I
criminali sono evasi da Arkham, e mentre il caos si riversa in città, Gotham
con questo episodio dà inizio a una nuova saga.
Con
la scorsa puntata, la trama gangster che vedeva protagonista Sofia si è
momentaneamente conclusa, per fare spazio al villain più caratteristico del
panorama di Batman, il Joker.
GOTHAM - "Tagliatele la testa" Recensione dell'episodio 4x15 "The Sinking Ship The Grand Applause"
Che
Jerome Velaska, lo sia o no, ha poca importanza dato che si comporta come tale,
e mai come in questo episodio, Jerome è stato tale e quale al Joker canonico
che tutti conosciamo. La violenza accompagnata dal tipico umorismo del villain e
la sua risata psicopatica mi hanno fatto dimenticare tutte le teorie dei fan e
le dichiarazioni degli autori.Non importa quale parente o tizio tireranno fuori
dal cilindro, Jerome è il Joker, specie in questo episodio. Naturalmente il più
è dovuto all’interpretazione di Cameron, che come sempre si dimostra perfetto
nel ruolo, e io sono solo contenta che, indipendentemente da quello che
succederò al personaggio, sarà comunque Monaghan a prestare volto al Joker.
Possiamo così tirare un sospiro enorme di sollievo, schivando un recasting che
avrebbe fatto insorgere tutti i fan della serie.
“One
of my three soups”, infatti, è un episodio coinvolgente soprattutto grazie alla
presenza di Jerome e dei villain che lo seguono.
Un
buon primo capitolo per questa nuova saga, diretto da Benjamin Mackenzie nel
suo secondo esordio alla regia per Gotham.
Devo
dire che, per quanto non abbia particolari guizzi, Ben se la cava abbastanza
bene come regista in questi contesti. Alcune scene sono costruite un po’ così
così, ma altre, specie quelle che coinvolgono i matti di Arkham, le ho trovate
buone e anche accattivanti. Se dovessero fargli dirigere altri episodi non
sarebbe male, ha dimostrato, ormai più di una volta, di cavarsela al pari degli
altri registi, ovviamente sempre parlando nell’ambito televisivo di Gotham.
Indubbiamente,
Benjamin Mckenzie, è stato anche aiutato dagli scrittori stessi che gli hanno
messo tra le mani un buon episodio, con delle premesse che credo terranno i fan
attaccati alla sedie fino a giovedì prossimo.
Sapevamo
che Jerome stava programmando una fuga da Arkham, e in questo episodio, vediamo
il suo piano mettersi in atto. Tra i vari psicopatici nel manicomio, Jerome si
è scelto alleati di prim’ordine, come
Jervis Tetch e Jonathan Crane. Il Cappellaio Matto e Lo Spaventapasseri sono
due villain di per sé parecchio interessanti e da cui mi sono sempre aspettata
grandi cose. Purtroppo tutte le mie speranze sono quasi sempre state disattese,
ma sotto la guida di Jerome e con gli scrittori rientrati in carreggiata, spero
che riescano a sfruttare e a esprimere tutto il loro potenziale. Già in questo
episodio, comunque, ho trovato Tetch, utilizzato meglio di quanto abbiano fatto
finora, quindi ci sono buon basi per creare situazioni interessanti.
Le
intenzioni di Jerome non ci sono state ancora del tutto svelate, ma sappiamo
che sta cercando qualcuno, forse legato alla sua famiglia, e per muoversi più
liberamente, libera tutti i pazzi di Arkham perché diano del filo da torcere al
GCPD, mentre lascia Tetch a seminare morte e caos per tenere occupati Jim
Gordon e Harvey Bullock.
E
c’è da dire che questa volta, il Cappellaio Matto non si risparmia, niente
scelte per Jim Gordon, solo il fallimento e la consapevolezza di non riuscire a
salvare delle vite. Prima fa spiaccicare due novelli sposi da una palla da
demolizione, in una scena insieme splatter e cartoonesca, per poi incastrare
Jim Gordon, ipnotizzando tutti i cittadini possibili tramite la radio e dicendo
loro di andare sui tetti e aspettare fino alla mezzanotte, per poi saltare nel
vuoto. L’enigma di Tetch è apparentemente irrisolvibile poiché agli ipnotizzati
non può essere ordinato di salvarsi, senza che questi si suicidino.
Un
dilemma che blocca Jim Gordon e lo lascia interdetto, fino a capire che la
soluzione era esattamente ciò che aveva ordinato ai suoi uomini a inizio
episodio : “Guardatevi le spalle a vicenda”. Ed è proprio la collaborazione la
chiave per salvare quelle persone “Save each other”.
Oddio,
una soluzione più banale era fermare le campane che avrebbero dato il segnale
agli ipnotizzati, ma forse in questo modo sarebbero comunque rimasti sui
cornicioni in attesa. Inoltre, la soluzione trovata dal detective, rispecchia forse
un Jim Gordon più maturo e meno impulsivo e irruento, nonostante si esponga
sempre in prima linea.
Lui
e Harvey sono tornati a lavorare insieme, ma c’è ancora dell’acredine verso il
passato e il loro rapporto non è più così idilliaco. Nonostante tutto però, i
due sono come fratelli e anche se non sono del tutto contenti l’uno dell’altro,
si copriranno sempre le spalle a vicenda. Ho trovato molto bello che Harvey si
sia esposto e sacrificato perché a dispetto di tutto sa di poter contare su Jim
per salvare la situazione.
Certo,
perché Gordon potrà non essere un eroe senza macchia, ma è qualcuno che ci va
dannatamente vicino, cercando di salvare delle vite e combattere per una città
costantemente invasa dal caos.
La
coppia d’oro di Gotham, è tornata a tutti gli effetti.
Mentre Tetch assorbiva tutte le attenzioni del GCPD e di Gordon, Jerome si concede
una piccola riunione familiare. Il famoso parente psicopatico nominato da
Morena Baccarini in un intervista, altri non era che lo zio. Un proprietario di
una tavola calda piuttosto atipico, violento e psicopatico esattamente come il nipote.
Il gioco delle tre zuppe, da cui deriva il titolo dell’episodio, è una sequenza
piuttosto tesa, con persino una citazione a Riccioli d’oro, dove vediamo Jerome
in difficoltà forse per la prima volta, il che prova il tipo di famiglia da cui
proviene. Come si suol dire, la mela non cade molto lontano dall’albero, e
posso solo immaginare come sia venuto su l’ipotetico fratello, se sono
effettivamente vere certe teorie.
Per
il momento sappiamo solo che chiunque stia cercando Jerome, frequenta una
scuola o un istituto, chiamato St. Ignatius.
Tramite
il Joker, vediamo anche la sua contrapposizione con Bruce, e l’evoluzione del
suo personaggio.
Appena
saputo dell’evasione di Jerome, il futuro Batman, decide di muoversi da solo
per consegnarlo alla polizia. Così come Jim Gordon, anche Bruce vuole portare
su di sé il peso della città, e si sente responsabile per le azioni di Jerome,
pensando di dover essere lui a catturarlo. Da quando ha rimesso la testa a
posto e ripreso il suo lavoro da vigilante, Bruce è tornato a farsi guidare
dall’unica regola che Ra’s al Ghul lo aveva forzato a infrangere: “Non
Uccidere”. Una regola cara al Cavaliere Oscuro di Gotham.
Infatti,
nonostante tutti i crimini di cui possa macchiarsi Jerome, Bruce non vuole
assolutamente ucciderlo.
E
nel caso in cui Jerome sia davvero il Joker, gli autori stanno ponendo le basi
per quello che sarà l’eterno senso di colpa di Batman per non aver mai infranto
il suo codice e ucciso la sua nemesi per eccellenza.
La
sequenza del ristorante, in effetti, mi ha fatto pensare proprio al fumetto di
Frank Miller sul Cavaliere Oscuro, in cui si nota il rapporto insano di
dipendenza tra Joker e il vigilante, e la lotta di Batman, diviso tra il senso
di colpa e il peso della responsabilità per le morti causate dal Joker e il
codice, che gli vieta di ucciderlo.
In
Gotham, Bruce si comporta in maniera analoga, se vogliamo. Vorrebbe fermare
Jerome, ma non è disposto a pagare il prezzo dell’omicidio, infatti lo vediamo
rischiare la vita nel tentativo di salvarlo da suo zio, andando persino contro a
Selina, accorsa per aiutarlo.
Vedere
agire insieme Selina e Bruce, è stato molto interessante, ultimamente questi
due insieme mi piacciono abbastanza per come vengono utilizzati, e in questo
episodio vediamo anche come anche loro siano due personaggi in un certo senso
contrapposti. Dove Bruce è deciso a non uccidere, Selina non si pone problemi
se chi ha di fronte è un criminale. Il codice della futura Catwoman è differente
da quello di Bruce, lei non è un eroina e se non vuole ferire degli innocenti,
non ha alcuno scrupolo ha uccidere chi pensa lo meriti.
La
morale di Dexter va ancora forte.
Ho
solo trovato un po’ stupida la scena di Selina e Bruce al GCPD, ma davvero tutti
gli passano davanti e nessuno nota un intruso nei pressi dell’ufficio del
capitano ? La sicurezza proprio…
Ma loro sono carucci |
Ricordate
quando Ra's al Ghul trasmise un qualche tipo di potere a Barbara Kean prima di
morire? Beh, non è tornato in vista come il Dr Drake Ramoray, purtroppo, ma ha
bensì trasmesso a Barbara il marchio del Demone, legittimandola come Capo della
Lega degli Assassini. Ora Barbara è la testa del demone, con una svolta
nazi-femminista che mi lascia un po’
perplessa.
Pacatissima, as usual |
A
dire il vero è tutta la trama di Barbara a lasciarmi perplessa: primo, perché
Ra’s voleva Bruce come Testa Del Demone, quindi a che scopo scegliere una mezza
matta che ha la coerenza sotto le scarpe? , secondo, a che scopo far alleare
Tabitha, Barbara e Selina, se le Sirene non fanno mai un accidenti di interessante
o utile, e Selina è da due episodi che si fa bellamente gli affari suoi mentre
Barbara sclera con le emicranie ? terzo, se doveva essere una donna a guidare
la setta, non facevamo prima a cicciare fuori Talia Al Ghul?
Io do per scontato siano andati di F4 |
Come
avrete capito, la trama di Barbara non mi piace proprio per nulla, ma la
dovremo sopportare. Diciamo che a conti fatti, la prospettiva di Ra’s che
tornava nel corpo di Barbara non era poi così male.
“One
Three Soups” è in sostanza un altro ottimo episodio per gli standard di Gotham,
con l’unico neo del trascinarsi dietro di qualche personaggio (Barbara e
Tabitha) che evidentemente gli sceneggiatori non sanno più come gestire.
Tagliare qualche ramo secco ogni tanto, non sarebbe una brutta idea.
Potatina ? |
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