LUKE CAGE - Recensione Prima Stagione


Pochi giorni fa Netflix ha rilasciato l'intera prima stagione di Luke Cage, la nuova serie a tema supereroico legata alla collaborazione con la Marvel.

Proviamo a fare una prima considerazione su questa nuova serie ragionando sul prodotto in sé e sul panorama di questo tipo di serie, fuori e dentro Netflix.

[SPOILER]


Per gli amanti dei supereroi, gli ultimi 10 anni sono una vera e propria Golden Age. Tra cinema e tv, tra Marvel e DC Comics più qualche prodotto indipendente, i prodotti audiovisivi tratti dai fumetti sono tanti e vari. C'è chi dice che il mercato sia saturo, chi afferma che questi prodotti non abbiano nulla da dire al di là di una messa in scena di effetti speciali senza sostanza. Una analisi organica di tutti questi prodotti sarebbe tema per un libro (o una enciclopedia...) ma proviamo a ragionare un momento almeno sui prodotti televisivi approfittando per fare un primo bilancio su Luke Cage.

Non mi piacciono i confronti di corto respiro, il decidere se la Marvel produca prodotti migliori della Dc Comics: si tratta di produzioni sempre molto complicate e ricche e l'apprezzamento dipende molto dalla fascia d'età, dalla passione per l'argomento, dal singolo prodotto. Le generalizzazioni non aiutano mai anche se è sicuramente possibile identificare un progetto di base. La Marvel ha il merito di aver rilanciato il genere nel 2008 con Iron Man e da lì è stata una escalation di prodotti sempre più spettacolari, a volte riusciti, a volte meno. La Dc Comics sta tentando la stessa via ma, fino ad ora, non è riuscita ad ottenere gli stessi successi, in termini di incassi ma, soprattutto, in termini di critica. La Marvel presenta un progetto più organico che è approdato anche in tv nel 2013 con Agents of Shield, la serie trasmessa dalla ABC e che è la più diretta derivazione del MCU.


Ma la Marvel ha anche esplorato nuove forme produttive e narrative ed è in questa ottica che si inquadrano i prodotti Netflix. Ad oggi abbiamo due stagioni di Daredevil, una di Jessica Jones, ora Luke Cage e, in arrivo, Iron Fist, The Punisher e The Defenders, con quest'ultima che è la serie che radunerà questi supereroi sotto lo stesso tetto. Ma chi sono questi protagonisti? Da più parti sono stati etichettati come "Avengers minori" poichè se gli Avengers salvano il mondo e combattono gli alieni, questi eroi affrontano temi più mondani come la piccola delinquenza, le inflitrazioni mafiose, lo stalker di turno, le autorità corrotte. Un nemico, quindi, realista e vicino, molto vicino alla geografia urbana, quella di New York che diventa co-protagonista di queste serie, che ci si trovi a Harlem o Hell's Kitchen. Inoltre, questi eroi sono accomunati da una certa omogeneità sull'origine dei poteri che derivano da esperimenti o incidenti.


Nello specifico, Luke Cage è ambientato ad Harlem ed il quartiere è sempre in primo piano, inquadrato o citato nella narrazione. La serie si presenta immediatamente con una ampia e rilevante presenza di temi sociali come il razzismo e la violenza sulle persone di colore. Non a caso Luke Cage gira con una felpa con cappuccio come molte delle vittime di colore della polizia americana. La compotente razziale è primaria in questa serie tanto che negli Stati Uniti i critici che hanno criticato la serie sono stati accusati di razzismo.
 

Luke Cage è una serie che affronta il tema razziale con il suo cast praticamente tutto di colore, la scelta musicale, le problematiche affrontate. Sono di colore i buoni e i cattivi, la polizia e i criminali. Per questo Luke Cage è già importante per sé: la rappresentazione conta e non solo nella presenza di attori/attrici di colore come aiutanti, amici o, comunque, relegati in ruoli secondari ma come protagonisti.

Detto questo, Luke Cage è un ottimo prodotto ma non tutto funziona. Alcuni difetti li condivide con Daredevil e Jessica Jones, altri sono intrinsechi nella serie. Proviamo a comprendere meglio cosa funziona bene e cosa meno.
13 episodi sono troppi?
Lo standard dei 13 episodi è quello ottimale per una serie che viene rilasciata tutta in un'unica soluzione. Consente di vedere una serie in binge watching in un week end (ed infatti il rilascio avviene solitamente il venerdì) e comunque ha abbastanza episodi da riempire diverse serate se si preferisce una visione più diradata. Un tale formato, però, ha regole narrative proprie che si avvicinano più ad un film lungo che ad una serie classica. Nel caso di Luke Cage, la storia a volte gira a vuoto e perde organicità. In alcuni casi, il protagonista stesso non sembra sapere bene cosa stia facendo e le sue azioni sembrano pensate a caso e poco coerenti con ciò che gli accade intorno. Ad esempio, prima Luke è restio ad entrare nel vivo dell'azione, poi opera nell'ombra, poi la sua immagine diviene pubblica senza che questo gli causi nessun problema da parte delle forze dell'ordine, poi diventa un pericolo pubblico e solo alla fine emerge che si tratta di un noto ricercato scappato di prigione. Oppure tutta la backstory della prigione che è un po' tirata via. Probabilmente la storia avrebbe girato meglio se si fosse sviluppata in 6/7 episodi concentrandosi su meno nodi narrativi.

