PRISON BREAK - Interviste a Wentworth Miller

I fan di Miller e di Scofield saranno lieti di leggere la traduzione di questa serie di mini interviste in cui l’attore risponde a domande sul protagonista, sul finale e sul futuro (ipotetico) di Prison Break.



Spero che vi sia piaciuta la nuova stagione tanto quanto a noi è piaciuta girarla. Con tanto affetto. - W.M.

P.S. Le D&R seguenti sono state realizzate via email.

P.P.S. Spoiler a seguire.
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HOLLYWOOD REPORTER
Cosa hai pensato del modo in cui è finita la storia di Michael - finalmente a casa e in pace, forse per la prima volta in assoluto nella serie? Prevedi un ritorno di Prison Break più avanti in futuro? Ci sono altre storie da raccontare su Michael Scofield?

Michael è a casa ma non so se è in pace. Capisci, ha vissuto un incubo. Per anni. E ora è tornato. È tornato dal mondo dei morti. È di nuovo insieme alle persone che ama ma credo che sarà ossessionato da quell’incubo. Per molto tempo. Penso che potrebbe sviluppare paranoia, insonnia, ansia... forse provare un latente interesse perverso per cose oscure. Cose illecite. Se ci saranno nuove storie da raccontare, potremmo magari partire da lì. Con il ritorno non-così-liscio di Michael alla vita civile.
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HUFFPOST
Cosa significa per te che Prison Break abbia incluso persone e storie LGBT, sia sullo schermo che dietro le quinte, nel revival?

Ovviamente, sono a favore della presenza sullo schermo di personaggi gay. Quanti più possibile. Ma va fatto nel modo giusto. Con rispetto. Penso che nel primo Prison Break ci fosse una grande diversità. E avere personaggi gay nel reboot è stata una naturale evoluzione. Non averne sarebbe stato strano. Non al passo con i tempi. Detto ciò, sono consapevole del problema, della questione più grande, riguardo al fatto che i personaggi gay sembrino esistere soltanto per poi essere uccisi. Per aumentare il tono drammatico. Se Prison Break andrà avanti, se continueremo ad avere personaggi LGBTQ, vorrei che arrivassero a vedere i titoli di coda.

E cosa speri rimarrà alle persone della tua eredità come attore gay dichiarato in una serie d'azione rivolta a ragazzi di tutto il mondo?

Quando sono sul set, sono lì per fare il mio lavoro. Sono lì per colorare il mio angolino nell'universo di Prison Break. Non penso al fatto che stia mandando messaggi sulla visibilità omosessuale. Il che non significa che non vengano mandati dei messaggi. Credo che sia proprio la mia presenza sulla scena, come attore gay dichiarato, ad essere di per sé significativa per alcuni spettatori. È significativo vedere un protagonista gay in questo genere di universo macho-retro. Tante persone lo seguono solo perché vogliono divertirsi. E va benissimo. E poi ci sono altre persone che amano Michael Scofield ma che forse non amano le persone gay e ora si chiedono se questo vuol dire qualcosa, il fatto che stiano venerando come un eroe questo personaggio interpretato da un attore che sanno essere gay. Ma è una cosa che devono elaborare da soli. Non è affar mio.

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AFP NEWSWIRE
Immaginavi di ritornare a questo personaggio?

No, all’inizio no. Avevamo fatto morire il mio personaggio. Due volte. Pensavo di aver chiuso con Michael.

Come credi abbia reagito il pubblico al ritorno della serie?

Le persone si erano affezionate molto ai personaggi. A Michael, a Sara, a Lincoln… Questa è stata una delle ragioni principali per cui abbiamo riportato indietro lo show. Non ho letto tutti i commenti lasciati sulla mia pagina social ma, da quelli che ho visto, sembrano aver apprezzato molto.

Avevi rivisto la serie dopo che era finita? Hai dovuto rivederla e rifare il punto della situazione per poter andare avanti con questo progetto?

Di solito non guardo le cose in cui ho recitato. E non c’è stato tempo per guardare tutti gli 81 episodi della serie originale prima di iniziare a girare il reboot perché stavo lavorando in Legends of Tomorrow. Con Dom. Siamo passati direttamente da lì a Prison Break. Con giusto una settimana di pausa tra l’uno e l’altro. Ho dovuto solo fidarmi del fatto che Michael Scofield fosse ancora da qualche parte dentro di me. E c’era.

E dopo PB?

Comparirò ancora in qualche episodio di Legends e The Flash l’anno prossimo e dopo… non so. Vedremo.

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ET ONLINE
A stagione finita, cosa hai apprezzato di più nella storia di Michael Scofield in questi nove episodi?

L’aver esplorato il suo lato oscuro. Nella serie originale, non importa quante persone morissero o quante vite venissero rovinate dai meccanismi che lui metteva in moto, c’era sempre questa implicita, ostinata percezione che nonostante tutto Michael fosse l’eroe. Non l’anti-eroe ma l’eroe. Uno dei buoni. Nel reboot, ci siamo sporcati le mani. Penso che abbiamo restituito una visione più realistica di chi sia Michael e di ciò che ha fatto. E il prezzo è stato alto. Per tutti.

Hai mostrato sfumature diverse di Michael in questa stagione che non avevamo mai visto nella serie originale. Era più vulnerabile e più propenso ad affrontare le sue emozioni. In che modo questi sette anni lontani da casa hanno influito sulla sua psiche?

Ne è stato profondamente ferito. Senza dubbio. Ma è ancora in piedi. Credo sia questa una delle ragioni per cui lo show è piaciuto. Credo che noi tutti siamo attratti dalle storie in cui c’è qualcuno che soffre enormemente, che lotta contro le più dure avversità e riesce a venirne fuori, a superarle. Piegati ma non spezzati. È d’ispirazione.

Qual è stata per te la scena più difficile da girare a livello emotivo?

Tutte. Michael ha sempre carne al fuoco. E muri da superare. E qualcuno che gli dà la caccia. E qualcun altro che conta su di lui. E qualche problemuccio da dover risolvere alla MacGyver. È tutto ad alto rischio e con i minuti contati. Tutte le volte. In tutte le scene.

Nel finale sembra che Michael possa essere finalmente una famiglia con Sara e suo figlio. È questo il loro lieto fine?

Dipende dalla tua definizione di “lieto”. È di nuovo con le persone che ama? Sì. È in pace? Con tutto quello che ha fatto e con l’uomo che è diventato? Non lo so. Potrebbe non essere possibile per lui. Non dopo quello che ha passato.

Michael non ha avuto l’opportunità di fare il padre. Che tipo di padre credi sia?

Assente. Fino ad ora. Michael è stato un fratello grandioso ma come padre è un foglio bianco. Ma credo che basterà un po’ di pratica perché ne venga a capo. Alla fine. Poi un giorno suo figlio andrà da lui e gli dirà “Papà, posso farmi un tatuaggio? Mi piacerebbe vedere la faccia che farebbe.


Fonte: Wentworth Miller 




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Articolo di Heather Purple

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