ARROW - L'amore come chiave per la rinascita di Oliver

In occasione del finale di stagione, non ho voluto esimermi dall'esprimere alcune considerazioni sull'episodio finale e in generale su tutto il ciclo narrativo che esso ha concluso. Come alcuni di voi già sanno, sono una fan dell'Olicity, ma visto che leggo spesso in giro per il web commenti che lo considerano semplice fan-service, in questo articolo spiegherò in maniera più dettagliata la mia opinione al riguardo. 

Se dovessi scegliere una parola chiave per descrivere il percorso che Oliver ha seguito durante le prime tre stagioni, direi “rinascita”, lo stesso termine che Oliver ha usato per ingannare Ra’s al Ghul quando gli ha chiesto cos’avesse appena sognato. Nonostante dica rinascita come Ra’s al Ghul, il finale della terza stagione ci mostra la rinascita di Oliver Queen, una versione di se stesso nuova e migliorata.

Infatti, Oliver ne ha passate talmente tante per otto anni che questo lo ha portato ad isolarsi e a credere che sia l’unico modo per sopravvivere e proteggere i suoi amici. Ma cosa lo ha aiutato a superare i suoi stessi limiti? Mi è capitato spesso di leggere che questo show ha troppo romanticismo per essere una serie d’azione. Per quanto mi riguarda, ritengo che sia una maniera superficiale di leggere le scelte degli autori e non sono affatto d’accordo con quest’opinione.

Il piano originale di Oliver per sconfiggere Ra’s era ancora una strategia suicida. Come Atlante che porta il peso del mondo sulle sue spalle, Oliver tende a pensare che debba essere l’unico a proteggere gli altri e a salvarli. Poi Felicity gli ha dato il miglior consiglio di sempre, dicendogli qualcosa che lui non aveva mai nemmeno osato pensare: per battere Ra’s, non doveva combattere fino alla morte, ma doveva combattere per vivere.

In realtà, nel profondo del suo cuore Oliver non ha mai veramente voluto morire (ricordo la scena con Diggle alla fonderia, dove confessa «Non voglio morire qua giù»). Diversamente che in passato, adesso Oliver ha qualcosa per cui vivere, di conseguenza, ha avuto paura di morire quando ha affrontato Ra’s per la prima volta perché non era pronto a rinunciare a ciò che aveva realizzato fino a quel momento. Tuttavia, in quel particolare frangente, non era completamente consapevole di quello che aveva ottenuto. Era insoddisfatto dei risultati ottenuti con la sua missione per salvare Starling City e non aveva del tutto compreso fino a che punto Felicity fosse romanticamente coinvolta con lui.

La scelta degli autori di rimandare il “ti amo” di Felicity è stata inizialmente criticata da molti fan, ma 
secondo me è stata invece una bella mossa. Se gli avesse detto che lo ama dal principio, Oliver non sarebbe cresciuto tanto. Il suo stato di incertezza lo ha reso più debole, ecco perché l’atmosfera in Arrow è sempre stata tanto cupa, ma aveva bisogno di provare il desiderio per essere pronto a cambiare il suo cuore e diventare finalmente quel «qualcos’altro» che ha sconfitto la Testa del Demone. Non è una sorpresa quindi che lo stesso Ra’s abbia parlato di sogni di verità, di desiderio e di tentazioni. Anche se era sul punto di sacrificare tutto, Oliver aveva il suo sogno di vita reale, perché nonostante sia un eroe, è anche un uomo. Il fatto è che non aveva accettato se stesso finché non è stato finalmente in grado di guardarsi attraverso gli occhi di qualcun altro. Ecco perché Felicity e il loro rapporto non è una trama secondaria, ma la chiave di volta dell’intero show di Arrow.

Dopo aver visto il finale, ecco cosa mi è venuto immediatamente in mente: «L’amor che muove il sole e l’altre stelle». Be’, sappiamo tutti che Dante intendeva l’Amore Divino, ma che cos’è l’amore tra gli esseri umani – per i credenti – se non un’espressione di quell’affetto divino? Personalmente ritengo che non c’è bisogno di credere in un Dio religioso per credere in una sorta di ordine del mondo in cui la nostra crescita come uomini dipende per lo più dalla relazione che abbiamo con chi ci sta intorno.

Per me, è assurdo affermare che la relazione tra Oliver e Felicity sia fan-service. Dato che la serie è focalizzata sul recupero dell’identità di Oliver, Felicity non è solo un grazioso effetto collaterale. È più di un’informatica, più di una partner in crime, per Oliver, è più di tutto quello a cui siamo in grado di pensare. Senza Felicity, Oliver non sarebbe in grado di ricucire la sua anima e questo non perché gli autori vogliano compiacere i fan, questo avviene perché è così che le cose dovevano essere. Se è vero che dietro a un grande uomo c’è una grande donna, questo sembra essere il caso. Oliver ha un cuore nobile, ma senza il tocco dell’amore, probabilmente sarebbe ancora lo stesso giustiziere della prima stagione, quello che troppo facilmente scoccava frecce e uccideva le persone che avevano tradito la sua città.

