CINEMA - Recensione di STAR WARS: GLI ULTIMI JEDI.

Se avete letto da qualche parte che questo Star Wars: Gli Ultimi Jedi è uno dei migliori film della saga. In tal caso, avete letto bene.
C'era una galassia lontana lontana, nata negli anni '70, ricca di passione e amore, e a quanto pare c'è ancora, ed è pronta ad appassionare a far innamorare nuove e vecchie generazioni di fan, con un film che non avrà problemi a essere un successo al botteghino e che non deluderà le aspettative.

[Occhio agli SPOILER su alcuni personaggi, eventi o altro!]
Alla regia, in sostituzione di J. J. Abrams, abbiamo Rian Johnson, il quale sotto diversi punti di vista fa un lavoro migliore del precedente; se infatti in alcuni punti la regia non eccelle, ci sono però alcune scene dense, ricche, in cui è un piacere seguire la mano del regista: questi ci guiderà fra i misteri che costellano l'isola dei Jedi in cui vive solitario Luke Skywalker, ci riporterà i fasti delle battaglie spaziali che tanto amiamo, ci lascerà estasiati davanti ai salti iperspaziali oltre la velocità della luce, ci farà tenere il fiato sospeso davanti ai combattimenti con la spada laser, ci mostrerà cosa vuol dire perdere un caposaldo del proprio immaginario, cosa vuol dire uccidere un'icona.

Il tutto con la giusta violenza e crudezza.
Il tutto con ironia e battute, su cui dovremmo spendere qualche parola. Ci sono battute e siparietti, sì, fatto che a qualcuno farà arricciare il naso e ricorderà i Guardiani della Galassia. Sì, ci sono battute e siparietti, che si parli di personaggi troppo assurdi o delle monache dell'isola dei Jedi, ma c'è da fare alcune considerazioni: il film, a parte un principio più scanzonato, diventa sempre meno scanzonato e più serio col passare dei minuti; a differenza della quasi totalità dei film Marvel, qui le battute sono dosate molto meglio; battute e siparietti sono, che lo si ammetta o meno, un must di tutti i film della saga di Star Wars, basti ricordare Yoda, la scena nella locanda dell'episodio IV, Jar Jar Binks, gli Ewok, C3PO e gli altri droidi.
E se il film è così riuscito, non lo si deve solo alla regia, ma anche a una sceneggiatura molto interessante, firmata dallo stesso Rian Johnson, che prende avvio direttamente dalla conclusione dell'episodio precedente: Rey è a colloquio con Luke, Finn è ancora svenuto, Poe Dameron fa Poe Dameron a bordo del suo Ala-X. Sarà da qui che, avanti e indietro, da una parte all'altra della galassia, le tre trame dei tre personaggi divergeranno, si divideranno l'una dall'altra, per poi ricongiungersi nel momento della deflagrazione finale, con un dosaggio molto ben fatto per quel che riguarda lo spazio dedicato a ciascuna delle trame. E sicuramente questa scelta narrativa potrà essere lievemente destabilizzante, all'inizio del film, per riuscire a seguire ogni dettaglio di ogni vicenda (aggiungendovi poi le macchinazioni del Lord Supremo Snoke, di Kylo Ren, del resto del Primo Ordine e della Resistenza), ma la sceneggiatura è talmente solida che nulla verrà tralasciato, nulla si perderà per strada. Anzi, ci sarà pure tempo per risolvere vecchi misteri, come il motivo per cui Luke Skywalker (da Jedi osannato) si è ridotto a fare l'eremita, o chi sono i genitori della protagonista toccata dalla Forza; e non mancheranno neppure novità da aggiungere all'immaginario della saga: il segreto che lega la Forza alla natura, fino al cuore di Rey (in una scena di grande impatto emotivo e dalle forti componenti “magiche”), e da questo a ogni creatura del film, fino a Kylo Ren, e da lui a sua madre e al resto della Resistenza, in un messaggio chiaro e forte di pace universale.
Tutto legato dal filo che collega ogni film della saga, il rapporto fra luce e ombra, il conflitto fra Jedi e Sith, il bene e il male, che devono coesistere per mantenere l'equilibrio. Il rapporto fra il vecchio e il nuovo, fra Luke Skywalker e Kylo Ren, e nel mezzo Rey, che si troverà di fronte a una scelta molto difficile, lei come tutti i personaggi del cast.

