Con Twice Upon A Time siamo giunti alla fine di un viaggio, uno dei tanti nei quali Doctor Who ci ha condotti. Il tratto più "heartbreaking" di questa serie, lo sappiamo bene, è anche il suo maggiore punto di forza: il cambiamento.
Per omaggiare questo ennesimo cambio di paradigma, che ci catapulterà fra nuove, entusiasmanti avventure, è giusto ricordare (non senza una punta di malinconia) il sentiero che ci ha portati fino a qui, fino alla rigenerazione del Dodicesimo Dottore.
Se siete fra coloro che detestano le recensioni-papiro e i commenti troppo lunghi, vi consiglio di cambiare canale, perchè state per leggere l'omaggio di Lost In A Flashforward a tre (se non sei) stagioni di Doctor Who, il capitolo finale di oltre tre anni di recensioni.
Pronti? Allons-y!
TRAMA
Lo Speciale di Natale ha inizio con la rievocazione di uno degli episodi classici della serie, chiamato "The Tenth Planet" (il decimo pianeta) in cui la prima reincarnazione del Dottore affronta i cybermen di Mondas al Polo Sud. Sconfitto il nemico, è giunto il momento di rigenerarsi, ma il Dottore si rifiuta, proprio come il suo futuro sè al termine di "The Doctor Falls".
Entrambi si trovano dunque ad aver preso la decisione nello stesso luogo, nello stesso momento, anche se per due motivi diversi.
Poco dopo l'incontro fra i due, il tempo si ferma e compare un ufficiale della Prima Guerra Mondiale, visibilmente confuso. Egli si trovava ad Ypres nel 1914, nel cratere di una bomba, in uno stallo mortale con un soldato tedesco, prima che il tempo si fermasse e che una donna fatta di vetro apparisse. Catapultato anch'egli al Polo Sul e in fuga dalla creatura, viene soccorso dai due dottori e tutti si rifugiano nel TARDIS di Twelve. Qui il Primo Dottore si convince che ha davanti una delle
sue future reincarnazioni, prima che la navicella spaziale venga prelevata e portata a bordo di una nave nemica. Si trovano ora nella Camera dei Morti e la donna di vetro offre al Dottore di poter parlare ancora una volta con Bill, che appare dall'ombra, in cambio del Capitano che stanno proteggendo.
Nonostante sia di fronte a lui in carne ed ossa, il Dottore stenta a credere che quella sia la vera Bill e la tratta come se fosse una copia della sua amica, vuole sapere con chi o che cosa ha a che fare e la creatura di vetro si identifica come portavoce di "Testimony" (testimonianza), "quello che vi attende alla fine della vita". Il Capitano era stato prelevato per prendere qualcosa da lui al momento della sua morte, ma riportato indietro nella zona temporale sbagliata. E' giusto che ora torni al suo posto e che il tempo riprenda il suo legittimo corso.
Twelve tuttavia, sollecitato da Bill e con estrema sorpresa della sua prima incarnazione, dopo una travolgente dichiarazione d'intenti e una fuga rocambolesca, porta tutti in salvo nel TARDIS del Primo Dottore, deciso a scoprire che cosa trama la Testimonianza.
Per scoprire a chi appartenga il volto della donna di vetro, c'è bisogno di un database più grande di quello del TARDIS, con cui comparare la sua immagine e avere una corrispondenza. Il Dottore atterra dunque alle Fucine di Villengard, pianeta ora rifugio degli "espropriati", che ospita i Dalek mutati, fuoriusciti dai loro gusci.
Bill e il Capitano rimangono nella navicella, mentre Twelve e la sua prima reincarnazione si dirigono verso una torre, sulla cui cima si è rintanata una vecchia conoscenza del Dottore, il Dalek Rusty.
Deciso a eliminare tutti gli appartenenti alla sua razza, aiuta con piacere Twelve, nemico giurato dei Dalek, che accedendo alla loro mente condivisa scopre l'identità della donna di vetro.
Si tratta di una studiosa del futuro, responsabile di un progetto che permette ai vivi di parlare nuovamente con i morti e di conoscere le loro testimonianze dal passato. Le persone in punto di morte vengono prelevate e la loro mente viene copiata, il corpo fisico viene riportato al momento della propria morte senza alcun ricordo dell'estrazione, le memorie sono poi convogliate in avatar di vetro. Non è un piano malvagio, non c'è nessuno da fermare.
