Che dire?
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No, davvero... che dire?
Dopo tanto tergiversare abbiamo assistito col fiato sospeso alla resa dei conti tra i due fratelli, a conclusione di una storia che poteva essere comodamente raccontata in un film di novanta minuti compresi i titoli di coda.
Gli ultimi due episodi di questa miniserie che in tutto ne conta otto sono stati assai più facili da digerire, privi di tutte le lungaggini e i continui sbandamenti che gli autori hanno ben pensato di inserire nei precedenti sei.
Naturalmente in mano a qualcun altro non si sarebbe trattato di ore sprecate, bensì dell'occasione per esplorare la complessità dei personaggi e condurre lo spettatore lungo un viaggio fatto di emozioni prima ancora che di colpi di scena a base di superpoteri, magari portando avanti anche un po' di quella trama principale che alla fine si è risolta quasi tutta in due capitoli.
Voglio dire, gli episodi dal primo al sesto si possono riassumere davvero in due parole: Maximus prende il controllo di Attilan, la famiglia reale fugge sulla Terra, tutti si ritrovano e tornano su Attilan per detronizzare Max, il quale nel frattempo cerca con ogni mezzo di scoprire come ottenere una seconda Terrigenesi.
Certo, direte voi, così soprassediamo a trame cariche di spessore e sentimento quali quella dei coltivatori di marijuana o quella di Louise, senza dimenticare la perla rappresentata dall'incontro tra Gorgon e i surfisti più armati del pacifico.
Più o meno la nostra reazione |
Tornando all'episodio, ovviamente il protagonista assoluto risulta Maximus, qui entrato in piena modalità villain con tanto di meccanismo di autodistruzione e frasi come "Se non posso avere io Attilan, non l'avrà nessuno".
Poiché suddetto meccanismo prevede che Max ritorni nella sala controllo a reimpostare il conto alla rovescia ogni ora, ed essendo già passata mezz'ora, Black Bolt decide di accompagnare il fratello a fare due passi nei tunnel per evitare le guardie in superficie, poiché usare un minuto Lockjaw prima di affidarlo definitivamente a Medusa sembrava eticamente sbagliato in quel momento.
Per quanto riguarda la regina, assistiamo alla tanto bramata riunione con il personaggio che meglio rappresenta un po' tutta la baracca di Inhumans. E mentre ancora piangiamo commossi per il ritorno di Louise (che come ricordate avevamo previsto a suo tempo), le due amichette del cuore mettono insieme un piano di evacuazione per gli abitanti di Attilan, piano che consiste nel chiamare il supervisore di Louise, mostrargli il cane e convincerlo a chiamare a sua volta il grande capo, quell'albergatore spaziale la cui identità rappresenta il primo filone ad essere proiettato verso la seconda stagione.
Come detto, però, il grande protagonista è Maximus, il quale sembra quasi lanciarci un occhiolino quando prende in giro Triton sul suo essere un inumano con poteri marini che vive sulla luna. In quel momento ho sentito una vicinanza con lui quale solo chi viene citato da un personaggio che sta recensendo da un mese e mezzo può provare.
Appena i tre escono dai tunnel, si ritrovano in meno di un secondo in un combattimento grazie al quale Maximus riesce a fuggire per correre come un razzo verso le cabine per la Terrigenesi, trovandole entrambe distrutte da Gorgon e per di più prive dei preziosi cristalli, i quali sono stati portati sulla Terra da Medusa e consegnati a Louise dietro la promessa di portare sulla luna le ceneri del padre (e anche questa era una facile previsione, non stiamo troppo a vantarcene che poi sembriamo dei pavoni).
Nel frattempo il resto del gruppo deve fare i conti con un Gorgon che in effetti qualche effetto collaterale lo riporta, ma personalmente non mi è chiaro in quale misura ciò sia dovuto alla seconda Terrigenesi appena subita e in quale al fatto che sia stata applicata a un cadavere. Karnak fa suo il fardello del cugino e dà il via a una seconda trama che troverà continuazione in un'eventuale seconda stagione.
Ora però non c'è tempo da perdere, bisogna far evacuare Attilan poiché i continui sussulti provocati dal sistema di autodistruzione sempre in procinto di attivarsi completamente hanno già di per sé danneggiato irreparabilmente la struttura, che è destinata a cedere da un momento all'altro.
Uno per volta gli abitanti passano attraverso il portale parlante, la cui natura resterà per sempre avvolta nel mistero. Si trattava di un inumano? Era il frutto di qualche strana tecnologia? Un dono dallo spazio?
Purtroppo non lo scopriremo mai, perché come ben sapete un portale non può passare per se stesso.
Come dite? Avrebbero potuto usare il cane per portarlo sulla Terra assieme agli altri?
Ma no, cosa andate a pensare anche voi...
Avrà anche lui diritto a un po' di tempo libero come tutti, no? |
Ma proprio all'ultimo Black Bolt decide di restare indietro per il faccia a faccia finale con il fratello, il quale ormai conscio che entrambi hanno i minuti contati rivela un segreto che si porta dietro da anni, ovvero che la morte dei genitori per mano di Black Bolt è stata in realtà causata da un suo giovanile piano atto ad indurlo a lasciare Attilan.
