TRAMA: 1981. Arthur Fleck è un individuo profondamente alienato con un certo bagaglio di malattie mentali alle spalle, che vive con la madre (una perfetta Frances Conroy) in un appartamento nella periferia del mondo di una Gotham City sempre più preda del degrado e della disuguaglianza sociale.
Il suo sogno sarebbe diventare un cabarettista come il suo idolo televisivo Murray Franklin, ma la mancanza di un normale talento umoristico e l'impossibilità economica di poter frequentare qualche percorso adatto lo obbliga a guadagnarsi da vivere come pagliaccio, ma non è brillante neanche in questo.
Contemporaneamente, il noto miliardario Thomas Wayne si candida a sindaco di Gotham. Durante un turno di lavoro, Arthur viene pestato da parte di alcuni teppistelli: a seguito di questo episodio un collega gli "presta" una pistola per difendersi in futuro, ma Arthur se la lascia cadere dalla tasca proprio durante un episodio lavorativo all'ospedale pediatrico e perde il posto. La stessa notte, mentre torna a casa in metropolitana ancora truccato da pagliaccio, Arthur viene aggredito da un gruppo ragazzotti bene, ma, stavolta, estrae la pistola e li uccide.
Una volta che i media diffondono l'identikit dell'assassino dei tre dipendenti di Wayne e che proprio lui definisce "dei clown"chi gode della loro morte solo perché erano più ricchi, si crea tra le classi sociali più disagiate un crescendo di identificazione nel misterioso giustiziere-clown e le persone iniziano a protestare contro Wayne mascherati da pagliacci . Intanto, Arthur fa delle scoperte schockanti su di sé e su sua madre e contemporaneamente vede Franklin farsi beffe di lui in televisione.
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Dopo un'attesa e un'hype ai massimi livelli, finalmente è uscito il capolavoro di Todd Phillips. Sì, l'ho già scritto: CAPOLAVORO. Perchè? Perchè non è affatto la solita (con tutto il rispetto per gente come Nolan, Ledger e Bates, o Burton e Nicholson, sia chiaro) trasposizione di un cinecomics. No, non lo è.
Joker è il racconto di come una persona - chiunque - possa diventare "un mostro" a causa del male che gli viene perpetrato per una vita. Dall'infanzia ai ripetuti pestaggi insensati, all'esclusione da parte di una società malata ed egoista, all'abbandono anche da parte della sanità e delle istituzioni, Arthur Fleck sopravvive a Gotham, ma potrebbero essere gli attuali Stati Uniti d'America o l'Italia, purtroppo.
Non è la solita (bellissima) Gotham City gotica, grigia e decadente a cui siamo abituati, ma potrebbe essere una città qualsiasi. Il realismo di questo film fa male e non ci rende possibile odiare un criminale di tale portata avendo vissuto i suoi panni. Il caos sociale e la violenza in ogni angolo ci guidano attraverso il disagio di Arthur e la sua inevitabile e drammatica escalation.
La sceneggiatura di Phillips e Scott Silver è ricamata quasi del tutto sul protagonista e vediamo attraverso i suoi occhi come siamo capaci di nuocere anche gratuitamente sulle persone più fragili. Qualcuno dice che manca di trama perchè, in effetti, non accadono tantissimi fatti ma il punto è come lui li vive, come segnano il percorso e le scelte di una persona costretta a diventare terribile, quando sarebbe potuta essere anche adorabile.
E qui veniamo alla gamma espressiva di Joaquin Phoenix: almeno tre tipi di risata (realmente divertita, isterica, diabolica) oltre al difficilissimo riso/pianto che sicuramente verrà riconosciuto dall'Academy. Arthur è contemporaneamente fragile e letale, già da prima di perdere il barometro in maniera irreversibile e decidere di farsi chiamare Joker, il perfido buffone che NOI abbiamo voluto.
Dicevo che la trama non è presente in nessun lavoro DC o affini e questo film, più che i precedenti "Batman" e dintorni omaggia lo Scorsese di "Taxi Driver" e "Re per una Notte" ("The King of Comedy") e la presenza di Robert De Niro in un ruolo stranamente non troppo impegnato e al contempo fondamentale è una dichiarazione d'intenti. Anche Rupert Pupkin è un ultratrentenne che sogna di diventare un comico affermato, sebbene viva ancora con sua madre e non abbia una compagna. Accanito fan del comico e presentatore Jerry Langford, che da anni conduce lo show "The King of Comedy", dopo un incontro con lui comincia ad assillarlo nel tentativo di ottenere almeno un provino, e dopo svariati rifiuti da parte di Langford Pupkin...lo sapete!
La colonna sonora è in mano alla violoncellista e compositrice islandese Hildur Guðnadóttir, nota per le sue collaborazioni con i Pan Sonic e i múm e per la serie tv Chernobyl.
Per volere del regista stesso il budget è decisamente inferiore rispetto a quelli solitamente forniti ai cinecomic, e neanche la regia è quella di Nolan, perciò non aspettatevi nemmeno grandi effetti scenici: Phoenix ci regala il Joker più ruvido e punk di sempre.
Nota di merito finale: Phillips (noto autore di commedie) omaggia il pubblico di perle/risvolto tipico da thriller che non mi sogno neanche di rovinarvi raccontandole.
VOTO: 5/5
#jokerisme
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