A soli due episodi dalla fine, questa sedicesima parte porta avanti la trama principale e storyline non ancora risolte per prepararci all’ultimo atto di questo film, con un ritorno che aspettavamo dal primo episodio e a cui Lynch ha saputo prepararci creando un impatto emozionale che sarebbe stato difficile produrre negli episodi precedenti.
Il
tempo delle teorie è finito e non ci resta che guardare e assistere a un finale
che ci lascerà orfani di un qualcosa che non riavremo più.
“Noi siamo come il ragno.
Intrecciamo
la nostra vita e poi ci muoviamo lungo di essa.
Siamo
come il sognatore
Che
sogna e poi vive nel sogno.
TWIN PEAKS - "Who is Judy?" Ricapitoliamo in attesa dell'episodio 16 "No Knock, No Doorbell"
Un altro sogno questo Return di Twin Peaks che sta per concludersi e da cui verremo risvegliati definitivamente lunedì mattina.
“Il tempo sta per scadere,
ciò che ero non sarò mai più.
Strade giuste mai intraprese.
Un futuro abbandonato è caduto come un sasso,
ma ora non c’è più, è svanito”
canta Eddie Vedder al RoadHouse e sembra parlare della storia di Cooper. Il suo doppio è andato in giro per il mondo per 25 anni, negandogli la sua vita, distruggendo i suoi affetti e infangando il suo buon nome.
Il
male striscia ancora nel mondo, e ci
sono tutt’ora strade oscure da percorrere, proprio in apertura di questa
sedicesima parte. Mr C e Richard hanno continuato il loro viaggio, in macchina,
in silenzio. Se hanno parlato o si sono detti qualcosa, è off-screen, ma il
loro legame e le dinamiche relazionate a Audrey, sono state spiegate da Lynch in
maniera elegante, diluendo un concetto che forse si sarebbe potuto riassumere
in poche battute, in diversi episodi, lasciando indizi, che diventano una
conferma al saluto di Mr C a Richard. “Goodbye, my son”.
Lo
sacrifica senza rimorso, con anzi un certo divertimento nel pronunciare il
saluto, una scena cupa, che ci mostra ancora una volta il male e la corruzione
che il doppleganger porta con sé e che assume sfumature differenti quando la
seguiamo filtrata attraverso un Jerry Horne che litiga col suo binocolo,
facendo diventare comico il tutto.
Mr C voleva verificare due delle coordinate
ottenute e che corrispondevano tra di loro e ha trovato la giusta cavia. Considerato come frigga sul posto Richard, si
trattava di una trappola e di un modo per catturare lui e BOB di nuovo nella
Red Room. Non è certo se Richard sia morto o possa essere finito in qualche Loggia, ma
vista la presenza di Jerry Horne, scelta non casuale, Mr C non è poi tanto distante da Twin Peaks.
Mr
C ha peraltro ottenuto in tutto tre coordinate, da Ray (che le ha avute da
Hastings, grazie alla segretaria) da Diane e da Jeffries, quali delle due
coordinate corrispondevano ?
Non
abbiamo mai visto il foglio che gli aveva passato Ray e abbiamo visto solo
parte delle coordinate di Diane e di Jeffries.
Ray
e Jeffries potrebbero avergli mentito e in qualche modo erano anche in contatto
(Jeffries lo ha chiamato ma non sappiamo quando o perché) e le uniche coordinate
esatte potrebbero essere quelle di Diane dato che le ha prese direttamente dal
braccio di Ruth.
TWIN PEAKS - "Coordinates, plus 2". Ricapitoliamo e approfondiamo fatti e personaggi dell'episodio 12 in attesa del 13 "What Story Is That, Charlie?"
TWIN PEAKS - "Coordinates, plus 2". Ricapitoliamo e approfondiamo fatti e personaggi dell'episodio 12 in attesa del 13 "What Story Is That, Charlie?"
L’attesa
per il ritorno di Dale Cooper ormai era diventata direttamente proporzionale a
quella per questo ritorno dopo 25 anni. Per il suo risveglio abbiamo dovuto
aspettare solo una settima nella linea temporale degli eventi della stagione,
ma per noi diluiti in sedici episodi, in un odissea di un Cooper intrappolato
dentro se stesso che disinnescava ogni situazione diventando per tutti un arma
anti-garbomonzia. Un aspetto che non ha perso il nostro agente speciale che al
suo risveglio, grazie a un interpretazione brillante di Kyle MacLachlan, torna
a essere il Dale Cooper di 25 anni fa, l’Agente Speciale che tutti aspettavamo
torna sulle note di Falling, commuovendoci nel rivederlo attivo al cento per
cento, così come lo ricordavamo. “I am the FBI” rimarrà nella storia della
televisione, un momento d’antologia che riassume un intero personaggio.
Gli
anni nella Loggia non lo hanno incattivito, a contraddistinguerlo è sempre la
sua bontà d’animo e il suo codice morale. Ha parole buone per tutti gli amici e
le persone con cui Dougie ha costruito legami in questi episodi. Ringrazia
Bushnell e i Mitchum e ha maturato un sincero affetto per Janey- E e Sonny Jim.
Cooper anche se non del tutto se stesso, ha vissuto questi giorni da Dougie e
ha memoria del calore e dell’affetto ricevuto dalla famiglia Jones, questo ha
reso il loro addio molto triste, un qualcosa che non si sarebbe potuto creare
risvegliando Cooper all’inizio della serie, con una Janey-y cosciente che quello
non è suo marito ma che lo ringrazia per ciò che ha fatto per loro.
“Un
giorno mi rivedrete varcare di nuovo quella porta rossa, e non me ne andrò più
via”
“Ho
bisogno che tu ne faccia un altro” chiede a Mike dandogli una ciocca dei suoi
capelli, chiedendogli se aveva un seme per creare un altro Dougie da mandare a
Janey-y e al figlio, forse questa volta un marito degno di loro, vista la “base
buona”.
Perché
questo è il meglio che può fare per loro, lui non è Dougie e non lo sarà mai, e Dale Cooper non può
imprigionarsi in una vita non sua, non è da lui e non sarebbe corretto,
perché comunque non sarebbe mai il loro Dougie.
La
biglia dorata, ciò che era rimasto di Dougie Jones, era un seme, evidentemente
la base per creare degli esseri umani partendo da un dna, magari utilizzando
una sorta di trasmutazione alchemica.
I
semi per creare persone, Lynch li aveva utilizzati anche nel cortometraggio
“The Grandmother” dove un bambino cresciuto in una situazione familiare di
abusi utilizzava un seme per fare crescere qualcuno che potesse amarlo anche
grazie alle cure e alla forza del pensiero, forse già a richiamare i Tulpa che
vediamo in questo Return.
La parola Tulpa, ci viene ancora nominata da
Tammy ed è su questa che dobbiamo fare affidamento, pronunciata alla vista di
Diane venire risucchiata nella Red Room in seguito ai loro spari.
TWIN PEAKS - "Who is the dreamer?" Ricapitoliamo in attesa dell'episodio 3x15 "There's some fear in letting go"
TWIN PEAKS - "Who is the dreamer?" Ricapitoliamo in attesa dell'episodio 3x15 "There's some fear in letting go"
“Qualcuno ti ha fabbricata”
“Lo so. Fottiti”
|
Laura
Dern ha accompagnato il suo amico David Lynch fin qui in questo Return, creando
un personaggio misterioso, imperscrutabile e che scopriamo in questo episodio
essere un manufatto al pari di Dougie Jones, in una sequenza inquietante e che
ci ha tenuto tutti col fiato sospeso.
:
- ) ALL le scrive Mr C. un messaggio che li collega l’uno all’altro e se sembra
con prepotenza chiedere tutte le coordinate complete, mi fa pensare le ordini
di uccidere Gordon Cole e gli altri (kill 'em all) e allo stesso tempo lo smile inquietante
rimanda al sorriso di BOB e sblocca dei ricordi nella memoria di Diane, che combatte tra se stessa e ciò per cui è stata creata in una scena preceduta dal
mix di American Woman di Lynch.
Il
racconto di quella famosa notte è agghiacciante, Mr C abusa di lei per poi
portarla al Convenience Store.
“Questa
non sono io”
“Io sono
alla stazione dello sceriffo”
Che si stia riferendo a Naido ? Fino a questo episodio, sapevamo che fosse importante, ma la relazionavamo a Judy o a un entità della Mauve Zone di una qualche importanza. Eppure, forse è potuta sopravvivere alla caduta, finendo nel nostro mondo proprio magari perché in realtà è umana e gli appartiene. Fisicamente Naido non ha nulla dei tratti somatici di Laura Dern, ha gli occhi tappati e non può vedere e si esprime con versi scimmieschi, ma il suo aspetto potrebbe essere stato camuffato, stravolto dai Woodsman, impedendole di vedere e di esprimersi per rivelare la verità e impedire al Cooper nella Loggia di riconoscerla. In fondo, forzando un po', possiamo notare come Diane sia vestita all'orientale e abbia l'eyeliner che fa un po' gli occhi a mandorla.
Come dal Convenience sarebbe potuta arrivare alla Mauve Zone, non è chiaro. Forse il Fireman è intervenuto muovendola al pari di un’altra pedina. L’origine terrestre di Naido come Diane, spiegherebbe anche perché non è stata riportata nella casa del Fireman, quando avrebbe potuto riportarla al sicuro. Naido per altro, sembra l’anagramma di Diane con l’unica differenza nella o e nella e finali. Forse è solo una coincidenza e una forzatura, ma non si sa mai.
Certo,
prima di vedere Laura Dern impersonare la famosa segretaria di Cooper, avevo
sempre pensato alla possibilità che Diane non fosse affatto reale, ma una sorta
di “amica immaginaria”, una personificazione del registratore, con la funzione
di un diario (simile a quello di Laura peraltro) a cui Cooper poteva affidare
i suoi pensieri più intimi, per processarli.
Con FWWM, e la scena dei famosi Missing Pieces in
cui Cooper gioca e si fa bello con una Diane sapientemente nascosta dall’inquadratura,
questa teoria sembrava essere sfatata. E Laura Dern poi, ha dato un volto e una
forma a un personaggio diventato assolutamente reale. Ora invece ci viene detto
che non era una persona in carne e ossa, ma un tulpa fabbricato. È vero che
nella mitologia di Twin Peaks sembra che per fare un tulpa serva per forza di
cose un originale da cui partire, ma mi chiedo se Cooper, tanto legato al
pensiero tibetano, non abbia pensato con così tanta costanza a Diane da
renderla reale senza nessun seme o aiuto dalla Loggia, e che in realtà, l’originale,
non sia altro che l’inseparabile registratore di Cooper, rimasto chiuso per
tutti questi anni in un cassetto nell’ufficio dello sceriffo a Twin Peaks.
In tutto ciò, la storyline di Dougie Jones non
manca i regalarci attimi di grottesca comicità, prodotti, questa volta, da personaggi
secondari. I furgoncini dell’FBI di Las Vegas e di Hutch e Chantal si ritrovano
in Lancelot Court l’uno davanti all’altro, e l’FBI non si pone domande su un
furgone chiaramente appostato e fermo, uno stallo sbloccato poi in maniera surreale,
a causa di una lite per il parcheggio che finisce in sparatoria e segna la
giusta fine pulp per due attori che hanno lavorato con Tarantino.
Pensare che due killer del genere vengano fatti
fuori da un vicino di Dougie per il parcheggio, sembra assurdo, ma non stona
per nulla nel mondo di Lynch.
“Che razza di quartiere è questo?”
“La gente è molto stressata Bradley”
|
I Mitchum assistono alla scena dalla casa di
Dougie, in cui poco prima avevano sfilato con tanto di Limousine e furgone per
rifornirla di cibo.
Sono dei personaggi divertentissimi, non si
possono non amare, e come dice Dale Cooper hanno dimostrato di avere un cuore d’oro.
È stupendo anche il fatto che Cooper dal loro punto di vista risulti più strano
di Dougie. Si stupiscono tutti della sua scioltezza e loquacità, lo trovano
strano, tanto da pensare che siano effetti collaterali del coma.
Come avevamo predetto dall'inizio, la vera star dell'intera playlist della Roadhouse è Eddie Vedder, giustamente atteso sino al momento del cruciale del risveglio del nostro caro Dale. Era evidente che l'uomo in balia del tempo che sta per scadere (prima della fine del mondo?) e che non sarà più esattamente se stesso come una volta, fosse l'agente protagonista della serie più bella di sempre.
La canzone è in pieno stile Vedderiano ma probabilmente qualche indirizzo su quali punti toccare gli è stato dato dal Maestro. Il brano è tutt'ora inedito, non è stato caricato neanche su Spotify, e resta da vedere se farà parte anche di un album del cantautore o se sarà solo nella colonna sonora della serie, in imminente uscita. Lynch - evidentemente - sa a quali livelli artistici non vanno aggiunti effettacci di tuning o filtri vari, e Vedder è anche l'unico a cui è stato risparmiato un brutto playback. Pfiuuu!
Vorrei sottolineare un fatto importante ai fini della mitologia della serie, Eddie viene accreditato come Edward Louis Severson III, suo nome vero, che però non ha utilizzato mai, e ribadisco MAI, in nessuno concerto o album o altro, avendolo ripudiato in quanto appartenente al pessimo padre che abbandonò lui e sua madre quando era ancora un ragazzino. Vedder, infatti, è il cognome di questa splendida donna, che impegnò la propria fede nuziale per poter comprare la prima chitarra a quello che divenne poi uno dei più grandi artisti di sempre, talmente erano rimasti in condizioni di povertà.
E avere un bel nome doppio quanto può aver fatto gola a Lynch? Probabilmente è così che Laura Dern, amicissima del nostro da sempre, ha instillato nel regista la goccia che lo ha fatto ingaggiare. E noi ci becchiamo questa meraviglia esattamente un attimo prima che venga il turno di un'altra meraviglia: Audrey.
"Fisso il mio riflesso fino al midollo
Occhi confusi ricambiano lo sguardo
Pieni di biasimo e compassione"
Il futuro di Cooper non è il solo a essere mutato a causa del doppleganger, anche ciò che Audrey è oggi, forse in parte lo deve a lui. “Non sono più me stessa, non mi sento io” diceva Audrey un paio di puntate fa in un inquietante somiglianza con la disperazione di Diane.
Al
RoadHouse, sulle note di Eddie Vedder fa il suo ingresso Audrey Horne, al braccio
di Charlie. Una scena che mi ha fatto temere tutte le nostre teorie fossero
errate, ma poi viene richiesta a gran voce la danza di Audrey, in un richiamo
nostalgico ad'una adolescenza sognante ormai andata perduta, le note della
Audrey’s Dance suonano senza una band, né altro accompagnamento, come se la musica dalla mente di
Audrey arrivasse fino a noi. Tutti le fanno largo e la nostra regina balla al
centro della pista, immergendo il RoadHouse in una dimensione onirica che ci fa
dubitare di tutto ciò che abbiamo visto in quel luogo finora.
Notiamo un anello al suo dito incredibilmente simile all’anello del gufo, celato a sufficienza dalle luci perché non si veda chiaramente. E' per la maggior parte del tempo nero e a un certo punto diventa improvvisamente verde, come gli occhi dei felini nel documentario che guardava Sarah a inizio stagione. Un gufo sembra anche averlo tatuato sul braccio, il simbolo della caverna, analogo ai marchi della Signora Ceppo e del Maggiore Briggs. Ma Lynch non lo inquadra sufficientemente bene da farcelo vedere in maniera inequivocabile, ovviamente. Un marito geloso scatena una rissa (di nuovo) e improvvisamente la musica diventa drammatica e si interrompe, così come il nostro sogno danzante.
Notiamo un anello al suo dito incredibilmente simile all’anello del gufo, celato a sufficienza dalle luci perché non si veda chiaramente. E' per la maggior parte del tempo nero e a un certo punto diventa improvvisamente verde, come gli occhi dei felini nel documentario che guardava Sarah a inizio stagione. Un gufo sembra anche averlo tatuato sul braccio, il simbolo della caverna, analogo ai marchi della Signora Ceppo e del Maggiore Briggs. Ma Lynch non lo inquadra sufficientemente bene da farcelo vedere in maniera inequivocabile, ovviamente. Un marito geloso scatena una rissa (di nuovo) e improvvisamente la musica diventa drammatica e si interrompe, così come il nostro sogno danzante.
