DOCTOR WHO - Recensione dell'episodio 8x03 "Robot of Sherwood"


Salve whovians e benvenuti ad una nuova recensione!
Devo dire che questa settimana sono rimasta davvero stupita da “Robot of Sherwood”, il promo non mi aveva colpita molto e credevo sarebbe stato l’ennesimo flop di Mark Gatiss.
Invece , il signor Gatiss mi ha sorpresa, generalmente gli episodi scritti da lui mi annoiano e non li gradisco troppo (fatta eccezione per “Victory of the Dalek”). Sono contenta di poter dire che “Robot of Sherwood” è stato simpatico e divertente, si è staccato dalla trama principale della stagione, ma neanche di troppo perché i riferimento a questa fatidica “terra promessa” ci sono stati. Si, perché questi robot, come i droidi di “Deep Breath”, avevano una navicella da riparare e da dirigere verso questo luogo dove pare abiti la misteriosa Missy.
Bisogna dire però che In generale l’episodio si è svolto molto tranquillamente, non vi è stata tensione o azione, ma semplicemente si è trattato di un’altro viaggio del Dottore e Clara che si sapeva fin dall’inizio che sarebbe andato a finire tutto per il meglio.


Non appena il Dottore mette un piede fuori dal TARDIS si ritrova faccia a faccia con Robin Hood, e fra i due scatta subito una competizione.
Il fatto è che sia Il Dottore che Robin vogliono interpretare il ruolo dell’eroe e nel farlo diventano comici, mentre per ironia della sorte Clara si ritrova a far la parte di quella con la testa sulla spalle per così dire, tant'è che lo Sceriffo la considera il capo del gruppo.
Inizialmente credevo che il Dottore non potesse tollerare Robin solo per il fatto che non riusciva a concepire la sua esistenza, ma proseguendo con la visione dell’episodio li vediamo sempre in continua competizione che personalmente non capisco, voglio dire, non ho mai visto il Dottore comportarsi in questo modo. Forse perché temeva che Robin potesse rubargli la scena? Dato che è sempre lui ha risolvere tutto e a riportare la pace e l’armonia, ed effettivamente io stessa l’ho visto messo un po’ da parte.


Sono sempre più felice che il Dodicesimo Dottore sia Peter Capaldi, non sono riuscita ad accettarlo subito anzi all’inizio non riuscivo nemmeno a formulare un opinione su di lui, ma dopo tre episodi posso dire che per questo personaggio migliora sempre di più.
Infatti, non vedo l’ora di vedere tutti gli episodi, non solo per la curiosità di sapere cosa ha in serbo per noi questa stagione, ma anche per vedere nuovi sviluppi caratteriali di questo nuovo Dottore.
Ancora però non riesco a comprenderlo del tutto, in questo episodio in particolare ha fatto un gesto che mi ha lasciata un po’ perplessa. Quando Marion lo ringrazia con un bacio sulla guancia, lui reagisce come se non fosse mai stato toccato da un essere umano prima d’ora.

Piccola parentesi: nella scena iniziale dell’episodio vediamo che il Dottore mentre parla con Clara scrive quelli che sembrano dei ragionamenti su una lavagna, ma sono completamente incomprensibili. Mi chiedo di cosa si tratti visto che è dallo scorso episodio che scrive, e io sono dell’opinione che potrebbe avere a che fare con il prossimo episodio, “Listen”.


Le guest star di questo episodio, Tom Riley e Ben Miller, sono state eccezionali! Hanno saputo interpretare i loro ruoli in maniera superba.
In parte sarà stato merito degli attori, ma in generali tutti i personaggi sono stati costruiti bene e hanno contribuito a rendere l'episodio di qualità.
Inutile dire che Robin Hood e la sua banda mi hanno fatto sbellicare dalle risate, ma anche il Dottore non è stato da meno, specialmente quando non riusciva a capacitarsi della loro esistenza o per via delle sue innumerevoli battute nei confronti di Robin.


Ma come alla fine di ogni storia si giunge ad una morale, dopo tante risate e un lieto fine arriva la parte un po' più seria dell'episodio, il saluto di Robin al Dottore.
Il discorso non fa una piega, entrambi pretendono di essere degli eroi ma in fin dei conti non lo sono, entrambi sono dei racconti, ma soprattutto entrambi sono delle leggende.
Mi piace questa idea di pensare al Dottore come una leggenda, per in fin dei conti lui non muore mai grazie alla sua capacità di rigenerarsi e così sono le leggende. Rimangono impresse nella nostra memoria collettiva, come dei racconti, come delle storie che non finiscono mai.



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Articolo di Ambra Gallo

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