Ode a James Gandolfini, il vero boss del New Jersey

E' difficile rimanere indifferenti di fronte a ciò che è avvenuto due giorni fa. E' ormai risaputo che, in data 19 giugno, a Roma, si è spento James Joseph Gandolfini jr., noto attore italoamericano, nativo di Westwood, New Jersey, ed universalmente noto per il ruolo del boss mafioso Tony Soprano nella nota serie televisiva I Soprano. Non abbiamo mai preso in considerazione questa serie, considerata la migliore della storia, prima d'ora nel blog (d'altronde, è terminata nel 2007 dopo sei stagioni ed 86 episodi), ma sembra giusto rendere onore ad uno degli attori più influenti di show televisivi di questo decennio, se non di sempre.

Gandolfini, nato nel 1961 da genitori di origini napoletane ed emiliane, sente sin da piccolo un forte senso di appartenenza all'Italia, grazie all'influenza della sua famiglia, che parla la lingua del Bel Paese anche a casa. Prima di iniziare la sua carriera da attore, lavora come buttafuori in un pub e come barista. In seguito, accompagna l'amico Roger Bart ad una lezione di recitazione a New York, e decide di prendervi parte. E' in quel momento che il suo talento si manifesta. Il suo debutto nel mondo del cinema risale al 1987, nel film Shock! Shock! Shock!. Comincia poi a farsi notare in ruoli da italoamericano, poi, nel 1993, compare in Una vita al massimo, film di Tony Scott (ma scritto da Quentin Tarantino) nel ruolo del brutale Virgil. Altri film di un certo successo in cui si ritaglia una particina sono Get Shorty, Prove Apparenti, e Perdita Durango.


Nel 1998 ottiene la parte di Tony Soprano nella serie I Soprano, che debutta sulla rete HBO nel 1999. Da questo momento, la sua carriera è soltanto in discesa. Lo show ha un enorme successo, tanto da alzare il livello globale di considerazione delle serie televisive, sino a quel momento ritenute notevolmente inferiori ai film. David Chase gli affida il ruolo di un boss mafioso estremamente violento ma allo stesso tempo interiormente fragile, che necessita della terapia psichiatrica di Jennifer Melfi a causa degli attacchi di panico di cui inizia a soffrire; un uomo tanto calcolatore quanto avventato, che ama i suoi figli e la sua famiglia, ma tradisce la moglie e mente alla progenie riguardo le sue attività. Tutto questo, nell'atmosfera provinciale del New Jersey, lontano dalle luci della grande New York; si tifano i Nets, mica i Knicks, qui. Gandolfini riesce ad interpretare questo ruolo pieno di contraddizioni con incredibile efficacia, e vince un Golde Globe, tre Emmy Awards e tre Screen Actor Guild Awards come miglior attore protagonista in una serie drammatica, cui si aggiungono due Screen Actor Guild Awards come parte del miglior cast. A queste, si aggiungono una interminabile serie di nomination nei suddetti premi ed in tanti altri. Ovviamente, però, il suo lavoro non si ferma soltanto alla televisione: si afferma anche al cinema in film come L'Uomo che non c'era dei Fratelli Coen, vincitore del trofeo Miglio Regia al Festival di Cannes nel 2001, in Castle, in Romance & Cigarettes, in cui si accompagna a Susan Sarandon, Kate Winslet, Steve Buscemi (suo collega anche ne I Soprano), Christopher Walken ed Eddie Izzard, ed in Tutti gli uomini del Re, con Anthony Hopkins e Mark Ruffalo; inoltre, nel 2008 debutta come doppiatore in Nel Paese delle Creature Selvagge. Negli ultimi anni, la sua attività recitativa trova una seconda fioritura, permettendogli di apparire in almeno tre film all'anno, tra cui Not Fade Away, pellicola ambientata negli anni '60 e diretta dal solito David Chase. Domani avrebbe ricevuto, al Festival del Cinema di Taormina, un premio speciale per la sua carriera; ma tre giorni prima, a Roma, è rinvenuto deceduto dal figlio nella sua camera d'albergo. Ironico come il suo destino, a questo punto, si leghi indissolubilmente all'Italia. L'autopsia ha confermato che è stato un attacco cardiaco a togliergli la vita all'età di 51 anni.

Nonostante in carriera Gandolfini abbia quasi sempre ricoperti ruoli di personaggi negativi o, comunque, oscuri, in realtà si è sempre definito, nella vita di tutti i giorni, un "Woody Allen di 118 chili". E' stato molto apprezzato nell'ambiente per la sua indole pacifica, la sua modestia e sensibilità. Tante persone hanno espresso vicinanza alla famiglia e tristezza per la sua scomparsa, tra cui i colleghi Edie Falco, David Chase (che lo ha definito "Un genio [...] uno dei più grandi attori di questo tempo e non solo [...] era mio fratello in un modo non riesco a spiegare"), Steven Van Zandt e l'amico Bruce Springsteen, che gli ha dedicato una riproduzione di Born To Run. Persino la HBO ha rilasciato un comunicato per ricordarlo:
“Siamo tutti scioccati e proviamo una tristezza incommensurabile per la notizia della perdita di un amato membro della nostra famiglia. Era un uomo speciale, un grande talento, ma cosa più importante un uomo gentile ed adorabile che trattava tutti con lo stesso rispetto, senza tener conto del loto titolo e della loro posizione. Ci ha emozionati in questi anni con la sua ironia, il suo calore e la sua umiltà. I nostri cuori sono con sua moglie ed i suoi figli in questo momento. Mancherà a tutti”.
Gandolfini lascia la moglie Deborah Lin e i due figli Michael e Liliana. Erano in programmazione diversi progetti che lo vedevano coinvolto, tra cui un film su Sacco e Vanzetti ed il remake della serie TV britannica Criminal Justice. La sua morte sarà un buco difficile da colmare nel mondo della recitazione del piccolo schermo.
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Articolo di Klaus Heller

2 commenti:

Paola ha detto...

Bellissimo articol, grazie.
Paola

Simona LaFleur ha detto...

Grazie a te! :)