THE CLOVERFIELD PARADOX - Recensione

Nel 2008 uscì in tutto il mondo Cloverfield, film incentrato sul classico mostro gigante che attacca e devasta New York, il tutto girato con la tecnica del found footage (con la telecamera fra le mani dei protagonisti).
Nel 2016, ben otto anni dopo, è uscito poi
10 Cloverfield Lane, pellicola di stampo più classico e sorta di reboot/spin-off del precedente, in cui alcuni superstiti di un non meglio precisato “attacco” si ritrovano a condividere un bunker sotterraneo, fra ansie e dubbi.
Infine arriviamo alla recentissima pubblicazione di
The Cloverfield Paradox su Netflix, film del medesimo franchise (e, come gli altri, prodotto da J. J. Abrams), ma che per la sua trama e la sua ambientazione si discosta parecchio dai precedenti e risulta godibilissimo anche senza aver visto nessuna delle altre due pellicole.
Come sempre, occhio agli SPOILER su parte della trama.


The Cloverfield Paradox ha l'impianto di un tipico film di fantascienza: la Terra di un prossimo futuro è afflitta da un'insanabile crisi energetica, alla quale non si è trovata altra soluzione che la costruzione di un acceleratore di particelle di dimensioni ciclopiche (nome in codice “Shepard”) a bordo della stazione spaziale “Cloverfield”, che possa fornire energia illimitata a tutto il pianeta. Il problema di questa soluzione è che ciò, secondo alcuni, potrebbe comportare l'apertura di portali per altre dimensioni, il cosiddetto “paradosso di Cloverfield”, al di là dei quali non si sa quali pericoli potrebbero mai nascondersi.
Da queste premesse si avviano gli esperimenti della prima parte del film, che vede il susseguirsi di test nell'arco di due anni, effettuati da un gruppo di scienziati provenienti dalle più varie parti del mondo, dalla protagonista Ava Hamilton (Gugu Mbatha-Raw) all'asiatica Tam (la celebre attrice cinese Zhang Ziyi), fino al tedesco Ernst Schmidt (interpretato da Daniel Bruhl, l'antagonista di Captain America: Civil War).
Al termine di uno di questi test, l'acceleratore di particelle pare funzionare alla perfezione, se non fosse che la Terra è sparita dall'orizzonte della stazione spaziale.
È da questo punto in poi che un normale film di fantascienza, senza arte né parte per quanto apprezzabile, prende una piega inaspettata e comincia a virare verso il paranormale, contornato da tinte horror e alcune punte
gore, si pensi al ritrovamento di una misteriosa donna all'interno di una parete della stazione spaziale; tale donna, Mina Jensen (interpretata da Elizabeth Debicki, già vista in Guardians of the Galaxy Vol. 2), rivela infatti di essere membro della stazione spaziale Cloverfield, una stazione spaziale però di una dimensione alternativa, la dimensione alternativa nella quale il resto dei personaggi sono appena stati catapultati a causa dell'acceleratore di particelle.
Da questo punto, dicevamo, la storia prende un'altra piega, fra la paura e il tradimento che iniziano a serpeggiare nell'equipaggio, anche a causa dell'ultima arrivata; e, soprattutto, The Cloverfield Paradox finisce per mostrare una realtà che inizia ad accanirsi sui personaggi del film, come se volesse cancellarli da quella realtà alla quale non appartengono. Arti amputati, malfunzionamenti della fisica e della realtà stessa, divengono all'ordine del giorno, in un divertente gioco di citazioni di altri film: sono abbastanza palesi i riferimenti alla saga di Alien, all'horror Poltergeist, al Sunshine di Danny Boyle, fino a Punto di non Ritorno (in originale Event Horizon).
In questo gioco di citazioni e con questa trama classica ma assai solida, The Cloverfield Paradox è aiutato dalla regia di Julius Onah; per quanto infatti non si possa assolutamente gridare al miracolo, per essere una regia “televisiva” si mostra chiara, efficace, e che ancora di più risulta efficace grazie alla fotografia e agli effetti speciali, veramente di alto livello (pensiamo al fatto che si tratta di un progetto prodotto direttamente per il piccolo schermo).
Accanto a questo, non dimentichiamoci del cast, che fa un buon lavoro, sia dai già citati e famosi nomi, fino ai personaggi di minor rilievo.
Insomma,
The Cloverfield Paradox si dimostra essere un buon film per trascorrere una piacevole serata, e un bel film se si è appassionati di fantascienza, per quanto forse non il migliore del franchise.
Adesso alcune note su come The Cloverfield Paradox s'incastra col resto del franchise (occhio agli SPOILER).
Mentre sulla stazione spaziale i protagonisti hanno i loro problemi, sulla Terra si sente parlare di guerra imminente e attacchi terroristici, ma, pensando agli altri film della saga, è lecito supporre che forse ci si trovi di fronde all'arrivo dei mostri già visti negli altri due film.
Questa supposizione diviene chiara e ovvia al termine della pellicola, quando finalmente si mostra la gigantesca creatura che avevamo già visto nel primo
Cloverfield. Ciò ci porta a chiederci: The Cloverfield Paradox mostra il ritorno delle creature già viste nei precedenti film (e che evidentemente erano state sconfitte)? Oppure i primi due film si svolgevano nel futuro, contemporaneamente alla missione della stazione spaziale Cloverfield?
O, ancora, chi è Molly, la bambina che il marito di Ava Hamilton trova in mezzo alle macerie?
Purtroppo, per ora non sappiamo dare risposta a queste domande, ma a quanto pare il prossimo film della saga uscirà al cinema addirittura già questo ottobre: s'intitolerà
Overlord, sarà ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e vedrà la partecipazione di Iain de Caestecker (l'agente Fitz di Agents of S.H.I.E.L.D.).







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Articolo di Simone Barbieri

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