PERSON OF INTEREST - Recensione 4x18 "Skip"+Promo 4x19


Questa settimana non possiamo non iniziare la recensione scrivendo:
“Attento a ciò che desideri!”
Perché diciamo questo?
E’ molto semplice. 

Non possiamo negare, pur non essendo mai state (e mai lo saremo) delle shipper, di aver sempre desiderato di vedere Root con Harold.
Abbiamo sempre percepito il legame speciale tra i due e da brave fan sane della serie (ci interessa prima di tutto che la storia si mantenga a livelli buoni e i personaggi mantengano la loro coerenza) a noi andava bene, anzi benissimo che i due fossero grandi amici.
Ora Nolan e co ci hanno rifilato una sorpresa in questo “Skip”.
Una sorpresa dolceamara, come si suol dire.

 Root, pur di salvare la vita ad Harold, è andata contro il volere della Macchina, ha tentato di uccidere una donna, ha distrutto il troian che Finch aveva preparato per Samaritan e ha anche hackerizzato la mail del suo Harry per mentire alla suddetta donna.
Ora per quanto ci sforziamo viene davvero difficile pensare che Root non abbia perso la testa per Mister Finch.
"Non mi importa se non siamo più amici, l'importante che sei vivo!" e
"Farei qualsiasi cosa per te!".
Con buona pace di certe fan, è ovvio che Root sia innamorata di Harold!
E’ la prima volta che Root va contro in maniera così radicale al suo dio personale, ovvero la Macchina.
E’ vero, aveva rifiutato il suo invito a fermare la ricerca di Shaw (e aveva fatto bene), ma qui siamo andati davvero oltre.
Cosa possiamo dire?
E’ una questione davvero complicata.
Da una parte c’è Root, che giustamente non vuole più perdere nessuno, come lo stesso Harold, e quando sente che questi è in pericolo, decide di buttare in fumo l’unica possibilità che i nostri hanno di fermare Samaritan. L’amore è una forza ma anche una debolezza. Inutile negarlo.
Dall’altra abbiamo Harold che aveva creato un piano geniale, tramite Beth, la sua vecchia conoscenza di Hong Kong, per intrufolarsi nel cuore del loro mortale nemico. E quando si rende conto di quello che vuole fare Root, arriva a tentare di suicidarsi.
Chi ha ragione e chi ha torto?

 Non amiamo questi giochetti.
Se vogliamo essere lucide e pragmatiche la ragione forse starebbe un po’ dalla parte di Harold, d’altro canto andare a fare i kamikaze, perché di fatto quello era, non sappiamo quanto sia salutare.
Dopotutto Root ha fatto ciò che Harold le ha insegnato ovvero tener conto delle vite in gioco, certo in questo caso ha privilegiato la sua, a scapito di un’altra, ma è sicuramente un passo avanti rispetto a chi considerava la vita umana meno di zero.
Siamo dispiaciute che il piano di Finch sia andato in fumo? Sì.
Ma siamo anche contente che lui sia ancora vivo, quindi cari Root ed Harold uno pari e palla al centro. Speriamo che i vostri problemi si risolvano per il bene di tutti, dato che unito il team Machine funziona meglio. Poi se finirete insieme, va bene, ma se non ci finirete va bene uguale.

L’altra cosa interessante dell’episodio è che Harper, la possibile sostituta di Shaw nel team Machine, ha ricevuto dei messaggi da quest’ultima. Ovviamente lei non lo sa, ma Reese, dopo aver salvato le chiappe a lei e ad una cacciatrice di taglie in cerca di vendetta, lo capisce quando la ragazza le rivela di aver ricevuto informazioni utili da un misterioso hacker, che lei credeva essere Finch ma invece dal nickname, John riesce a riconoscere lo zampino della creatura di Harold.
E qui poniamo un’altra questione. Perché la Macchina ha mandato dei messaggi ad Harper? Sappiamo che i fan ultra di Root non la prenderanno benissimo visto che lei ha sempre avuto un particolare legame con la Macchina, ma quest’ultima pare che stia imparando a comportarsi da umana e nel contempo sa che sta combattendo una difficile guerra, quindi le servono alleati e forse non può più fidarsi dell’instabilità della nostra Miss Groves.

 Un episodio tutto sommato migliore del precedente che riprende a piene mani una delle due storie principali di questa ultima stagione e ci offre sicuramente degli spunti di riflessione interessanti. Lo si potrebbe anche definire un episodio centrato sulle varie sfaccettature dell’amore. E’ un amore fraterno spezzato quello che porta Frankie Wells (Katheryn Winnick, guest dell’episodio, famosa per essere Lagertha in Vikings), la cacciatrice di taglie, nuovo numero segnalato dalla Macchina, a braccare l’omicida per vendicarsi; è sicuramente amore quello che porta Root a dire ad Harold: “non mi importa se non siamo più amici, basta che tu sia vivo” e vale lo stesso per quanto riguarda Reese e la psicologa Iris. Se però nel primo caso veniva mostrato nei suoi aspetti più deviati e deleteri, possiamo ipotizzare e sperare che quest’ultimo sia quello più positivo. 

Se nella precedente avevamo espresso dubbi sulla scrittura, sulla trama e sulla chiarezza o meno di idee, questa volta invece non posso far altro che fare i complimenti agli autori per non averci portato a una soluzione facile, e anche un po’ scontata forse, di una questione davvero molto complicata che merita ponderazione e tempo. Inoltre abbiamo assistito alla completa trasformazione di Root da assassina indifferente e senza cuore, a una donna che non solo ha accolto gli insegnamenti ricevuti ma è in grado persino di amare, di anteporre gli interessi di molti per quello di una persona: Harold Finch. Ancora non sappiamo se costituirà in futuro un punto debole o di forza.

 Ci riesce difficile a questo punto tentare anche solo di prevedere come potrebbe andare a finire la lotta tra la Macchina e Samaritan. Crediamo che l’unico modo per saperlo davvero è aspettare i prossimi episodi e vedere dove Nolan e Co hanno intenzione di portarci.



Vi ricordiamo che questo martedì Person of Interest va di nuovo in pausa e tornerà il 7 Aprile sulla CBS, con “Search and Destroy”, di cui potete trovare qui sotto il promo.





Recensione redatta da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia.


Non perdere neanche una notizia! Seguici su Facebook e Twitter.
Condividi su Google Plus

Articolo di Silvia Azzaroli

0 commenti: