“Ecco
il significato di vero amore”. A buon intenditori poche parole e,
nel frattempo, ci siamo lasciati alle spalle anche il sesto episodio
della settima stagione di American Story Cult che
, come come da tradizione della serie, inaugurata dal precedente
Roanoke, ha fatto
coincidere l'episodio di metà stagione con un plot twist
che ha, per molti versi, mescolato parecchie carte in tavola.
I
primi minuti di episodio sono un mezzo inganno. Veniamo subito
catapultati nella famosa sequenza di cui, stando alle parole di Ryan
Murphy, sarebbero state tagliate alcune scene in seguito alla
sparatoia di massa di Las Vegas. Dopo avere assistito ai primi minuti
di Mid-Western Assassin,
viene certo da domandarci cosa sia stato esattamente tagliato. La
scena non è esplicita, ma è ugualmente brutale. Il suono di spari
interrompe un comizio e, dopo essersi concentrati su Ivy che si porta
in salvo, veniamo accompagnati fino al corpo accasciato sul palco,
scoprendo che si tratta del personaggio interpretato da Evan Peters,
Kai Anderson. Gli agenti irrompono sulla scena del crimine e un'Ally
armata di pistola viene costretta ad alzare le mani in segno di resa.
Cos'è successo? Prendiamo un bel respiro e procediamo con ordine.
Con
il gioco di flashback,
e ora di flashforward,
col quale abbiamo ormai cominciato a familiarizzare da due episodi a
questa parte, gli autori continuano a svelare tutti gli altarini
senza tralasciare nulla, o quasi.
Per
esempio, tutti coloro che come noi ritenevano un po' debole il
movente che ha spinto Ivy a unirsi al culto di Kai sono statoi
accontentati. Dopo la scena della sparatoia si fa infatti un salto
indietro e ci viene mostrato quando Winter fa incontrare Kai e Ivy,
poco dopo il sequestro e la conseguente liberazione di Gary. Ivy si
trova a confessarsi con il leader,
inizialmente opponendo resistenza, poi liberandosi di tutti i pesi
che convergono in modo sconcertante attorno ad un unica figura: Ally.
Dalla nascita di Oz, di cui Ally è la vera madre (altra cosa di cui
abbiamo finalmente certezza) il rapporto tra le due si è incrinato.
Il voto elettorale di Ally ha poi fatto il resto.
Un'Ally
che nonostante tutto torna a essere protagonista assoluta
dell'episodio e della quale riprendiamo in mano la storyline,
dopo la famosa rottura con Ivy, che ora sappiamo essere stata parte
di tutto il piano. Ally ha ricevuto da Meadow la stessa verità di
cui siamo venuti a conoscenza negli ultimi episodi. È tutto
collegato, Kai è alla guida di una setta di cui fanno parte tutti
quelli che apparentemente erano coinvolti e anche di più. Tutti e
anche di più, tranne il Dottor Vincent, il cui collegamento alla
setta di Kai è ancora ignoto, nonostante il legame fraterno che li
unisce.
Meadow
viene riacciuffata e Ally decide di andarla a liberare, sfuggendo
insieme alla donna e rifugiandosi proprio dal Dottor Vincent. Meadow
racconta ad Ally il motivo che ha spinto il marito prima a fingerne
la scomparsa e poi a tentare di seppellirla viva. Veniamo a sapere di
come Kai aveva fatto breccia nel fragile cuore di Meadow, finché
quest'ultima non aveva sentito il ragazzo rivolgere le stesse
identiche attenzioni anche ad Ivy. Sentendosi tradita, Meadow decise
di lasciare il culto. Kai fu quindi costretto a sbarazzarsene,
affidandola ai due amanti.
Ally
affida Meadow nelle mani del dottore e va a chiedere aiuto all'unica
che sembra avere il potere per fermare Kai Anderson e sufficiente
influenza sull'opinione pubblica per sostenere la sua causa, o quanto
meno crederle. Lo avevamo annunciato, Mid-Western Assassin
avrebbe rappresentanto il ritorno di Mare Winningham, questa volta
nei panni di un personaggio positivo, tale Sally Kefler, degna
concorrente politica di Kai.
Ally
riesce a ottenere l'appoggio della donna, la quale, fin troppo
prevedibilmente, pochi minuti dopo si trova morta sul pavimento del
proprio soggiorno in seguito all'intervento di Kai e compagnia. La
scena, sicuramente gonfia di pathos
e tuttavia un vero spreco (Winningham e Roberts si contendono il
ruolo più breve in Cult)
funge da pretesto per fare in modo che Ally riconosca la propria
moglie dietro la maschera elefantina di Ivy.
Quando
Ally torna dal Dottor Vincent, Meadow è ovviamente scomparsa. La
versione del dottore sembra essere poco credibile, dopo avere negato
la versione di Ally la donna avrebbe lasciato volontariamente lo
studio.
Nella
scena seguente, siamo nuovamente al comizio tenuto dai sostenitori di
Kai Anderson. È il presente, l'assetto temporale è tornato al suo
posto mentre Ally si fa strada tra la folla. La donna, tuttavia, non
impugna alcuna pistola. Scopriamo allora che a sparare è Meadow, la
quale, oltre ad abbattere alcune persone ai piedi del palco, spara a
Kai, colpendolo a una gamba. Mentre Ally tenta di fermare la
carneficina, Meadow finisce con il suicidarsi.
Un
flashback conclude
l'episodio, spiegandoci come, durante il sequestro di Meadow, Kai
avesse sfruttato le sue debolezze per archittettare il finto
tentativo di omicidio il giorno del comizio. Meadow avrebbe dovuto
farlo avvicinare alla morte, per far sì che il popolo potesse godere
della sua resurrezione.
I
livelli maniacali sono evidenti, tuttavia Kai ha ottenuto il
risultato sperato. Ally è in manette e non ci sarebbe da stupirsi se
il titolo dell'episodio si rifacesse al suo soprannome dopo
l'epilogo di un episodio scoppiettante e senza dubbio equivalente a
un punto di non ritorno, come d'altronde è stata la maggior parte di
questa stagione.
Sappiamo
in parte cosa ci aspetta da qui in avanti. Assisteremo ad una
ricostruzione di culti storici come la Factory di Andy Warhol e la
Family di Charles Manson, ma abbiamo ancora da capire dove andranno a
parare un risorto Kai
e suo fratello, il cui ruolo è l'ultimo mistero rimasto ancora in
piedi.
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