Il Racconto dei Racconti, o forse la Delusione delle Delusioni


Nel corso del '600, uno scrittore di Giugliano in Campania di nome Giambattista Basile cominciò a raccogliere diverse fiabe, in giro per l'Italia e l'Europa, e le unì tutte in una raccolta in lingua napoletana di nome Lo cunto de li cunti ("Il racconto dei racconti"), pubblicato tra 1634 e 1636, postumo, da parte della sorella di Basile. L'opera, che ha ispirato scrittori successivi come i Grimm e Hans Christian Andersen, è stata trasposta in un film dal regista italiano Matteo Garrone (noto per Gomorra e Reality) in un film omonimo, con un cast per lo più internazionale ma girato completamente nel Bel Paese.

Nonostante queste premesse molto positive, tuttavia, il film, presentato anche al Festival di Cannes, si è rivelato un'amara delusione.

Girato tra Toscana, Lazio, Abruzzo, Sicilia e Puglia, Il Racconto dei Racconti prende in considerazione tre fiabe tratte dall'opera: La Regina, La Pulce e Le due vecchie. Nella prima, una bellissima ma crudele regina (Salma Hayek) è disposta a tutto per avere un figlio: a seguito di un magico rituale, però, una serve avrà un figlio del tutto identico al suo; anni più tardi, il rapporto fraterno tra i due causerà non pochi fastidi alla regina. Ne La Pulce, un distratto Re (Toby Jones) comincia a crescere una pulce, praticamente dimenticandosi della figlia (Bebe Cave), desiderosa di un marito: il tentativo di rimediare a ciò, da parte di suo padre, sarà disastroso. Infine, in Le due vecchie, un lussurioso re (Vincent Cassel) si invaghisce di un'anziana donna (Shirley Anderson) dopo averla sentita cantare, ma senza averla vista in faccia; la donna è convinta da sua sorella (Hayley Carmichael) ad ingannare il re per ottenere dei benefici.
L'autore originale

Nonostante abbia molto apprezzato la fotografia di Peter Suschitzky (recentemente visto in Maps to the Stars di David Cronenberg) e l'interpretazione di Salma Hayek, Il Racconto dei Racconti soffre di numerosi problemi, tra cui una regia senza personalità, alcune interpretazioni deboli e una visionarietà ridotta all'osso. Soltanto pochissime scene, la maggior parte delle quali già visionabili nei trailer, riescono a catturare la fantasia e l'attenzione dello spettatore. Per il resto si assiste ad un lento e silenzioso spettacolo in cui molti personaggi sono solo tratteggiati, senza mostrare con particolare impegno la loro personalità. Anche la sceneggiatura, dunque, è un altro punto carente di questo film.

Un peccato, perché si parla di un esperimento molto interessante: un fantasy di produzione, almeno parziale, italiana. Anche gli effetti speciali sono di prim'ordine, ma non riescono a tappare l'enorme falla di questo film: l'essere senza personalità, senz'anima, come se Garrone, un regista cui l'autorialità non manca, avesse acceso la telecamera e se ne fosse andato. Un peccato, perché questo film ci sta rappresentando a Cannes, dove non è stato recepito con eccessiva positività. Un peccato, perché era finalmente l'occasione di dimostrare come il fantasy possa essere fatto (bene) anche nel nostro paese.

In definitiva: non lo consiglio, per lo meno, al cinema. La curiosità è legittima, ma è più conveniente risparmiare ed andarsi a vedere Mad Max, o aspettare qualche giorno per il nuovo film di Sorrentino, Youth - La Giovinezza. Se mi è permesso un parere più personale, questo film è anche una delusione anche per il sottoscritto, che lo attendeva da diversi mesi.

Voto generale: 5/10

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Articolo di Klaus Heller

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