I due dottori decidono dunque di riportare il Capitano (che si scopre essere imparentato con il Brigadiere, alias Alistair Gordon Lethbridge-Stewart) al momento della sua morte ma Twelve cambia l'arco temporale di qualche ora, facendo coincidere lo stallo nel cratere con l'inizio della celebre "tregua di Natale" del 1914, salvandolo.
Il Primo Dottore è ora pronto a rigenerarsi e si congeda dalla sua reincarnazione. Bill spiega al Dottore l'importanza che hanno i ricordi, i quali fanno di una persona quella che è, la rendono reale; gli dona inoltre la possibilità di parlare nuovamente con Clara, poichè gli avatar di vetro possono contenere qualunque memoria si desideri. Anche il ricordo di Nardole viene proiettato e, assieme a Bill, dice addio a Twelve, rimasto solo e stanco di aver vissuto così a lungo.
Rientrato nel TARDIS, senza più forze, la volontà di continuare a vegliare sull'universo ha però la meglio e il Dottore decide di concedersi un'altra vita. Dopo un discorso diretto alla sua futura incarnazione infarcito di "istruzioni per il corretto uso", infine, si rigenera.
La nuova versione preme un bottone e, come nelle precedenti occasioni, il TARDIS esplode, sbalzando fuori il Dottore e smaterializzandosi, lasciandola cadere nel vuoto.
COMMENTO
Data la stretta collaborazione con un altro membro dello staff di LIAFF nel recensire le avventure del Dottore in questa ultima stagione, ho ritenuto opportuno inserire anche la sua opinione e partire da lì con ulteriori considerazioni.
Nello speciale Once Upon a Twice si chiudono diverse porte e si spalanca un portone. Si dice addio a Moffat a Capaldi e anche a Bill, la companion rivelazione della decima stagione ci aveva lasciati in occasione del season finale. In realtà Bill torna e non torna, e così anche Nardole. Si tratta dei ricordi del Dottore, puri e reali, ma semplicemente ricordi. E in tal senso abbiamo toccato l'apice della carica emotiva, con una mossa fan service all'ennesima potenza, tipico espediente "moffattiano". Clara riappare per pochi secondi e lamenta l'essere stata dimenticata, una fine che Clara Oswald più di tutti non meritava. Il Dottore aveva compiuto tale scelta per sopprimere il dolore della sua perdita, ma ora ricorda ogni cosa. Non esiste un regalo di natale più grande per tutti i fan che hanno amato Clara.I grandi momenti dell'episodio sono anche i più fondamentali per dare un senso narrativo a una quarantina di minuti altrimenti puramente celebrativi e funzionali alla rigenerazione del Dottore. Il rapporto tra il Primo e il Dodicesimo, la riflessione di entrambi sul rimanere se stessi o "lasciarsi andare", le gag, il sessimo del primo Dottore, funzionale al momento atteso da tutti per quasi un anno: il debutto di Jodie Whittaker nei panni del Tredicesimo Dottore. Pochi secondi in cui assistiamo al classico catastrofismo col quale il Dottore, appena risvegliatosi, ha sempre avuto a che fare. TARDIS capriccioso o stereotipo sulle donne alla guida? Difficile a dirsi per adesso, ma una cosa è certa: gli autori hanno tutta la nostra attenzione. Da qui in avanti sarà tutto nuovo, un foglio bianco da dipingere con brillanti avventure.
Fabio Scala
Dunque un episodio tipicamente natalizio e senza molte pretese, incentrato sul Dodicesimo Dottore e sul suo definitivo saluto. La trama è pressochè assente, e così anche gran parte dell'azione, ma ciò non mi ha per nulla infastidita, anzi, mi ha permesso di concentrarmi meglio sul rapporto fra i personaggi e sui dialoghi che, in questo momento più che mai, assumono un valore per certi versi slegato dall'episodio in sè. Come in "The Return of Doctor Mysterio", le tematiche affrontate sono strettamente legate al Dottore, al suo vissuto e al momento che sta affrontando, più che alla storia narrata nella puntata. La guerra che sta combattendo dentro di sè, la paura di cambiare ancora e ancora, l'importanza seppur dolorosa dei ricordi, la morte.
