimo e clandestino attaccamento per Ernest, e il marito quando ci viene presentato appare come un uomo di poco valore, capace di definire la moglie un ornamento (la torta sbilenca del cuoco gliel’avrei tirata in faccia).



Tutto questo d’altra parte, non fa che acuire il fascino del personaggio di Ernest, che non si può non adorare. Certo, si era presentato come arrogante, ed era senza dubbio un libertino (ricordiamo la brillante idea di portare Albert in un bordello prima delle nozze) ma era sinceramente innamorato o infatuato di Harriet, e si sa che un amore impossibile fa sempre sospirare, soprattutto se uno dei protagonisti ha una buona dose di fascino e si dimostra molto umano e con le sue fragilità. Si rivela inoltre un alleato prezioso e un amico per Vittoria e per suo fratello. In una scena di confidenze, simile  proprio a quella condivisa dalla Regina con Harriet, Ernest cerca di mettere pace nel matrimonio del fratello con saggi consigli, privi della visione ottusa del padre, e dagli interessi secondari (anche se tutto sommato c’è della buona fede) di zio Leopold, che per altro abbiamo scoperto è amante del ricamo (vederlo spettegolare e ricamare non può non farlo amare).


Diana Rigg ha fatto colpo, e Ernest sembra aver fatto colpo sulla nipote
Non so se il rapporto tra Ernest e Harriet avrà un seguito, ma in questo episodio si accontenta di sguardi rubati  e poche battute complici che ci fanno dispiacere per loro e per cui vorremmo un qualche lieto fine, anche se sappiamo che rimane un amore impossibile.

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Segue la stessa linea, la trama del mio pasticcere vittoriano preferito, uno sguardo alle torte del suo locale e non serve domandarci perché Vittoria si sia voluta liberare di un cuoco incapace e sentisse la sua mancanza.  Miss Skerrett, pentita di aver rifiutato le sue attenzioni e promesse, è presa dal suo nuovo incarico, in sostituzione di Miss Jenkins (ma torna presto vero? Che lei e Mr Pence erano un connubio di adorabile acidume e savoir faire nello staff) ma quando viene mandata a convincerlo a riprendere il suo ruolo di cuoco, non sa trattenere l’emozione e prova goffamente a chiedergli scusa, anche se tuttavia non riesce ancora a lasciarsi del tutto andare; tranne quando, convinta di non vederlo mai più, se lo ritrova nelle cucine, cosa che le strappa una reazione genuinamente entusiasta e incredula. Mr. Francatelli però, è deciso a mantenere le distanze, amareggiato dalla sfiducia della giovane nei suoi confronti, non vuole avere a che fare con lei. 











Si comporta da uomo ferito, ma è abbastanza ovvio che ci tenga ancora a lei, o non sarebbe tornato. 
Questi due hanno intenzione di farci penare ancora. 
A me basta rivedere i dolci di Francatelli, io e la Regina, abbiamo gli stessi interessi.

Anche il matrimonio di Vittoria e Albert, risente della nuova situazione familiare. Vittoria si sente estromessa dal suo ruolo di Regina, un lavoro che ama e che le è mancato, segno di questo è proprio la scena in cui per la prima volta dopo molto tempo siede al suo scrittoio con un sospiro di sollievo, assaporando il suo ritorno, e Albert glielo sta negando, e le sue buone intenzioni non riescono a sedare il risentimento della moglie, che si sente tradita e messa da parte, da chi dovrebbe essere il suo massimo sostegno. 



Litigano, così come li abbiamo già visti fare, ma il loro amore non viene messo in discussione, anche se per una notte dormono separati o Vittoria deride per rabbia il suo tentativo migliorare gli elmi dei soldati, e lui trova il suo attaccamento alla tradizione insensato.
Sono ancora due ragazzi, li vediamo giocare, correndo a cavallo e ridendo tra loro, passionali,  così come i lori litigi.