Nella mia umilissima esperienza, sto scrivendo un romanzo in cui la componente fantasy è parallela a quella romantica e non esisterebbe neanche senza quest’ultima. Detto questo, posso dire con una certa sicurezza che certi tipi di dinamiche tra i personaggi nascono mentre si scrive. Penso che gli autori se ne siano resi conto (proprio come è accaduto a me) e poi hanno osservato la chimica tra Stephen Amell ed Emily Bett Rickards sul set. Avevano tutti gli ingredienti di cui avevano bisogno per scrivere una storia di successo, allora perché non approfittarne? E se gran parte delle persone reagisce positivamente, è anche meglio. Infatti, è evidente che la loro storia d’amore è stata costruita sin da quando il personaggio di Emily è stato introdotto, dato che ci sono fin troppi dettagli a provarlo. Se questo non fosse abbastanza, più di una volta lo stesso Marc Guggenheim ha dichiarato che le loro scelte non dipendono da quello che gli spettatori vorrebbero vedere. Dato che loro sono gli autori, hanno la loro idea di come la trama dovrebbe essere e dove vogliono condurre i loro personaggi, perciò, una volta per tutte, è tempo di porre fine alle discussioni in merito al fan-service.

Ora che abbiamo chiarito questo punto cruciale, è facile desumere che amore e speranza di felicità erano le chiavi per la rinascita di Oliver Queen.

«Non è accaduto nulla di buono» in quei cinque anni in cui Oliver era dato per disperso, ma hanno forgiato l’eroe che conosciamo ora, sebbene sia avvenuto a discapito di Oliver Queen, il playboy milionario che abbiamo incontrato in alcuni flashback. Ha detto la verità quando ha affermato che Oliver Queen è morto nel naufragio. Dopo quell’evento, non è rimasto più nulla dell’Oliver Queen di una volta. È diventato qualcun altro. Tutto è iniziato quando suo padre gli ha rivelato i suoi tanti errori e gli ha chiesto di correggerli, di diventare un uomo migliore di lui. Nel suo tentativo di sistemare le cose, Oliver è diventato qualcos’altro: è diventato il giustiziere, Arrow, l’eroe.

Penso ci sia molto da dire a proposito del suo essere eroe, ma questo non è il luogo giusto per occuparci di questo argomento, quindi lo rimanderò.

L’episodio 3.23 è un punto di svolta nella storia di Oliver Queen e non è un caso che il finale di stagione sembri un finale di serie. La struttura ad anello che gli autori sono soliti impiegare qui è chiara e netta e collega le tre serie in maniera brillante. Non solo l’episodio è emblematicamente intitolato Il mio nome è Oliver Queen, ma finisce anche con Oliver che fa la parafrasi di ciò che era solito dire in principio di ciascun episodio nel corso delle tre stagioni:

«Il mio nome è Oliver Queen, dopo cinque anni all’inferno, sono tornato a casa con un unico obiettivo: salvare la mia città. E ci sono riuscito. Sono diventato un eroe che ha aiutato le persone, ma adesso per me è tempo di essere qualcun altro, è tempo di essere qualcos’altro».

Grazie ai suoi amici, che per lui sono «rocce», e grazie all’amore incondizionato di una ragazza emotivamente forte tanto quanto lui, Oliver è stato in grado di superare i suoi stessi limiti e aprire il suo cuore. Non è un caso se le poche occasioni in cui lo abbiamo visto sorridere, era accanto a Felicity. Arrow era la maschera che copriva la sua paura di vivere, ma adesso è pronto ad affrontare il futuro.


Infine, un’altra cosa che credo valga la pena considerare è che dopo tre stagioni, finalmente abbiamo avuto il flashback in cui Oliver ha detto per la prima volta «hai tradito questa città». Tutto va al suo posto. Vediamo la rinascita di Oliver nella linea temporale del presente, mentre Oliver che si accinge a diventare Arrow in quella del passato.

Roberta




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Articolo di Robbie_Carter

1 commenti:

MiKyCaRtEr84 ha detto...

Che poi, se mai, alcuni momenti possono puzzare di fanservice, e succede anche con una super-Olicity come me. Ma dire che TUTTO sia fanservice mi pare eccessivo.
Si, è vero. Il fandom ha avuto un bel po' di voce in capitolo ma credete veramente che se non si fossero accorti da soli che funzionava la faccenda, avrebbero proseguito?!
Esempio pratico?! Teen Wolf. Il 90% del fandom è Sterek (NOT IN DA HOUSE!) ma non per questo gli autori hanno canonizzato questa coppia! L'Olicity funziona proprio a livello di sensazioni.
Stiamo parlando di una ragazza discreta che l'Oliver pre-naufragio non avrebbe mai nemmeno guardato per sbaglio. Lei gli mette in mano la chiave del suo cuore in più di un occasione.
Oliver era un playboy. Punto. Già il fatto che non accetti le velatissime avances di Felicity dimostra che sta cambiando! Un maschio normale avrebbe accettato, figuriamoci uno che aveva più donne che cambi di vestiti!!!
E comunque, tanto per chiarire, OLIVER CAPISCE DI AMARE FELICITY ALL'INIZIO DELLA SECONDA STAGIONE!
Eppure, malgrado questo, 'sfrutta' la cosa solo alla fine della terza, ergo... CIAONE!!!!