Abbiamo
dovuto attendere 25 lunghi anni prima di avere finalmente una continuazione di
Twin Peaks. In pieno stile Lynch, la terza stagione ha dato molte risposte,
creando e lasciando in sospeso allo stesso tempo diversi misteri e
interrogativi. Ora il nuovo libro di Mark Frost forse darà più risposte.
“Non
so perché la gente si aspetta che l’arte abbia senso, quando accetta il fatto
che la vita non ne abbia”, ha dichiarato Lynch l’anno prima che l’originale
Twin Peaks, in collaborazione con lo sceneggiatore, regista e produttore Mark
Frost, venisse trasmesso nel 1990.TWIN PEAKS - David Lynch parla del sound e della musica della terza stagione di Twin Peaks.
Noi
non potremmo essere più d’accordo, la terza stagione si è chiusa così come
doveva chiudersi. Per
chi però volesse risposte, spiegazioni e per i fan che già sentono la mancanza
dell’universo di Twin Peaks, Mark Frost si è impegnato a scrivere libri che
vanno ad implementare l’universo creato nella serie tv. Se il romanzo dello scorso anno “The Secret
History of Twin Peaks” trattava temi interessanti, mescolando la mitologia di
Twin Peaks alla storia, il libro “The Final Dossier” fornisce risposte
più concrete sui personaggi che tanto amiamo.
Stiamo preparando degli approfondimenti basati anche si contenuti del nuovo libro (i
corrieri non arrivano mai abbastanza in fretta) perciò restate tunnati, ma intanto godetevi questa intervista - senza spoiler - a Mark Frost da parte di
Digital Spy, in cui racconta cosa lo abbia spinto a scrivere.
S’intitola The Final
Dossier, è questo per te e Twin Peaks ? Un finale?
È
troppo presto per dirlo, ho scritto “The Final Dossier” come rapporto finale
dell’agente Preston sugli eventi della terza stagione. È molto più incentrato sullo sviluppo dei
personaggi. È troppo presto per parlare di un qualsiasi possibile futuro dello
show.
Come hai deciso quali
storie e personaggi scegliere, prima nella terza stagione e poi nei tuoi
romanzi?
I
copioni per la serie si sono sviluppati organicamente mentre parlavamo e
scrivevamo nell’arco di un paio d’anni. Ho semplicemente archiviato quelle
storie e quei personaggi che non erano stati affrontati e li ho tenuti per ‘The
Final Dossier'”.
Non
ne ho parlato con David al riguardo, non ha avuto davvero niente a che fare con
libri. Pensavo solo che quei personaggi, lasciati da parte per vari motivi negli
episodi della terza stagione, potessero essere ancora affrontati e che questo
(i libri) fossero il format migliore per farlo.
I libri sono ufficiali e
canonici, come mai David non è stato coinvolto, o quanto ‘non è stato
coinvolto’?
Non
è stato coinvolto affatto, era solo una semplice divisione del lavoro. Lui
stava lavorando alla terza stagione mentre io stavo lavorando ai libri.
“The Final Dossier”
offre un ottimo modo per rispondere alle domande che le persone avevano sia prima
che dopo la terza stagione. È questo che hai deciso di fare?
Questo
era parte del mio ragionamento, sì. Sentivo di volere un certo grado di
completezza nella narrazione ed in particolare per una domanda che è rimasta
sospesa per 25 anni, come lo è stata questa.
Ho
pensato che fosse nell’interesse dell’interezza narrativa, una buona idea, per
approfondire quelle storie che non sono state affrontate nella serie per
questione di tempo o di spazio narrativo nella serie.
Tu o David non avete
paura di eccedere nelle spiegazioni e togliere parte del mistero con il libro?
Ancora
una volta, ripeto, non ho mai parlato con David del libro, quindi non so quali
siano le sue preoccupazioni. [Questo giornalista in che pianetea vive, ndr.?] Per quanto riguarda me, mi fido del mio istinto quando
sto lavorando a qualcosa e il processo che stai descrivendo è qualcosa
equilibri dentro di te mentre vai avanti.
Cerchi
quell’equilibrio tra rivelazione e mistero e a questo punto confido nel mio
istinto di averlo in mente in misura continua.
Rispondere alle domande
chiude alcune storie, nel caso in cui dovesse esserci una quarta stagione. Quel
potere era solo nelle tue mani, era nella tua mente quando scrivevi?
“No, non si è precluso nulla per andare eventualmente avanti, mi sono solo sentito in dovere di
colmare alcune lacune e rispondere ad alcune domande che la serie ha lasciato
irrisolte. Abbiamo co-creato la serie e penso che abbiamo i nostri punti di
vista sulle cose, e questo certamente riflette la mia visione.
TWIN PEAKS - Il dolore di Sarah Palmer. Intervista a Grace Zabriskie
TWIN PEAKS - Il dolore di Sarah Palmer. Intervista a Grace Zabriskie
Saranno molte di più le
persone che avranno visto la terza stagione
rispetto a chi ha letto anche i libri, purtroppo. Avranno quindi una visione
incompleta di Twin Peaks?
Beh,
forse la tua storia dovrebbe spingerli a comprarlo, a dare loro quel senso di
completezza! Penso che aumenti la tua capacità di goderti la serie, in
particolare la stagione 3. È una buona aggiunta. [Per noi fondamentale, ndr.]
