Youth - Il testamento della giovinezza di Paolo Sorrentino


Come al solito, ogniqualvolta esce un nuovo film di Paolo Sorrentino, la critica italiana si divide tra chi lo celebra come una delle pochissime direzioni valide del cinema italiano, e chi lo boccia aspramente ed a priori giudicandolo pedante e noioso.
Naturalmente, questo solo in Italia. All'estero, Sorrentino è ritenuto uno dei più sensibili e potenti registi in circolazione, ultimo rappresentante di quel cinema italiano sognante e splendente, tipicamente felliniano.
Il suo ultimo lavoro, Youth - La Giovinezza, secondo film non italiano dopo This Must Be the Place, è un nuovo trionfo, seppure non ai livelli del capolavoro La Grande Bellezza.

Girato in un hotel vicino Davos, Svizzera, ambientazione condivisa con il suo Le Conseguenze dell'Amore e, per la natura del posto, con 8 1/2, Youth narra delle vacanze estive di due anziani amici: Fred Ballinger (Michael Caine), un compositore inglese in pensione, e Mick Boyle (Harvey Keitel), un regista al lavoro, insieme ad un gruppo di sceneggiatori, al suo ultimo film, definito il suo "testamento spirituale". In mezzo, si mettono le storie della figlia di Fred (Rachel Weisz), abbattuta dalla separazione dal marito, e di Jeff Tree (Paul Dano), un abile attore celebre solo per aver interpretato un super eroe. Tutto ciò permettera a Fred e Mick di riflettere sulla loro sopraggiunta vecchiaia, e su quella avventurosa giovinezza che ora gli sembra tanto lontana.

Come ogni film di Sorrentino, Youth è carico sin da subito di autorialità ed anima: la scena iniziale, un piano-sequenza di almeno tre minuti su una giovane cantante all'opera su You've got the love dei Florence and the Machine, è qualcosa di spettacolare, tanto onirico quanto reale. Già da questo potete comprendere come Sorrentino non si sia fermato con La Grande Bellezza: ha ancora voglia di raccontare, di fare grande cinema, di mostrare a tutti la sua abilità nella regia; un peccato di superbia che molti gli fanno pesare, ma che il sottoscritto ritiene invece dovuto. L'autore napoletano è ben coadiuvato dalla fotografia di Luca Bigazzi, suo storico collaboratore, con toni accesi ma mai eccessivi. E poi, come non parlare della musica, altro elemento tipico dei film di Sorrentino: in questo caso, importante tanto quanto il silenzio e la calma, onnipresenti nelle scene all'aperto, nella pace delle Alpi, dei prati immensi e delle foreste. Stranianti, poi, le urla ed i rumori che spezzano quella calma apparente, possano essere due amanti o soltanto una cartaccia sfregata.


Ma in questo film, Sorrentino non si ispira più al solo Fellini. Evidenti i richiami, ad esempio, al cinema di Terrence Malick, ad una dimensione maggiormente filosofica e interiore, ma non sempre onirica. Le riflessioni su temi spesso solo effimeri, come, appunto, la giovinezza, eppure terribilmente reali. La presenza di Jeff Tree e la sua situazione rimandano non poco a Birdman, il cui tema centrale è esemplificato anche dalla presenza dell'enorme sosia di Diego Armando Maradona, parodia del campione che un tempo è stato, seppure mantenga intatto il suo talento.
Anche l'amore non è esente da riflessioni: la storia tra Fred e sua moglie, che diventa eco di quella tra Laura, sua figlia, ed il marito, e la relazione di quest'ultimo con la vuota e orribile amante, la pop-star Paloma Faith. Ma anche l'amore di Mick Boyle per il cinema, il suo unico, vero amore, lo stesso di Sorrentino per l'arte di raccontare storie, storie di giovinezza e di vecchiaia.

In definitiva, trovate del tempo e godetevi questo nuovo, incredibile lavoro di Paolo Sorrentino. Non è ai livelli del suo capolavoro, La Grande Bellezza, ma rimane comunque un film estremamente maestoso e significativo.

Voto globale: 8/10


Non perdere neanche una notizia! Seguici su Facebook e Twitter.
Condividi su Google Plus

Articolo di Klaus Heller

0 commenti: