Thor:
Ragnarok non è un bel film.
Ma
non è neppure brutto.
O
meglio, è brutto, ma qualche dettaglio da salvare ci sarebbe.
Andiamo
con ordine, però, e partiamo dai personaggi.
Thor
non è più Thor: già nei due film precedenti era lontano anni luce
dall'epica e dalla maestosità dei fumetti, adesso è totalmente
perduto da qualche parte fra i Nove Regni. Se vi state chiedendo
perché, è presto detto: Peter Quill, lo Star-Lord dei Guardiani
della Galassia, vende di più,
ed ecco dunque che Thor diventa una parodia (anche se dovremmo
parlare di versione comica) di se stesso, fra battute fuori luogo e
senza senso; e, se nelle pellicole precedenti un po' di battute ci
stavano, poiché Thor si ritrovava sulla Terra in contesti a lui
ignoti, qui è invece conscio di tutto e gode nel fare battutine,
accentuando la totale trasformazione di carattere operata dagli
sceneggiatori. E questo fa ancor più arrabbiare se notiamo le
capacità attoriali che, fra le righe, Chris Hemsworth ha iniziato a
mostrare, ma invece no, perché sfruttarlo a dovere se invece possiamo usarlo per farlo schiantare al suolo con una pallonata in faccia, o possiamo farlo piagnucolare quando gli stanno per tagliare i capelli?
E
purtroppo non è l'unico personaggio toppato di brutto.
C'è
Mark Ruffalo/Hulk che mostra diverse volte il fianco all'idiozia
imperante, nonostante una scena che lo vede protagonista, forse
l'unica scena che abbia un po' di cuore in tutto il film, una scena che neanche a farlo apposta c'entra ben poco con la pelliccola, ma addirittura ha le sue radici in Avengers: Age of Ultron e nel rapporto fra Bruce Banner e la Vedova Nera.
Ci
sono personaggi che fungono solo da riempitivi e macchiette, basti pensare ai
gladiatori del pianeta Sakaar, che nei fumetti erano tanto monolitici quanto distanti dalla versione cinematografica. Korg, il giovane di pietra, nei comics era un orgoglioso combattente, qui è un ragazzino che si lamenta della mamma; Miek avrebbe dovuto essere una sorta d'insetto scaltro, qui è una specie di larva senza alcuna intelligenza.
C'è
Jeff Goldblum/Gran Maestro che è ai limiti della decenza, e
probabilmente sarebbe stato sopra le righe anche in un Guardiani
della Galassia, rendendosi
protagonista di alcune delle scene più stupide (sì, stupide, non
c'è altra parola per definirle). Volete un esempio: in una scena il Gran Maestro, questa sorta di onnipotente semidivinità dei comics, qui è ridotto a suonare la pianola, per dirne una.
C'è
Tessa Thompson/Valchiria su cui, nonostante mostri più carattere e
serietà rispetto alla media del film, avremmo diverse critiche da
muovere, come il domandare alla produzione quale senso ha farla entrare in scena ciondolante, in preda ai fumi dell'alcol.
C'è
Idris Elba che c'è e non c'è, e non se ne capisce la minima utilità
nell'avanzare della storia.
Ci
sono il demone Surtur e il lupo Fenris che peggio di così non
potevano essere raffigurati: deboli, assai inutili, ombre di quelli
che furono nei fumetti; e, soprattutto, visto che nel Marvel
Cinematic Universe gli
Asgardiani sono alieni e non divinità, che ci fanno un demone di
fuoco e un lupo gigante? Da dove arrivano?
C'è
Cate Blanchett/Hela. E' la dea della morte, è potentissima, è
temibile e via dicendo, ma è totalmente vuota. Da dove arriva? Dov'è
stata finora? Perché è arrivata adesso? Cosa vuole davvero? Perché
lo vuole? Nessuna di queste domande trova risposta nelle due ore del
film. Nota: dicevamo che nel Marvel Cinematic Universe
Asgard è uno dei pianeti che compongono questa serie di Nove Regni;
uno di questi dovrebbe essere Hel, il regno di origine di Hela. Beh,
nel film non si fa menzione di questo posto, uno dei tanti buchi di
sceneggiatura di cui parleremo fra poco. E oltre a questo, la cosa veramente più fuori dagli schemi di tutte: perché diamine dovrebbe essere la sorella di Thor e Loki? Davvero? Al di là del fatto che all'interno dello svolgersi della storia non ha alcun senso, non ha neppure una qualche radice nei fumetti o nella mitologia; nella mitologia norrena Hela è figlia di Loki e di una gigantessa, e nei fumetti la villain ha pure una sorta di amore morboso per Thor, volendo entrare in possesso della sua anima per l'eternità.
C'è
Tom Hiddleston/Loki che continua incorreggibile a fare Loki fin dalle
origini dei cinefumetti Marvel, quindi poco da aggiungere.
E
poi ci sono Anthony Hopkins/Odino e Karl Urban/Skurge, gli unici
personaggi positivi del gruppo. Il problema è che Odino fa poco più
che una toccata e fuga, e Skurge potremmo anche eliminarlo dal film e
nessuno se ne accorgerebbe.
