Come annunciato con un post sulla nostra
pagina, proponiamo il nostro approfondimento circa un interessante
topic scatenatosi in concomitanza con la messa in onda del
settimo episodio della quarta stagione di Better Call Saul e
la recensione della puntata di questa settimana. Andremo ora a capire
i motivi dietro le dichiarazioni di un importante regista
cinematografico come Guillermo del Toro sulla comparazione tra lo
spin-off di Breaking Bad e la serie madre.
Con una serie di tweet del Toro ha
preso una ferma posizione nella diatriba tra detrattori di questa
quarta stagione di Better Call Saul e agguerriti sostenitori
di entrambe. Quella che di Guillermo del Toro è stata da subito
fraintesa e diffusa come un “Better Call Saul è meglio di
Breaking Bad” non è altro in realtà che un’opinione
esplicitamente soggettiva a seguito di un’analisi brillante
contenuta in pochi caratteri di testo.
“Una piccola riflessione nel mezzo
della nuova stagione di Better Call Saul: a me sta piacendo
anche più di Breaking Bad” esordisce il regista del film
premio oscar The Shape of Water e di tante altre piccole perle
come El Labirinto del Fauno i Hellboy.
“Non per andare controcorrente” ci tiene poi a specificare.
“Bensì
perché laddove la posta in gioco pare di minor peso, la morale
colpisce profondamente, la ritengo molto più toccante...”.
A small reflection in the middle of BETTER CALL SAUL's new seasson: I like it even more than BB, not to be a contrarian but because the evident stakes seem smaller but the moral downfall strike me as deeper, more poignant... pic.twitter.com/DGIJg7MLL0— Guillermo del Toro (@RealGDT) 22 settembre 2018
Dopodiché,
forse per chiarire la propria posizione ed evitare così l’ira dei
fan dell’una
o dell’altra serie (o di entrambe) ecco che del Toro se ne esce con
una sintetica analisi che spiega le proprie motivazioni e che, a
nostro parere, vale molto più del messaggio che sembra essere
passato alle orecchie e agli occhi dei lettori e spettatori.
“Con
Walter White (che diventa Black)
venivi trascinato insieme a lui in una trasformazione/caduta di
proporzioni gigantesche. Better
Call Saul ti
accompagna invece per mano lungo la trasformazione di Jimmy in Saul
Goodman (che di Good
avrà ben poco) vivendo ogni piccola e dolorosa scivolata”.
Il
gioco di parole denota non solo un’incredibile capacità di analisi
da parte del regista, dovuto certo alla sua esperienza, bensì una
trasparenza e una chiarezza tali da non poter trarre in inganno
nemmeno il primo che guarda il dito nel momento in cui il dito punta
il cielo.
“Kim
è la chiave” conclude Guillermo del Toro esprimendosi anche sul
rapporto ormai concluso, ma anche indelebile nella vita di Jim, tra i
fratelli McGill. “Anche nel suo rapporto con il fratello, Jimmy non
era che un tentatore, amava vedere Chuck sconfitto. L’uno voleva
vedere l’altro a terra. Il tutto ci viene mostrato in maniera
perfetta”.
Kim is the key!— Guillermo del Toro (@RealGDT) 22 settembre 2018
Fa da
eco alle parole di del Toro un altro personaggio del mondo del
cinema, Darren Aronofsky, regista e sceneggiatore di film degni di
nota come Requiem for a
Dream, The
Wrestler, Black
Swan e Mother!.
Il breve tweet
di Aronofsky, a conferma di quelli di del Toro, contiene una delle
opinioni più diffuse tra i sostenitori dello show, "la regia e la sceneggiatura in Better
Call Saul sono eccezionali". È importante sottolineare come l’apparato tecnico di
un prodotto sia la migliore traduzione di filmmaking,
l’espressione utilizzata da Aronofsky. Espressione che
letteralmente, tuttavia, significa ‘fare film’,
o ancora meglio ‘fare
cinema’. Importante quanto interessante, tutto questo, se pensiamo
che stiamo ancora parlando di una serie televisiva. Ciò avvalora la
tesi di chi scrive questa recensione, nonché la verità che si cela
dietro il successo della serialità televisiva contemporanea e la
passione scaturita in molti spettatori. Cinema e serialità, dove
finisce l’uno e comincia l’altro e viceversa. Potremmo
interrogarci a lungo sulle domande che sorgono attorno a queste
riflessioni e chi scrive in parte lo ha già fatto e tenta di
trasmetterlo ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Certo è
che in trent’anni di trasformazione televisiva (e non) Better
Call Saul, come
d’altronde Breaking
Bad, può definirsi
uno dei maggiori traguardi. Se pensiamo poi al suo statuto di
spin-off, riflessione
sulla quale ci siamo soffermati circa ogni settimana, la questione si
fa ancora più incredibile. Parafrasando il fraintendimento nato
dalla critica positiva di Guillermo del Toro alla serie potremmo
affermare che Better
Call Saul è forse il
miglior spin-off
di sempre.
Quanto
detto sopra è dimostrato da
una quarta stagione che sorprende ogni settimana e ci riesce anche
con
Coushatta,
l’ottavo episodio che ha visto diversi ritorni, tra cui il ritorno
di Nacho e degli studenti di cinema al soldo di Jim, nonché nuovi
sviluppi, in primis
il passaggio al lato oscuro di Kim, sempre più combattuta tra la
legge e la giustizia che non sempre sembrano combaciare. La
divisione tra Jim e Kim magistralmente mostrataci nei primi minuti
dell’episodio di settimana scorsa non si limita, lo abbiamo detto,
a un confine nero e impenetrabile. I due sono più legati che mai, si
attraggono così come i fratelli McGill si respingevano. Eppure
proprio questa attrazione, questa ’rovina morale’, li porterà
con ogni probabilità alla caduta definitiva.
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