In questo senso, l'assenza di una vera e propria minaccia per l'universo, di un "cattivo" da fermare, è una scelta azzeccata e positiva, e concorre a cambiare la decisione del Dottore di farla finita con l'universo: hai visto? In fin dei conti c'è anche del bene là fuori, vale la pena vedere come va a finire, non credi?
Il contrasto fra le due diverse rigenerazioni del Dottore rimane, a mio parere, un potenziale parzialmente inespresso in questo episodio. Lo scontro fra il Primo e Dodici si materializza sullo schermo principalmente attraverso le battute sessiste e il diverso sistema di valori di riferimento che possiedono, enfatizzati all'inverosimile nel tentativo, da parte di Moffat, di rendere l'atmosfera meno pesante. Pur essendo due versioni diversissime (quella molto giovane che non sa esattamente come funzionino le cose e quella vecchia, stanca di vivere e di perdere le persone che ama) non assistiamo ad un vero e proprio confronto costruttivo, un'occasione parzialmente sprecata.
Ciò che invece viene ampiamente coperto dalla puntata, è il dolore e la difficoltà di lasciare andare il Dottore. Non "un" Dottore, non una sua versione, ma "IL" Dottore. Quel che abbiamo sotto gli occhi è un uomo che, come le sue precedenti rigenerazioni, inizia il suo ciclo senza avere una chiara idea di chi sia e del perchè faccia quello che fa, qualcuno che non conosce esattamente cosa sia bene e cosa sia male, che non ha un chiaro scopo. Attraverso una serie di eventi e di cambiamenti, riscopre se stesso e la propria missione, anche grazie all'aiuto di chi gli sta accanto, e torna a guadagnarsi quel titolo, torna ad essere IL Dottore.
"You are a good Dalek" diceva Rusty in una delle prime avventure di Twelve, ed era vero come non mai. Ma ora le stesse parole, pronunciate a tre stagioni di distanza, ci suonano sbagliate perchè sappiamo che non siamo più di fronte all'uomo confuso e disperato che gira per Londra in camicia da notte, siamo di fronte al Doctor of War, chiara reference allo speciale del 50esimo anniversario, ma intesa in un nuovo, splendido modo: portatore di pace.
Aver ambientato l'episodio durante la "tregua di Natale" non potrebbe essere più giusto. Il Capitano e il suo avversario sono salvi, di più, la guerra si ferma e, per un giorno intero, torna la pace. Assistiamo alla magia del Dottore: portare pace e salvare vite, tenere in piedi gli equilibri dell'universo, essere gentile. "Be kind" è ciò che contraddistingue l'ultima parte di vita di Twelve (vedi The Doctor Falls) ed è ciò che ripete a se stesso, per due volte, prima di rigenerarsi, come ad assicurarsi che chi verrà dopo di lui capisca l'importanza del proprio ruolo e della propria missione, con quattro semplici parole passa il testimone, augurandosi che la sua futura rigenerazione possa essere non un semplice dottore, ma IL Dottore.
"Doctor, I let you go"
Ritratto di Stuart Manning |
Se vogliamo, potremmo considerarle non solo come le ultime parole di Twelve, ma anche di Moffat. Con il suo stile drammatico e complesso ma senza dubbio epico, ci ha accompagnati attraverso alcuni degli anni più belli della serie, guidando impavido l'ascesa di Doctor Who, rinata grazie a Russell T. Davies. Sin dai tempi della piccola Amelia, passando per la Ragazza Impossibile, finendo con l'incredibile Bill, il Dottore è sempre stato l'eroe senza macchia, l'uomo magico delle favole che vola tra le stelle per raddrizzare ciò che va storto, il "tale" che tiene in piedi gli equilibri fra il bene e il male, che protegge l'universo. Moffat lo ribadisce ancora una volta, insegnandoci chi è il Dottore e ricordandoci che la favola è realtà.
Nota per gli autori: non so di chi sia stata l'idea di infilare il Doctor's Theme di Murray Gold a rigenerazione compiuta ma well done guys.. mi è venuta la pelle d'oca.
Ricordiamo che la stagione 11 andrà in onda verso la fine del 2018 e vedrà Jodie Whittaker nei panni del Dottore, guidata dalle abili mani di Chris Chibnall.
QUI potete vedere le prime immagini dal set.
Continuate a seguirci per imbarcarvi con noi in questa nuovissima, già attesissima avventura!
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