“Voglio
andare via da qui” un forte rumore di
interferenze elettriche e la nostra Audrey viene inquadrata davanti allo
specchio, in una stanza da un bianco luminoso e accecante.
Bellissima
e sconvolta, conclude l’episodio in un cliffhanger che ci prepara alla fine.
Dov’è la nostra Audrey e chi è Charlie?
Dov’è la nostra Audrey e chi è Charlie?
Ho
sempre pensato che coma o no, sia intrappolata in qualche loggia e lo penso
ancora. Quello che è indubbio è se sia intrappolata nel legno, dove ascolta i
discorsi del Raodhouse, e vaga in una dimensione onirica, accompagnata da un
entità della loggia o da un semplice parto della sua mente per farsi compagnia.
Vederla effettivamente però, in un RoadHouse moderno, in cui canta Eddie
Vedder, fa sorgere delle domande su quanto il RoadHouse sia reale o se solo
questa volta è un parto della mente di Audrey.
L’introduzione
dei Tulpa però, ha aperto ad oggi una nuova possibilità, se la Audrey che
abbiamo visto finora, non fosse altro che un manufatto, fabbricato da Mr C
chissà per quale motivo ? Questo spiegherebbe la frustrazione di Audrey, il non
sentirsi sé stessa, l’essersi ritrovata spostata a un uomo come Charlie (che
forse è lì per sorvegliarla?) immobile e imprigionata in una vita infelice di
cui è incapace di disfarsi. E l’originale è riuscita a “svegliarsi” ,
intrappolata in qualche dimensione, ovunque sia, in un riflesso allo specchio
che ricorda le inquietanti possessioni di BOB, e il gioco dei doppi tanto caro
a Lynch.
“Fear the Double” era il messaggio nascosto
nella libreria dei BookHouse Boys nel libro di Frost.
Questo
renderebbe reale il RoadHouse, lo metterebbe definitivamente sul piano reale,
ma non spiegherebbe del tutto per quale motivo Audrey non viene mai contattata
da nessuno riguardo ai crimini di suo figlio, né interpellata riguardo alla
famosa visita del falso Dale Cooper mentre era in coma.
Eppure
quelle frasi, quella confusione e quel tormento tanto simile a quello mostrato
da Diane sembra portarci nella direzione dei Tulpa.
La
nostra Audrey riuscirà a salvarsi, capiremo qualcosa di più della sua
situazione?
“Una
fragile esistenza con echi di rabbia
Non
riesco a smettere di sanguinare nè a fermare le lacrime dagli occhi
Da
qualche parte esiste un noi con una vita migliore
Con
Dio a farci da testimone ma lui non testimonierà
Ma ora non c’è più, svanito
E
io sono quello che sono
Ciò
che avrei potuto essere non avrò mai l’occasione di esserlo”
Tutti
i personaggi che abbiamo amato, a volte hanno avuto un lieto fine, come Ed e
Norma, altre non resta che immaginare una fine diversa dalla realtà come per
Bobby e Shelly, ma il passato resta tale e non si può più tornare indietro.
La
partita a scacchi di Alice è quasi al termine e Mr C ha perso tutti i suoi
pezzi mortali, li ha liberamente sacrificati ? quante carte ha ancora in mano
da giocare?
“The past dictates the future” e “What is your name?” comporrano il doppio finale, Lynch è pronto all’ultimo atto, e forse sarà tutto un sogno, il nostro, il suo ? Un mondo che ogni personaggio ha costruito con i suoi timori, speranze e paure?
Come
Alice, sognata dal Re Rosso durante un suo sogno, in un gioco onirico di
scatole cinesi in cui non si sa chi stia sognando chi, ma non ha importanza, “Siamo
come il sognatore che sogna e poi vive
nel sogno” .
“Per il timore di sognare stanotte non si
dormirà
Morto
prima che arrivi il dolce
Vittime
o testimoni, verremo feriti”
Nessuno di noi dormirà stanotte, in piedi ad aspettare la fine di un sogno, in cui eviteremo di dormire per paura di svegliarci.
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