La loro vita matrimoniale, ancora agli inizi è stata stravolta e devono trovare un nuovo equilibrio, e il loro forte amore alla base permette loro di ricostruire e adattare sempre il loro rapporto su delle solide fondamenta.
Il loro matrimonio, e la loro vicinanza è proprio ciò che manca a Vittoria. Si stava abituando ad essere moglie, le piaceva l’intimità con suo marito e il supporto che le dava, ed è anche questo, unito al suo carattere fumantino, a farla reagire con frustrazione davanti ai segreti che il Primo Ministro e Albert le celano. Sa che c’è qualcosa che non va e impazzisce al pensare di non essere al corrente e addirittura estranea da ciò che concerne il suo regno. Suo, sì, perché lei è la regina, e ne accetta tutti gli oneri con gioia e orgoglio, e paradossalmente le riescono più confacenti rispetto a quelli materni.

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“Io non sono una donna. Sono la Regina” Ogni donna può essere madre, ma c’è solo una regina e Vittoria, in questo episodio, non fa che voler far sentire la sua voce e mettere ben in chiaro questo concetto. 



Ama il suo regno quanto ama suo marito, e ha provato sincera sofferenza per ciò che è accaduto ai suoi soldati, intrappolati a Khyber Pass in seguito a una ritirata in Afghanistan e poi vittime di un agguato. Una cocente disfatta per l’esercito Britannico in cui numerosi soldati hanno perso la vita.
Un alleato in questa situazione, si rivela essere per lei, il Duca di Wellington, che in modo quasi paterno la mette al corrente della situazione. Ha sempre provato ammirazione per la giovane Vittoria e dove Robert Peel vede un carattere difficile e inesperienza (non diamogli poi troppo torto visto che disdegna dall’inizio tutti i suoi consigli) lui vede quella passione e dedizione di cui il popolo Britannico ha bisogno.
Bellissimo e indicativo sotto questo punto è proprio il discorso sulla nave Trafalgar, chiamata così in onore della celebre vittoria.
“Oggi questa diventa la mia nave. È stata chiamata Trafalgar dopo una grande vittoria, quando questo paese sconfisse un tiranno che minacciava la nostra stessa esistenza. Siamo in difficoltà adesso. Abbiamo subito una sconfitta a Kabul. Degli uomini coraggiosi sono morti nella neve del passo di Khyber. Piangiamo la loro perdita, ma come figlia di un soldato, so che questa nazione ha le più grandi forze armate del mondo. Trasformeremo la sconfitta in una vittoria. E lo spirito di Trafalgar risplenderà luminoso così come ha sempre fatto”



Lei è la figlia di un soldato e fa onore al suo esercito parlando ai soldati e al suo popolo proprio in queste vesti, con un orgoglio che li spinge a rialzarsi dopo la sconfitta e ad avere coraggio. 
Un discorso in onore anche dell’unico soldato sopravvissuto, che la Regina ha voluto incontrare personalmente e che l’ha profondamente commossa.



Le sue parole vengono accolte dall’applauso del popolo e da quello di Albert, corso ad assistere grazie alle parole di Lehzen, (il loro momento condiviso nella nursery è stato molto tenero) e che si rende conto di come abbia sottovalutato la saggezza e la forza di sua moglie. Il loro scambio di sguardi dice già tutto e non hanno bisogno di ulteriori chiarimenti.



Un tocco di colore al tutto, come già ci aspettavamo, lo porta la Duchessa di Buccleuch, una donna sopra le righe e vivace, che promette di farci divertire e che non manca già di sganciare perle acide made in British. Diana Rigg è strepitosa in questo ruolo.


Victoria è ritornata in un esordio che non si fa mancare proprio nulla, e a parte qualche discordanza storica sulla cronologia degli avvenimenti, ha analizzato la figura della Regina in tutte le sue sfaccettature sia nel ruolo di monarca che in quello di madre, senza tralasciare di curare anche i personaggi più secondari, in un insieme che tiene avvinto lo spettatore senza lasciare il tempo di abbassare la guardia perché c’è un’altra storia e un altro personaggio per cui sospirare. 
Un ritorno, che si dimostra perfettamente all’altezza dandoci tutto ciò che ci possiamo aspettare da un dramma in costume su una Queen, in cui forse mancava solo Lord M.

 
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Articolo di Cristina F.

2 commenti:

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