Il passato di Luke
Luke Cage aveva debuttato in Jessica Jones intrecciando con la donna una breve storia sentimentale e scoprendo che proprio Jessica era responsabile della morte della moglie. Qui lo ritroviamo ad Harlem che lavora come assistente di un piccolo barbiere locale e sguattero in un nightclub ancora tormentato dal suo passato. La storia della moglie sembrava dovesse avere un peso rilevante ma qui il personaggio si vede solo a sprazzi e senza avere un peso narrativo forte, non più comunque del medico che aveva fatto esperimenti su Luke che, a sua volta, avrebbe potuto avere un ruolo maggiore e viene tirato in ballo solo quando Luke è ferito.

Il cast
In generale, il cast ampio funziona. I personaggi che circondano Luke, anche quelli che appaiono brevemente, sono in ruolo e ben disegnati. Tra tutti spicca la sempre brava Rosario Dawson che con il suo ruolo lega insieme le varie serie anche se la storia d'amore con Luke sembra un po' forzata visto che aveva flirtato anche con Daredevil. 
I cattivi
Cattivi al plurale perchè in Luke Cage ce ne sono diversi e non sempre è un bene. In una serie così breve forse sarebbe stato meglio concentrarsi su un unico cattivo mentre qui se ne contano almeno quattro che in diversi momenti della storia prendono il sopravvento. E specialmente lo scontro con Diamondback, fratellastro di Luke, non colpisce perchè la storia è un po' troppo banale e portata avanti troppo velocemente, non consentendo allo spettatore di sentirsi coinvolto.
Luke Cage vs Mike Colter 
Mike Colter ha definitivamente il fisico per essere un Luke Cage convincente ma la sua recitazione convince meno. Colter risulta troppo ingessato nel suo ruolo, poco tridimensionale nella sua interpretazione e quando si trova in scene meno di azione e più sentimentali, la sua recitazione è poco drammatica tanto che in alcuni momenti in cui si affrontano tematiche più delicate, i dialoghi di Luke rasentano la banalità.
Misty Knight
Il personaggio di Misty in questa prima stagione non ha il braccio bionico che ha invece nei fumetti. Qui è una poliziotta onesta che cerca di far prevalere la giustizia ma il personaggio mostra atteggiamenti contrastanti e un po' schizofrenici risultando poco delineata.

La colonna sonora
Uno dei punti di forza della serie è la musica che richiama pezzi classici dell'hip hop e vede anche una comparsata di Method Man in persona. Quello che stona è che a volte gli interventi musicali extradiegetici sembrano fuori tono e con effetto anticlimax.

Il legame con il Marvel Cinematic Universe
Tanti i riferimenti al MCU. La battaglia di New York è citata in più occasioni. I proiettili che possono ferire Luke sono di origine aliena (Chitauri). Claire è il legame tra le serie Netflix e afferma più volte di conoscere un "buon avvocato". Stan Lee appare in foto. Trish Talk è in radio. Molti i riferimenti a Justin Hammer e alle sue armi. Giocare con le Easter Eggs e le citazioni è parte del divertimento di questo tipo di serie ed il pubblico è scaltro a scovarle. L'unica cosa che non torna è che qui ci troviamo in un universo nel quale sono stati approvati gli Accordi di Sokovia però nessuno ne parla.

Concludendo, la serie funziona a tratti ma le produzioni Netflix-Marvel sono comunque di alto livello con valori produttivi enormi rispetto allo standard dei network generalisti. L'impressione è che i critici abbiano un debole per queste produzioni e parlo non solo di queste specifiche di Netflix ma quelle in generale dei network via cavo a pagamento (da HBO in giù) ed ogni volta che un nuovo prodotto arriva sul mercato nessuno osa muovere troppe critiche negative. Come sempre, comunque, pur restando in una fascia qualitativa alta, non tutti i prodotti sono allo stesso livello ma è comunque positivo che ci sia così tanta varietà poichè, a mio parere, il pubblico non si stufa di un determinato tipo di prodotti se questi sono avvincenti e ben strutturati.


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Articolo di Barbara Maio

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