AMERICAN HORROR STORY - Recensione dell'episodio 7x02 "Don't Be Afraid of the Dark"!

Siamo solo alla seconda puntata e già la situazione si fa estremamente calda, soprattutto per la povera Ally. 
Scivolone dopo scivolone, si arriva ad una scena, quella finale, che spezza quel filo teso da due puntate, in un climax iniziato alla première. Ma andiamo con ordine e vediamo gli avvenimenti di questo episodio. Per chi non avesse ancora visto la puntata: occhio agli SPOILER!

Uno dei temi principali della settima stagione è la differenza tra sogno e realtà, o meglio, l'incapacità dei vari personaggi, da Ally al piccolo Ozzie, di distinguerne i tratti. Così, per noi spettatori, è altrettanto difficile capire se la scena appena vista è realmente accaduta oppure se è un “semplice” frutto della fantasia dei personaggi. Un'apparizione come Twisty, ad esempio, è reale oppure no? Se all'inizio della puntata, però, è ancora tutto vago e, anzi, tutto sembra voler far pensare agli scherzi della mente di Ally e del figlioletto, alla fine non è così. Ci sono troppi elementi che non combaciano e proprio questi sembrano dar ragione alla protagonista: lei e il figlio vedono, ad eccezione di Twisty, lo stesso pagliaccio (quello visto al termine della puntata precedente); il bambino dialoga con un aggressore con la domanda “Sto dormendo o sei reale?”, azione suggerita proprio dalla misteriosa (e assolutamente reale) Winter Anderson; il vicino Harrison Wilton (Billy Eichner), persona alquanto misteriosa, suggerisce l'idea dell'attacco terroristico, mandando nel panico Ally e (apparentemente) la babysitter Winter.

Comunque sia, Ivy non sa più cosa credere sulla salute di sua moglie, sempre più distante sia nella vita privata che in quella pubblica e lavorativa, tanto da chiedere aiuto al Dr. Vincent (Cheyenne Jackson), il quale non potrà far altro che mettere in guarda Ivy da una possibile paura crescente in Ally, quella dell'agorafobia, che si aggiungerebbe alla coulrofobia (la paura dei clown), alla tripofobia (la paura dei buchi) e all'emofobia (la paura del sangue). In realtà, la nuova ossessione che condurrà il personaggio interpretato dalla Paulson a chiudersi in casa è la diretta conseguenza di ciò che le succede attorno, legato tutto alla sua fobia principale, quella dei clown.

Il personaggio interpretato da Evan Peters, che questa puntata compare meno che nella precedente, sta diventando sempre più drammaticamente forte, da quando, nella puntata precedente, si è fatto riprendere durante il pestaggio ai suoi danni da un gruppo di lavoratori “immigrati”, precedentemente stuzzicati dallo stesso Kai. Dopo questo evento, la sua scalata è inevitabile: in questa puntata infatti lo vedremo candidarsi come consigliere comunale (sostituendo il vicino di casa di Ally e Ivy) e andare porta a porta a fare campagna elettorale. L'attenzione, ovviamente, sarà tutta per l'incontro tra Kai ed Ally. Quest'ultima lo respinge, facendo uscire il carattere aggressivo e compulsivo del ragazzo. Ancora non ci sono collegamenti certi tra Kai e i pagliacci, tantomeno tra questi e la sorella Winter, anche se tutto sembra portare a quello.

Insomma, ancora non possiamo sapere se tutto quello che circonda la protagonista indiscussa di queste due puntate sia un grande complotto nei suoi confronti, una semplice realtà che può essere condivisa da tutti i cittadini come Ally o se sia tutto frutto della sua fantasia. Volutamente, i dati forniti sono ancora insufficienti, anche se di eventi concreti, causati proprio dalla fobia dei clown, ce ne sono eccome (basti vedere la fine del povero Pedro). Questa puntata, rispetto alla prima, sembra virare più bruscamente, soprattutto al termine, verso l'effettiva realtà delle paure di Ally, anche se oramai siamo abituati ai continui scherzi narrativi degli autori. Dobbiamo solamente aspettare di vedere lo svolgimento della trama nei prossimi episodi.


Stagione, questa, molto vicina a tutti per l'importanza della tematica. Tanto americano quanto europeo, il tema dell'immigrazione riveste un ruolo primario e fondamentale in Cult; nella seconda puntata, il termine “immigrato” e gli argomenti trattati su questa tematica sono spalmati dall'inizio alla fine, senza mezzi termini. La sostanziale differenza di pensiero tra i due schieramenti ideologici, nonché politici, di Ally e di Kai rispecchia in tutto e per tutto la drammatica situazione americana, certo, ma anche europea. Forse, per questa ragione, la settima stagione risulta quasi scomoda da guardare; quella scomodità tipica degli argomenti che non ci piace trattare per la loro fastidiosa verità e il loro profondo riscontro nella nostra vita sociale.




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Articolo di Unknown

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