INVASION - Recensione della terza stagione

SPOILER ALERT: VI CONSIGLIAMO DI LEGGERE LA RECENSIONE SOLTANTO SE AVETE VISTO LA SERIE!!!

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Nel vasto repertorio di Apple TV, c'è una serie che spiccava molto per il suo approccio molto particolare per il genere in questione. Invasion, serie sci-fi creata da Simon Kinberg e David Weil, si poneva come compito l'esplorazione del lato umano ed emotivo a seguito di un invasione aliena, approccio che ha portato avanti per ben due stagioni. La terza stagione, arrivata sulla piattaforma lo scorso Agosto con dieci episodi usciti a cadenza settimanale, decide di mettere da parte questo stile più introspettivo, perlopiù per esigenze narrative, e adotta una narrazione più veloce, ma finendo per diventare una generica serie sulle invasioni aliene. E ciò costituisce, almeno per chi scrive, un calo qualitativo della serie su moltissimi fronti, nonostante non siano mancati i buoni spunti.

"Whatever happens... we'll get through it together."

Dopo due stagioni basate sull'esplorazione introspettiva e umana dei personaggi, che vedeva varie sottotrame sparse in giro per il mondo, la terza stagione riunisce tutto quello che era stato presentato negli episodi precedenti e ciò porta la serie a cambiare il proprio ritmo. La lentezza, spesso e volentieri ingiustamente criticata dal pubblico, e l'approccio introspettivo cede il posto a un ritmo più serrato e in alcuni casi un po' altalenante, con la trama che prende a poco a poco elementi di altre storie di invasioni aliene, rendendo questa serie un mero copia-carbone delle suddette. Ciò risulta abbastanza anomalo, considerando anche l'attesa dietro l'unione dei vari personaggi all'interno della storia principale e l'interesse verso l'ampliamento della mitologia della serie (il quale avviene, soprattutto nella parte finale della stagione), ma è evidente che gli sceneggiatori abbiano voluto puntare sull'accontentare la fetta di pubblico che criticava fortemente la lentezza della serie, ma ciò ha comportato solo uno sminuimento di quello che la serie era stata nelle stagioni precedenti. Anche i personaggi ne risentono e, elementi narrativamente incisivi come Trevante (Shamier Anderson), Mitsuki (Shioli Kutsuna) e Jamila (India Brown) che vedono una caratterizzazione più banale rispetto al passato, tranne che per qualche spunto, così come Aneesha (Golshifteh Farahani), che già soffriva di una pessima caratterizzazione, mentre qui vede degli sprazzi di progresso e nulla più, mentre abbiamo evoluzioni significative per Nikhil (Shane Zaza) e Clark (Enver Gjokaj), quest'ultimo ucciso malamente verso il finale, e Verna (Erika Alexander), che risulta essere a tutti gli effetti un antagonista vuoto e ai limiti del macchiettistico. E, come se non bastasse, la stagione si chiude con un finto finale chiuso, quasi a voler indicare una mancata fiducia verso un potenziale rinnovo per una quarta stagione, ma che, allo stesso tempo, lascia aperta una porta per un proseguimento, presente per via della sparizione di Mitsuki. A conti fatti, questa terza stagione, rispetto alle precedenti, segna un calo della serie e abbandona le sue caratteristiche più uniche per generalizzarsi all'interno del genere, il che non è proprio positivo. Se dovesse arrivare il rinnovo per la quarta stagione, noi ci saremo, ma l'interesse è decisamente sceso.

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Articolo di Ada Bowman

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