Nemmeno
per sogno, non ci siamo dimenticati di Better
Call Saul. Con
ingiustificabile ritardo colmiamo il vuoto lasciatoci da
quest’incredibile stagione andando a commentare i suoi ultimi due
episodi Wiedersehen e
Winner.
Parliamo
del culmine di un arco narrativo che è riuscito a distinguersi per
più di un motivo, che abbiamo mano a mano affrontato nel corso
delle nostre recensioni, e che non ha mancato di lasciare diviso un
pubblico che nella serie madre Breaking
Bad aveva invece
trovato salda unione. È nostro parere che su qualcosa in grado di
dividere valga sempre la pena discuterne e qualcosa da dire deve
averlo avuto sicuramente. Non è un caso che in più di un occasione
noi di Lost In A Flashforward ci siamo schierati a spada tratta in
favore di questa serie e di questa quarta stagione, nella speranza di
avere esposto in maniera sufficientemente analitica i nostri pareri e
i nostri dubbi sulle perplessità dei detrattori, nel rispetto sempre
delle opinioni altrui.
La
quarta stagione di Better
Call Saul è terminata
e come gli autori stessi hanno affermato si tratta di un finale quasi
definitivo, in cui tutti i nodi sono venuti al pettine e le
trasformazioni manifestatosi. Jimmy McGill è morto, lunga vita a
Saul Goodman. Mike ha compiuto il passo definitivo verso un viaggio
senza ritorno di cui tutti noi (lacrimuccia) conosciamo il capolinea.
Hector Salamanca ha il suo ormai mitologico campanello e deve la vita
all’uomo che più di tutti avrebbe voluto vederlo morire e anche
male. Non sono mancate novità inaspettate, come il triste epilogo
del capitolo sulla squadra di ingegneri tedeschi, in particolare il
personaggio di Werner, al
cui interprete dallo spessore cinematografico Rainer Bock dobbiamo
sicuramente una parte dell’enorme buona riuscita di questo quarto
atto e di ciò che abbiamo imparato a dubitare essere uno spin-off.
Struggente
la fine decisione intrapresa da Mike, tanto quanto l’improvvisazione
di Jimmy che gli è costata, senza dubbio, la sua relazione con Kim.
Nel momento in cui nemmeno lei è riuscita più a distinguere la
maschere dall’uomo che ama, nulla è più quello che sembra e la
fiducia viene a mancare sotto ogni punto di vista. È un punto al
quale la stagione ambiva dal suo primo episodio e forse anche prima.
Tutta la storyline
di Jimmy, tenuta volutamente distante dalle faccende del cartello
nelle quali sappiamo verrà coinvolto solo in seguito, è stata
costruita per questo momento, quello che potremmo definire, se
volessimo confondere in maniera disorientante cinema e serialità
televisiva (e non), il climax
di tutto lo show.
Con quella che sembrava essere l’attesa presa di coscienza della
morte del fratello, Jimmy ha imbrogliato tutti, la commissione, Kim e
anche tutti noi. La morte di Chuck Jimmy l’ha affrontata da subito,
forse siamo noi a non averci fatto i conti e a non accettarla nel
profondo, così come Kim e Howard. Ma non Jimmy. Il più disonesto di
tutti ci ha detto da sempre la verità. “Datemi una maschera e vi
dirò la verità”, uno degli aforismi di Oscar Wilde più abusati
calza a pennello con l’epilogo di questa quarta stagione, dove Saul
Goodman è l’unico a esserne uscito vincitore? Ma chi è Saul
Goodman? La maschera, o l’uomo che si è sempre nascosto dietro di essa?
Un saluto alle affiliate:
Non perdere neanche una notizia! Seguici sulla pagina Facebook o sul nostro Gruppo o su Twitter.
0 commenti:
Posta un commento