Avete
ritrovato volti familiari, ma non è più la città immersa nei boschi che conoscevate.
Tra
i molti scioccanti elementi del “nuovo” Twin Peaks, il più sconvolgente è il
suo stile visivo.
La
morbida e sgranata qualità delle prime stagioni, i suoi toni caldi, le tonalità
anni 50 e le luci in stile soap-opera sono quasi del tutto spariti. Ora,
26 anni più tardi, la pellicola è stata rimpiazzata dalla limpida fotografia
digitale.Le
immagini hanno preso tinte meno luminose e con varie sfumature grigie.
Ma,
lontano dal tentativo dei trucchi usuali che segnano l'arte cinematografica
comune alla tv di prestigio, Twin Peaks trasuda meticolosità nella sua
tavolozza visiva.
Il
regista, David Lynch, ha girato questi nuovi episodi con le stesse impostazioni
delle prime stagioni, soltanto la tecnologia è cambiata, il look è stato
aggiornato, e già questo ci può dare qualche indizio su dove potrebbe portarci
Twin Peaks nel 2017.
Le
prime due ore di Twin Peaks: The Return, andato in onda con incredibili
aspettative la scorsa notte, inizia con una scena tratta dalle prime serie.
“Ci
rivedremo tra 25 anni” dice Laura Palmer all’ Agente Cooper nella stanza rossa
della Loggia Nera, e dopo una sigla d'apertura accompagnata dalla musica di
Badalamenti, ritorniamo nel mondo di Twin Peaks.
Lo
percepiamo diverso, ed è giusto sia così. Il tempo è passato e Lynch non è
intenzionato a ignorare la cosa.
L'impostazione
visiva ricorda molto le sperimentazioni di Lynch nel suo ultimo lungometraggio,
Inland Empire.
Il
sonoro e l’immaginario inquietante di quel film e dei cortometraggi che Lynch
ha finora prodotto sono adesso presenti in Twin Peaks.
Lo
stile da soap-opera surrealista e fantasy delle prime stagioni ci sembra
rassicurante a confronto.
Lynch
si è spinto in una nuova dimensione dell’horror, consapevole della tecnologia della
sua camera e della tecnologia che porta sullo schermo. Un mondo, un tempo
caratterizzato dalla pellicola sgranata e un pizzico di nostalgia, viene ora
ripreso con una piega elettronica, e come Lynch inizia a esplorarlo di nuovo,
le sue rigide e moderne strutture sembra come se debbano crollare.
Per
una serie che potrebbe rappresentare poco più che un’ altra reunion, Twin
Peaks: The Return è senza dubbio indifferente dall’appagare il suo pubblico.
Lo
stile digitale è solo un segnale, anche il resto dello show risulta atipico.
Mentre la serie riprende dal finale
cliffhanger della seconda stagione, con l’Agente Cooper intrappolato nella
loggia nera e il suo doppleganger libero nel mondo esterno, Lynch e il suo
co-creatore Mark Frost non rispettano le aspettative degli spettatori che
volevano rivedere la loro città falegnamesca preferita e i suoi personaggi.
Ritroviamo
comunque questi personaggi. La prima nuova scena della serie, dopo la sigla di
apertura, mostra il Dr. Jacoby; e per tutte le prime due ore, i personaggi
spaziano dall'Agente Cooper, a Shelley e James e Ben e Jerry Horne; persino
Laura, Leland e Sarah Palmer fanno la loro comparsa. È presente anche la
signora ceppo, ci viene mostrata durante le telefonate con il vice sceriffo
Hawk.
Ma
insieme a queste facce conosciute (di cui molto ci dovrà venir mostrato ancora)
Lynch ha messo insieme un nuovo numeroso cast che include alcune facce famose.
Ashley Judd è presente, e così anche Jennifer Jason Leig.
Nel
frattempo, nel Sud Dakota, Matthew Lillard viene arrestato per un efferato
omicidio. Infatti, non è stato solo il cast è allargarsi.
Questo
ritorno a Twin Peaks sconfina dalla sua originale località. Non ci sono solo
scene in Sud Dakota ma alcune sono persino ambientate a New York.
Una
ripresa dall’alto dei grattacieli di New York di notte è quasi come un
apparizione sconvolgente nel mondo di Twin Peaks, più di quanto avrei potuto
immaginare.
Il
doppleganger di Cooper ora vagabonda in giro, è a tutti gli effetti un
criminale, porta una giacca di pelle e buffi capelli lunghi quasi ridicoli.
Cosa stia combinando non è del tutto chiaro, se non che stia cercando di
evitare di ritornare nella Loggia Nera, ma dovrà certamente uccidere molte
persone lungo la strada.
La
trama di Lillard è maledettamente spaventosa, stupida e strana, e il modo in
cui si interseca con il doppleganger è intrigante e sorprendente.
Nel
frattempo, a New York, un ragazzo siede in una stanza e osserva una grossa scatola
di vetro aspettando che accada qualcosa, e quando qualcosa finalmente accade, è
uno dei momenti più inquietanti degli anni della tv , come solo David Lynch
poteva offrirne.
Interminabili
viaggi nella Loggia Nera, con le sue tende rosse gli strani luoghi e l’evoluzione
del braccio portano un surreale terrore.
Nuove
località e nuovi personaggi riempiono la storia in modo quasi disordinato, ma
in qualche modo ordinato allo stesso tempo. Cosa abbiano a che fare le varie
trame l’una con l’altra è qualcosa che tutti cercano di indovinare a questo
punto, ma questo non è il punto da cui cominciare.
Come
per le serie precedenti, il significato potrebbe essere ricercato nelle
atmosfere. Con 16 ore a disposizione, Lynch ha molto spazio per muoversi con
quelle ambientazioni, ma dall’inizio è chiaro che il suo interesse negli orrori
del male hanno preso una piega più moderna e tecnologica.
In
queste due prime ore almeno, lo show ha presentato uno estraniante ritorno a un
mondo familiare sconvolto dal passare del tempo.
Sembra
diverso, lo sentiamo diverso e questo è più che spaventoso, ma farci provare
queste emozioni è esattamente ciò che David Lynch voleva.
Fonte:Esquire
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