Ma
a proposito di cose che potremmo eliminare, citavamo prima la
sceneggiatura e il fatto che è piena di buchi. Ecco, non solo Hela
non ha un'origine e il poco che sappiamo di lei è campato per aria, non solo hanno voluto mettere insieme personaggi
casuali in maniera casuale (Thor, Hulk, i moltissimi comprimari,
nemici relegati al ruolo di comparse e via discorrendo), ma ciò che
resta è pure amalgamato male, o meglio, non è amalgamato; sono
scene a caso senza alcun collegamento, senza che neppure abbiano una
disposizione logica durante la pellicola, saltando da una situazione all'altra, da un luogo all'altro, da una vicenda all'altra senza la benché minima coesione. L'unica cosa positiva che si nota
nella sceneggiatura è la “fumettosità” della storia (Craig Kyle
e Chris Yost, due dei tre sceneggiatori, sono scrittori di fumetti di
vecchia data), solo che se poi il risultato viene riempito di
situazioni insensate e battute sullo stesso livello, non si può
sperare che il film riesca a uscirne come bello o almeno passabile
(stiamo parlando di una scena che
cita La Fabbrica di Cioccolato in un film del Dio del Tuono, il cui nome per tutta la pellicola viene storpiato in "Zio del Tuono", eh).
Poi,
certo, ci sono anche lati, ma forse è meglio dire angoli, positivi.
I
costumi, gli effetti speciali e pure le scenografie sono ai limiti
della perfezione, fra computer grafica d'avanguardia e scelte che
richiamano l'arte dei fumetti degli anni '60 e '70 (anche se, però,
perché se nel Marvel Cinematic Universe Asgard è un pianeta
viene raffigurata come un'isola fluttuante nel cielo?)
La
musica si può salvare a metà, visto che nel suo mescolare i Led
Zeppelin con una colonna sonora che richiama gli anni '80, il theme
di Stranger Things
e sonorità 8 bit, risulta tutto sommato godibile (anche qui tuttavia
si vede tutto il debito nei confronti dei Guardiani della
Galassia).
La
regia di Taika Waititi è altrettanto buona, con diverse scelte che,
pur non essendo il top, sono comunque interessanti e coinvolgenti; il
problema è che, a fronte di tali scelte registiche che personalmente
sono state apprezzabili, torna poi in mente che molte delle battute
sono state inventate durante le riprese proprio dal regista stesso, e
la rabbia sale di nuovo.
E
sale anche perché poi potremmo annoverare fra le cose positive il
modo in cui Waititi ha gestito i combattimenti, così ben fatti, così
ben ripresi e montati, che vederli a confronto col resto del film fa
quasi male. Non c'è una scena di combattimento che dia adito a
critiche, e anzi trasudano quel poco di epica e grandiosità tanto
bistrattate nel resto delle scene.
Prima però di arrivare alle conclusioni, infine, le scene dopo i titoli di coda. Neanche quelle, che spesso hanno salvato i film Marvel Studios, hanno una qualche valenza. Una delle due, la prima, è il solito intro al prossimo step della saga Marvel, ovvero l'arrivo di Thanos e dei suoi sgherri (sperando non si mostrino in costume da bagno o con qualche altra idea geniale di sceneggiatori/registi). La seconda scena, tanto per ricordarci che film abbiamo appena visto, ha di nuovo come protagonista il Gran Maestro che, neanche a dirlo, ha di nuovo il ruolo di macchietta senza verve o cervello.
In sostanza, dopo la lunga cavalcata di colori ed effetti speciali che proseguono per l'intero Thor: Ragnarok, ci rendiamo conto che il film non può lasciare molto; questo a causa di quel grosso problema che sono tutto l'elenco di critiche che compongono metà di questa recensione.
In sostanza, dopo la lunga cavalcata di colori ed effetti speciali che proseguono per l'intero Thor: Ragnarok, ci rendiamo conto che il film non può lasciare molto; questo a causa di quel grosso problema che sono tutto l'elenco di critiche che compongono metà di questa recensione.
C'è
tutta questa serie di problemi, sinceramente insormontabili, che
fanno solo intravedere cosa doveva
essere il Ragnarok, e cosa invece è stato.
Perché
la trilogia Marvel Studios dedicata a Thor poteva quantomeno finire
in sordina, poteva terminare così com'era iniziata con film attorno
alla sufficienza, magari poco sopra, e invece scelte scellerate di
sceneggiatura, improvvisazione, montaggio (e non ultimo un doppiaggio
che fa immaginare che qualcuno in Italia abbia pensato bene di
calcare ancora di più la mano sulla “comicità” del film),
portano definitivamente ad affossare Thor e company.
Perché
Thor non era e non è mai stato questo.
Thor
non è Spider-Man.
Thor
non è Star-Lord.
Thor
non è Ant-Man.
Evidentemente
però gli sceneggiatori e il regista non lo sapevano.
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