Viviamo nell’epoca delle
“teorie dei fans”, come creatore, come ti senti al riguardo?
Credo
realmente dia una connotazione di un livello di interesse che va oltre la
visione casuale. Significa, in una certa misura, che sei emotivamente coinvolto
con la narrazione e i personaggi, ed è ciò che ogni persona creativa cerca dal
suo pubblico. Lo vedo solo come un vantaggio.
Lo
rende un processo più interattivo e penso che sia positivo per il pubblico e
per qualsiasi spettacolo o libro o film che li abbia coinvolti. Significa che
ci sono riusciti.
Hai detto che la
sceneggiatura della terza stagione è stata consegnata come un singolo pezzo, ma
l’abbiamo vista in episodi settimanali. Come ti sei sentito al riguardo?
Lo
show originale ha davvero beneficiato del fatto che nessuno sapeva niente del
binge watching a quel tempo. Distribuire gli episodi una settimana dopo l’altra
dava alle persone il tempo di metabolizzare, teorizzare e discuterne. Internet
ha ovviamente potenziato questa capacità in modo esponenziale.
Non
mi piace particolarmente fare le maratone di serie tv… In questo caso mi sono
allontanato da Netflix fin dall’inizio, perché non ritenevo che fosse la piattaforma
giusta per presentare questo show in particolare. Con Showtime siamo stati in
grado di replicare più o meno l’esperienza originale, una puntata alla
settimana, ti prendi il tuo tempo, ci pensi, ci scrivi su, ne parli e poi torni
per saperne di più.
Penso
che sia stato un modo più salutare per affrontare il materiale. Chiedere a
qualcuno di sedersi per 18 ore di fila, a guardare questo show in particolare, probabilmente
dovremmo distribuire sconti per i reparti psichiatrici! Non sai quale effetto
potrebbe avere sulle persone.
L’ultimo episodio della
terza stagione ha lasciato la gente sbalordita e con molte domande ed è stato molto cupo [per noi è stato
magistrale, ndr.]. Come ti sentivi sapendo
cosa li attendeva?
Non
avevo alcuna idea preconcetta al riguardo. Avrei aspettato e visto; sono stato,
per la maggior parte, contento della risposta delle persone, è stato in linea
con ciò che speravo.
Per
l’ultimo episodio, credo che alcune persone fossero frustrate e altre fossero
soddisfatte. Ricordo che alcune persone si sentivano allo stesso modo riguardo
l’ultimo episodio dei Soprano, anni fa, per certi versi.
Ho
amato quel finale, pensavo fosse perfetto e magnificamente costruito. Quello
che mi ha trasmesso è che Tony potrebbe essere morto o se non morisse in quel
momento, potrebbe esserlo lo stesso, perché vivrà il resto della sua vita
consumata da quella sensazione di rovina imminente che David Chase ha creato in
modo magnifico in quegli ultimi minuti.
La
sua vita sarebbe un purgatorio sia che sopravviva o no. è solo una questione di
tempo prima che qualcosa del genere lo sopraffaccia; a me sembrava un modo
perfetto per concludere la serie e penso che con il tempo la gente lo guarderà
e forse arriverà ad una conclusione simile.
(A paragonare Twin Peaks e i Soprano non ci ha pensato solo Mark Frost, e questo video fan made mixa i due finali di due fantastiche serie tv)
Si è parlato tanto della
seconda stagione, c’erano delle correzioni nella terza stagione o nei libri?
Solo
accidentalmente. La seconda stagione è andata un po’ fuori dai binari per un
sacco di motivi. Molte persone presumono di conoscerne le ragioni ma in realtà
c’erano molti più fattori in gioco di quanti ne siano mai stati discussi
pubblicamente, e continuerà a essere così.
Ma
penso anche che sia sbagliato parlare male del tuo lavoro, specialmente quando
ti porta il pane in tavola, anche se in quel momento non sei o non ti senti
particolarmente coinvolto. Un sacco di persone hanno lavorato duro e hanno
fatto del loro meglio per fare la seconda stagione, ed è quello che è.
Non sei stato coinvolto
in "Fire Walk With Me", ma il suo tono, il tema ed il contenuto sembrano essere
centrali nella terza stagione e nei tuoi libri. Come ha funzionato per te come
scrittore?
Ho
sentito, quando è arrivato il momento della terza stagione, che "Fire Walk With
Me" aveva bisogno di essere incluso nella narrativa e nella mitologia di Twin
Peaks, quindi lo abbiamo affrontato piuttosto ampiamente durante la serie. Ho
scelto di non essere coinvolto nel film anni fa, principalmente perché stavo
facendo un mio film a quel tempo
Ma,
come ho detto a David, visto il modo in cui lo show era finito sulla ABC, c’era
un’opportunità per andare avanti e completare la storia a quel tempo, piuttosto
che tornare indietro ed affrontare un sacco di problemi, alcuni dei quali era
già stati trattati nella serie originale.
Questa
è stata semplicemente una scelta che ho fatto allora, ora penso che il film che
si incastri molto bene alla serie e se a quel tempo avessimo preso una
decisione diversa, forse non avremmo mai avuto una terza stagione. Penso che
tutto sia andato per il verso giusto, nel modo in cui doveva andare.
Fonti: Digital Spy
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