AMERICAN HORROR STORY - Recensione dell'episodio 7x07 "Valerie Solanas Died for Your Sins, Scumbag"


La tradizione è stata rispettata, ed è subito plot twist! L'ultimo episodio andato in onda, Mid-Western Assassin, presagiva un punto di non ritorno dopo il quale nulla sarebbe rimasto come prima. American Horror Story ha alle spalle una lunga tradizione di mid season intesi come confini oltre i quali la storia prende una piega inaspettata, decisamente imprevedibile, spesso grazie all'intervento di un elemento fino a quel momento non preso in considerazione.

Quell'elemento qui è interpretato da Frances Conroy, must have di ogni stagione di American Horror Story (fu assente solo in Hotel, guarda caso la peggiore). Spirito dannato di una maliziosa governante, angelo della morte, membro kitsch di una commissione di streghe, premurosa madre di un bambino troppo cresciuto o matriarca di una famiglia di psicopatici, la Conroy è sempre stato l'ingrediente in più, spesso transitorio o puramente secondario, senza il quale molti tasselli delle rispettive stagioni sarebbero crollati. Ecco che in Cult interpreta dunque Bebe Babbitt, fittizia amante di Valerie Solanas, il controverso personaggio che nella storia attentò alla vita dell'artista nonché, non dimentichiamolo, cult leader Andy Warhol.

Valerie Solanas, interpretata magistralmente da una Lena Dunham forse resa più in carne di quanto l'attrice (e Solanas stessa) non sia in realtà, venne arrestata dopo il tentato omicidio di Warhol. Nella mitologia a noi tanto cara di Ryan Murphy e del suo team di autori, Valerie Solanas avrebbe divulgato ad una cerchia ristretta di donne emarginate e traditori del genere (due uomini omosessuali) il verbo del suo SCUM, il manifesto della sua ira nei confronti del sesso maschile e del patriarcato. Solanas diviene il doppio del suo nemico, Andy Warhol, auto eleggendosi a capo di un culto di assassine, alle quali ben presto qualcuno, un uomo, ruberà l'idea e la visibilità facendosi conoscere dalla stampa statunitense e del mondo intero come Zodiac. Il serial killer, realmente esistito, così come il suo malato dialogo con i mass media e le continue sfide alle autorità che gli davano la caccia, è l'ennessima, apprezzatissima, interpretazione della storia da parte di American Horror Story. Tra le più apprezzate, dando a Cesare quel che è di Cesare, ricordiamo Rodolfo Valentino in Hotel, vampirizzato da niente di meno che Murnau, creatore del principe della notte più famoso di sempre, dopo il Dracula “ufficial” di Stoker. Sempre in Hotel, il tema infernale della stagione permise una reunion annuale dei più celebri assassini degli Stati Uniti.



Gli omicidi di Zodiac vanno dunque attribuiti, nella finzione, alle adepte di Valerie, le quali hanno cominciato il loro piano di pulizia del genere maschile dopo il segnale di partenza da parte della loro leader. Tale segnale avrebbe consistito nella morte, non avvenuta, di Warhol. Dal ricovero, Valerie ha seguito tutte le vicende che hanno portato alla nascita di Zodiac e quindi all'oscuramento dello SCUM da parte di una figura maschile. Tornata in libertà, Valerie trova il colpevole (uno dei due unici uomini ammessi nel culto) e lo giustizia, per poi confessare alla polizia le proprie responsabilità, denunciandosi come Zodiac. Gli agenti di polizia la prendono per una squilibrata e non credono alle sue dichiarazioni. Si tratta di un evidente ciliegina sulla torta, il patriarcato che necessita di assicurarsi il potere e la responsabilità di tutto, non lasciando alla donna nemmeno le colpe di un pluriomicidio a sangue freddo. Il patriarcato vince e Valerie dà inizio al lungo declino che la porterà ad allontanare gli altri membri del gruppo, Bebe compresa, e a morire in solitudine, nella sua stanza d'albergo. L'epilogo coincide tristemente con la realtà, nessuno sa a cosa Valerie stesse lavorando nell'ultimo periodo della sua vita perché la madre bruciò tutto.

O quasi tutto. Bebe è infatti apparsa come uno spettro agli occhi di Beverly Hope, nel momento in cui la donna sembrava avere più bisogno di aiuto. In seguito alla morte di Meadow, del cui piano gli altri membri del culto non sapevano nulla, Beverly ha cominciato ad accorgersi come il successo mediatico e politico di Kai abbia allontanato l'iniziale proposito di uguglianza di potere. Il centro operativo del culto di Kai è ora gestito da uomini in divisa e il sesso femminile sembra non possa nemmeno entrare nell'abitazione, senza il permesso consolatorio del capo. Le donne del culto, Beverly, Ivy e Winter, sono rimaste fuori dal cerchio. Il propizio arrivo di Bebe porta loro a conoscere la vera storia di Valerie Solanas e lo SCUM, che le tre decidono di riportare in vita, vendicandosi di Kai.




Quest'ultimo sembra avere ormai assunto tutte le fattezze di un santone, e anche i poteri. In un dialogo con Winter, al capezzale dei corpi mummificati dei genitori, Kai lascia intendere di sapere cosa la sorella e le altre abbiano in mente. Con la scusa di avere preso spunto dallo SCUM stesso, dopo avere trovato il manifesto nella camera di Winter, il ragazzo afferma di voler dare un nuome al proprio culto, e ironizza sul fatto che Harrison ne avrebbe proposto uno decisamente in sfavore del genere femminile.

Winter, Ivy e Beverly sanno dunque da dove partire. Possiamo dire ciao a Harrison, quando viene tramortito e poi fatto a pezzi dalle sue ex compagne. Inutile ipotizzare che l'uomo non aveva mai consigliato a Kai alcun nome misogino, non essendo con ogni probabilità nemmeno a conoscenza di tutta la storia dello SCUM.

Ma prima ancora che ci fermiamo a riflettere, non ci viene lasciato nemmeno questo punto di domanda. Di fronte al notiziario del riscatto di Beverly Hope, dove la donna parla del ritrovamento del corpo di Harrison Wilton e dell'incapacità dei gestori dell'ordine (quindi Kai) di mantenere la promessa fatta al suo elettorato, Kai non sembra sconvolto e si rivolge a una figura seduta al suo fianco. Si tratta di Bebe, la quale è evidentemente coinvolta nell'ennesimo piano del leader e forse si è inventata tutti i collegamenti, Solanas, SCUM e Zodiac, ad uno scopo che ancora non possiamo conoscere.

Un grande mistero, finalmente, al quale non sappiamo dare risposta nell'arco di un episodio. Concludiamo con un accenno ad Ally, della quale, come noi di Lost In A Flashforward avevamo ipotizzato, non c'è stato detto molto, se non che non è stata ritenuta colpevole della sparatoria, grazie ai video che immortalano Meadow alle prese col proprio piano.


Un episodio, quello di Valerie Solanas died for your sins, scumbag, che ha definitivamente portato a cambiare idea alla maggior parte di coloro che hanno puntato il dito contro Cult a pochi episodi dal suo inizio, noncuranti dello spirito intraprendente (e intransigente) della serie, sempre pronta, da un momento all'altro, a tornare sui suoi passi e a riscriversi, alle volte completamente (Roanoke) altre volte in parte, il giusto per portare aria nuova aprire le porte a nuove svolte narrative, come in questa stagione.


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Articolo di Fabio Scala

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