E se questo ancora non fosse abbastanza, tali scelte dovranno essere prese sapendo che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, sapendo che la morte in questo film può arrivare quando meno te lo aspetti; alle volte, guardando Gli Ultimi Jedi, si potrà essere tentati di dire “Ecco, ci siamo!”, ci potremo preparare a commuoverci, e lì ci fregherà lo sceneggiatore/regista, per poi colpirci al cuore quando ci saremo calmati; forse non piangeremo, ma usciremo dalla sala con un peso sullo stomaco.
Infine, riguardo la sceneggiatura possiamo aggiungere che è migliore rispetto all'episodio VII anche l'utilizzo di situazioni e personaggi della saga classica, da cui Rian Johnson pesca a piene mani per quel che riguarda personaggi (in primis Yoda), citazioni ed elementi degli episodi originali, dalla figura di Obi-Wan Kenobi al messaggio della principessa Leia in episodio IV, e con questi elementi lo sceneggiatore/regista gioca, si diletta a utilizzarli, a piegarli e dar loro nuova linfa, nuovo significato, senza un mero plagio o presa in giro.
Assieme a una sceneggiatura solida e una regia buona, non da meno è il cast.
A contendersi la parte del predatore abbiamo Carrie Fisher/Leia Organa, carismatica ed emozionante nel suo sguardo oramai consumato dagli anni di combattimenti (nella finzione narrativa come nella vita), nonostante uno screen time assai minore rispetto a Il Risveglio della Forza. Di fianco a lei, ci sono poi Mark Hamill/Luke Skywalker e Adam Driver/Kylo Ren (o che lo si chiami col nome originale, Ben Solo): loro, come già accennato, sono la luce e l'ombra, il vecchio e il nuovo, e con le loro voci profonde, penetranti, a rimbalzare da un lato all'altro della sala, si contendono l'animo della protagonista. Una protagonista, Daisy Ridley/Rey, che a mio avviso si trova una spanna sotto gli attori appena citati, ma dà comunque una buona prova attoriale, e quando c'è da tirare fuori le emozioni non è da meno.
A completare il cast c'è poi una serie lunghissima di attori: John Boyega/Finn, sempre divertente ma anche emozionante (quanto non era riuscito a essere ne Il Risveglio della Forza); Oscar Isaac/Poe Dameron, che forse è l'anello debole del cast, abbastanza piatto nel suo essere il pilota scapestrato del gruppo; Andy Serkis/Snoke, una garanzia; Domhnall Gleeson/Armitage Hux, per cui i complimenti non sono mai abbastanza; Gwendoline Christie/Phasma, di cui basta osservare un unico occhio per capire che siamo davanti a una grandissima attrice.
Assieme a questi, non possiamo non citare gli ultimi arrivati: Kelly Marie Tran/Rose Tico, che, nonostante una recitazione leggermente sopra le righe, riesce comunque a dare perfetta profondità alla giovane combattente della Resistenza che interpreta, forse il più importante fra i personaggi secondari; Benicio Del Toro/DJ, geniale e in grado di fulminare gli spettatori anche quando interpreta una sorta di hacker balbuziente; Laura Dern/Holdo, che fa il suo compitino come sottoposta di Leia nella scala di comando della Resistenza; Billie Lourd/Connix, la figlia di Carrie Fisher a malapena intravista nell'episodio VII, ha qui una parte un po' più ampia, ma nella quale purtroppo non risalta.
Una nota sul cast: una perla è stato il ritorno di Frank Oz, al quale, nella saga di Star Wars, è sempre stato associato il nome di Yoda, e che anche qui non delude.
Quindi abbiamo regia buona, sceneggiatura solida, un cast per la stragrande maggioranza perfetto.
Aggiungiamoci pure degli effetti speciali ovviamente d'eccezione (se tralasciamo alcuni green screen con dei fondali un po' troppo imperfetti e disturbanti) e una fotografia all'altezza, in special modo per la colorimetria, la scelta cromatica: dal verde dell'isola dei Jedi all'oro del pianeta casinò, fino al rosso del sale dell'ultimo rifugio della Resistenza, in un cammino che guida i personaggi fra i contrasti cromatici che dominano questo film.
Infine, chiaramente non possiamo non parlare di lui, di John Williams. Ci sono le musiche classiche, c'è il theme di Leia, la speranza, Luke, i Jedi, c'è una sorta di versione moderna della musica della locanda dell'episodio IV; insomma, quel che dev'esserci c'è e colpisce, attrae, quando arriva in sala è difficile trattenere i brividi, il problema è che, al di là delle musiche classiche, tutto svanisce, le musiche originali si stenta a riconoscerle, e possiamo dire che è solo un gran peccato.
Tuttavia, a parte qualcosa legato alla colonna sonora, si può dire con certezza che questo episodio VIII, questo Star Wars: Gli Ultimi Jedi, si colloca nell'olimpo dei migliori film della saga. Forse non è il migliore in assoluto, forse neppure il secondo, ma non vi è dubbio che, se la saga proseguirà su questa strada, potrà solo migliorare.

Un paio di note.
La versione del film recensita è in lingua originale, dunque non è stato possibile valutare il doppiaggio.
Molto gradita la dedica finale alla principessa, a Leia Organa, a Carrie Fisher, che è divenuta parte della Forza troppo presto.



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Articolo di Simone Barbieri

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