Apple TV l'ha fatto di nuovo. Dopo aver sfornato titoli seriali estremamente notevoli, ne sforna uno altrettanto notevole, che con soli due episodi è riuscito a mettere in campo tutte le sue migliori qualità. Pluribus, serie TV che segna il ritorno alla televisione dello sceneggiatore Vince Gilligan (la mente dietro Breaking Bad e Better Call Saul, nonchè autore di numerosi episodi di The X-Files), è un racconto apparentemente banale e che sa di già visto, ma che, una volta iniziato, cattura e trascina lo spettatore in una storia estremamente stratificata e analizzabile su più livelli.
1x01: We Is Us
Diretto e scritto da Vince Gilligan
"Your life is your own."
La serie si apre con un episodio pilota potentissimo, come non se ne vedeva da tempo, capace di far immergere nella storia con maestria e una perizia tecnica di non poco conto. La storia, come menzionato in apertura, ha un sapore di già visto: Carol Sturka (Rhea Seehorn), una scrittrice disillusa della vita, diventa l'improbabile "eroina" dopo che una misteriosa epidemia colpisce quasi tutta la popolazione mondiale, trasformando chi è infetto in un involucro senz'anima, affetto da una strana euforia e connesso a una collettività. Naturalmente si scopre che Carol, e pochi altri, sono immuni dalla malattia, scaturita, a quanto si capisce dalle battute iniziali della serie, da un segnale radio che replica la struttura del RNA, e ciò porta a un conflitto assimilabile sia fisicamente che psicologicamente. Che la serie sia una sorta di parabola del mondo all'indomani della pandemia da Covid-19 o un racconto prettamente più psicologico, volto a criticare la falsa felicità e normalità veicolata in maniera sempre più aggressiva dai social media, ciò non cambia il fatto che siamo di fronte a una storia tanto affascinante quanto dettagliata. Già da questo pilot, Gilligan mette in campo tutta la sua esperienza registica, rendendo una scena tanto banale come quella in cui Carol cerca di portare la sua compagna Helen in ospedale una vera opera d'arte, fatta di tensione e inquadrature perfette, dove Carol è circondata da un orda di persone, che rimanda alle scene più celebri dei zombie movie, ma in maniera elegante. E il finale dell'episodio, dove l'entità collettiva creata dalla malattia pone come suo obiettivo assimilare Carol, crea l'immagine che verrà portata avanti per tutta la serie, ovvero l'individuo, con i suoi pensieri e le sue emozioni, che si contrappone al sistema, sempre più piatto e fallace. Non potevamo chiedere inizio migliore.
1x02: Pirate Lady
Diretto e scritto da Vince Gilligan
"-As we speak, no one is being robbed or murdered. No one is in prison. The color of one’s skin, by all accounts, now meaningless. All zoos are empty. All dogs are off their chains. Peace on earth.
-Assuming that’s even true… Ask yourselves what’s been lost."
Il secondo episodio riparte da dove era finito il precedente e, usando un espediente narrativo caro a Gilligan sin dai tempi di Breaking Bad, l'azione si apre con una situazione apparentemente scollegata dal resto della storia, dove viene mostrata una donna, infettata dalla malattia, intenta a compiere un viaggio. La donna in questione è Zosia (Karolina Wydra), la quale è diretta ad incontrarsi con Carol, intenta a seppellire Helen, una delle tante vittime della malattia (da notare come Zosia sia terribilmente somigiliante al protagonista maschile della saga letteraria scritta da Carol, che inizialmente, come fatto notare da quest'ultima, doveva essere una donna). Zosia spiega a Carol che gli umani infetti e sopravvissuti sono parte di una mente alveare, denominata come gli Altri, elemento che per gli spettatori più fissati, dimostri il sottile e manifesto affetto per Gilligan per una certa serie di nome Lost, il quale, assieme alla fissa per gli aerei (la compagnia aerea è la stessa di Breaking Bad e Better Call Saul, la Wayfarer), costituisce un indizio non indifferente. Ma si scopre anche che se Carol ha reazioni emotive particolarmente forti davanti a un infetto, questo porta a una crisi che coinvolge tutto l'alveare e che causa la morte in alcuni di loro, elemento che potrebbe essere interpretato come una metafora della passività come arma di controllo. Non a caso, quando Carol si incontra con gli altri immuni, fra cui spicca Koumba Diabaté (Samba Schutte), un riccone amante dello svago (che si permette il lusso di farsi dare come aereo privato l'Air Force One), questa vede un muro, rappresentato dalla passiva accettazione di tutti gli altri del nuovo status quo mondiale. Questo scontro viene evidenziato nel dialogo dove Carol fa' notare agli altri immuni che, se da una parte il mondo non conosce più distinzioni e discriminazioni di vario tipo, dall'altra parte questa nuova situazione vede la morte dell'individualità e della personalità, in uno dei momenti più elevati della serie. E, nonostante le reazioni negative di Carol continuino a provocare vittime e crisi globali, lei non intende accettare passivamente quanto sta accadendo, ma tale atteggiamento la porta ad agire in maniera più intelligente, visto che a fine episodio accetta di unirsi a Zosia e Koumba, dopo che questo ha richiesto la prima come compagna sessuale. Un secondo episodio che mantiene in maniera egregia il livello del precedente, pur muovendosi su un terreno meno concitato e più dialogico.
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