La meccanica della cosa è un po' quella dei prodotti televisivi più tradizionali, il che si sposa perfettamente con il resto delle vicende che hanno coinvolto gli Inumani fin dall'inizio della serie.
Dopo una rivelazione del genere, Max è pronto a ricevere la sonora punizione da parte di Black Bolt, ma questi opta per un meno drastico pugno in faccia che tramortisce Maximus il tempo necessario affinché Black Bolt lo riporti nel bunker. Scopriamo con molta nonchalance che tale struttura è la più antica di tutto l'insediamento ed è in grado di resistere al crollo della città sovrastante. Convinto di passare il resto dei suoi giorni assieme al fratello dividendo gli abbondanti viveri (e immaginiamo anche le riserve d'aria) di cui è provvisto il rifugio, Maximus si vede chiudere in faccia la porta della sua nuova prigione tra urla e crisi di nervi varie.
Di nuovo all'esterno, Black Bolt sigilla definitivamente l'ingresso al bunker con un potentissimo Goodbye, brother.
Ora Maximus è il re di un'Attilan in procinto di diventare un cumulo di macerie, ma non prima di dare a Black Bolt il tempo di raggiungere nuovamente il portale e salvarsi così dall'imminente rovina.
Un'inquadratura del trono che si attiva mentre la cupola cede ci ricorda di un'ultima sottotrama, messa su apposta per il finale, riguardante un misterioso nemico proveniente dallo spazio e ora in qualche modo richiamato dalla distruzione di Attilan, ultimo di quei filoni protesi verso una seconda stagione dalle probabilità di uscita sempre più incerte.
Nel finale vediamo il popolo di Attilan mentre familiarizza con il centro accoglienza messo su dal misterioso capo di Louise, quell'albergatore lunare che probabilmente verrà mostrato l'anno prossimo in un universo alternativo di Fringe.
L'espressione di Black Bolt dopo aver sentito Medusa gridare entusiasta "Arrivederci a presto" comunica davvero più di mille parole le sue aspettative per una seconda stagione |
Termina così la prima stagione di Marvel's Inhumans, una serie che ci ha dato tanto soprattutto in termini di elementi di comparazione, una nuova unità di misura che va ad aggiungersi al già citato e sempre utilissimo Hercules.
Una caratteristica peculiare di questa serie è stata l'aver venduto l'affiliazione al circuito IMAX come fonte di un budget che evidentemente è stato speso in tutto tranne che in set o costumi. Sul serio, non seguo certo ogni cosa, ma non vedevo una qualità del genere in termini di resa visiva dai tempi di quelle serie tardo anni '90/inizio anni 2000, cose tipo Sinbad, Tarzan o The Lost World.
Ma se questo aspetto era ben evidente già dai trailer, fino all'uscita si poteva ancora sperare nelle parti veramente importanti quali la trama, i dialoghi e in generale la caratterizzazione dei personaggi, tutte cose che si sono mostrate degne degli elementi sopracitati fin da quel doppio pilot per il quale all'estero qualcuno ha purtroppo sborsato non poco per un biglietto in sala.
Se poi aggiungiamo che la serie porta il marchio Marvel e si inserisce come fanalino di coda nello stesso MCU che tra pochi giorni vede il debutto di The Punisher, ci rendiamo conto che un progetto del genere è qualcosa di assolutamente anomalo, un prodotto che sfigura perfino accanto ai fratellini meno popolari quali Iron Fist o Agent Carter.
E qui ho detto davvero tutto
Certo, qualcosa da ricordare l'abbiamo anche avuta, ma gli sporadici momenti in cui Iwan riusciva a dare vita a dialoghi che sembravano fatti per ben altro non bastano a compensare tutti i surfisti e le Louise e i bancomat che finiremo di digerire probabilmente sotto Natale.Un'esperienza comunque da tenere bene stretta, poiché ci ricorda quanto sia apprezzabile una buona serie e tutti quelli che ci lavorano.
Così, mentre ci riguardiamo qualche scena de Il Trono di Spade o Westworld tanto per rifarci la bocca, noi fan della Marvel possiamo andare con la mente ai prossimi appuntamenti televisivi con la Casa delle Idee, vale a dire il debutto di The Punisher già questo venerdì su Netflix e il ritorno di Agents of S.H.I.E.L.D. dal primo dicembre.
Quanto a una ipotetica seconda stagione di Inhumans e ai filoni lasciati in sospeso, temo davvero che l'unica possibilità per Black Bolt e i suoi sia quella di venire ripresi all'interno di altre serie dell'universo Marvel, primi fra tutti proprio gli agenti.
Arrivederci a prestissimo con gli appuntamenti di cui sopra, è stato un piacere affrontare insieme questi otto episodi di passione e spero continuerete il viaggio assieme a noi con le prossime serie Marvel, perché un vero fan legge tutto e segue tutto, se no che gusto c'è?
Mi pare ovvio |
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