STAR TREK: STRANGE NEW WORLDS - Recensione 3x10 "New Life and Civlizations" (SEASON FINALE)

La terza stagione di Star Trek: Strange New Worlds si conclude con un finale che riporta in scena un antagonista già presentato qualche episodio fa e conclude l'arco narrativo che lo riguarda, in una maniera emotivamente riuscita, ma un po' troppo schematica dal punto di vista narrativo. Diretto da Maja Vrvilo (che torna alla regia dopo quasi due stagioni) e scritto da Dana Horgan e Davy Perez, "New Life and Civilizations" porta l'equipaggio a scontrarsi nuovamente con i Vezda, in un confronto che porterà a un addio inatteso.

"Even as a boy, I always hated goodbyes. How can we love the people in our lives so deeply... and then, one day, simply never see them again? Perhaps these moments we share are anything but fleeting. But... maybe... maybe they never really vanish. Maybe Spock was right, and time is not what we think. Maybe memory is as real as the present... and no one we have ever loved is truly gone."

Il finale della terza stagione riporta in scena i Vezda, una razza aliena pericolosissima introdotta nell'episodio "Through the Lens of Time" e che aveva aperto un mistero di non poco conto. Quattro episodi dopo arriviamo alla risoluzione di questa storyline, parecchio attesa e che senza dubbio destava curiosità. Il risultato è un finale di stagione che funziona piuttosto bene, soprattutto nell'ambito dell'emotività e delle dinamiche fra i personaggi, ma che è carente sul lato narrativo. La storia offerta in se' non è poi così malvagia, ma presentata con una schematicità a tratti imbarazzante, con personaggi che si ritrovano a fare determinate cose senza una motivazione adeguata o con uno spiegoncino esaurito in due battute e situazioni che ne escono monche proprio a causa di questo. A questo scopo bisogna menzionare la rivelazione del ruolo di Batel e la sua connessione con i Vezda, o il fatto che la capacità del Vezda liberato gli abbia permesso di ricreare il corpo di Gamble senza che se ne accorgessero (elemento irritante se si pensa che il quinto episodio era finito con il computer dell'infermeria che mostrava un anomalia), il fatto che la struttura dei Vezda fosse collegata a M'Benga (il suo rapporto con Gamble non è un collegamento sufficiente per giustificare la sua presenza) e la presenza, un po' paracula, della Farragut in zona, dando modo a Jim Kirk di unirsi alla missione, con tanto di fusione mentale con Spock, a dimostrazione che forse i due erano più legati di quanto avrebbero osato ammettere (modo per creare la bellissima e futura dinamica fra i due). Tutti questi elementi avrebbero funzionato maggiormente se ci fosse stata la possibilità di porre questa vicenda in un finale in due parti, ma, la televisione non è più quella dei venticinque episodi a stagione e, in secondo luogo, gli sceneggiatori hanno sottilmente ammesso in una recente intervista di aver dovuto apportare dei cambiamenti in sede di sciopero, quindi ci sono dei fattori che influiscono in tal senso. Ma perlomeno l'episodio risulta soddisfacente sul piano emotivo, poichè abbiamo una sequenza "what if", frutto di un allucinazione provocata da Batel per proteggere Pike dal Vezda, dove il capitano non ha mai avuto l'incidente e vive una vita felice con lei, un futuro non possibile a causa di quello che lui scelse di fare tempo addietro in Star Trek: Discovery e che avrebbe cambiato l'universo di Star Trek così come lo conoscevamo. Ed è proprio questo fattore di inevitabilità a generare un vortice emotivo, così come l'addio di Batel, la quale ha abbracciato il suo ruolo di Beholder, per proteggere la galassia dai pericolosi Vezda. E, dulcis in fundo, abbiamo un elemento che giustifica appieno la presenza di future stagioni: a seguito dell'incontro col Vezda, l'Enterprise ha scaricato una grande quantità di dati su una marea di sistemi stellari inesplorati. Materiale per una missione quinquennale, che verrà spalmata nelle restanti due stagioni. Al netto dei difetti, non possiamo che essere soddisfatti di questo finale, nella speranza che nella prossima stagione le cose possano migliorare.

IL PAGELLINO

Star Trek: Strange New Worlds prosegue senza sosta e continua a fare bene, anche se con qualche sbavatura lungo la strada. Con un comparto tecnico sempre prodigioso e che funziona alla grande e una sempre grande voglia di sperimentare con tecniche narrative e approcci di vario tipo, questa terza stagione mostra anche un po' di punti deboli, sopratutto per quanto riguarda alcune dinamiche interpersonali e sentimentali non del tutto giustificate e una resa non proprio brillante di alcuni archi narrativi, uno dei quali centrale per lo svolgimento della storia. Di certo i momenti drammatici non sono mancati, come anche le risate e le situazioni bizzarre (alcune delle quali poco centrate), ma non possiamo lamentarci, soprattutto grazie a un cast ormai coesissimo e che è tutt'uno con i propri personaggi. E ovviamente, arrivano anche le sorprese, soprattutto con Paul Wesley, che si è dimostrato essere un degno successore di William Shatner nei panni di James T. Kirk. Certo, il doppio sciopero ha senza dubbio inficiato sul prodotto finito, ma qualche volta lo scivolone ci può stare, se si pensa al buonissimo livello generale offerto dalla serie fino ad ora. Quindi non ci resta che attendere il 2026 per la quarta stagione, seguita dalla quinta stagione, attualmente in produzione, e che concluderà la serie nel 2027. 

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Articolo di Ada Bowman

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