BETTER CALL SAUL - Uno sguardo tra passato e futuro della serie, in attesa del finale



Giunti al penultimo episodio della terza stagione di Better Call Saul, ci viene da urlare come le meglio fangirl al migliore spinoff di sempre. Non è tuttavia un'affermazione priva di senso e fondamento e, nel corso del nostro commento a ciò a cui abbiamo assistito fino ad ora e a quel che prevede il futuro della serie, andremo a spiegare perché.

Better Call Saul ha un rapporto sempre più stretto con la serie madre Breaking Bad, ma nei commenti della rete si legge che, tra coloro che controcorrente non sono riusciti ad apprezzare a pieno l'epopea che ha avuto come protagonista Walter “Eisenberg” White, molti sono arrivati addirittura a preferire lo standalone su James “Jimmy” Morgan McGill. Ma come sono riusciti Vince Gilligan e Peter Gould ad ottenere un simile risultato con una serie che, per sua natura, sembrava non poter ovviare al suo status di subordinazione?

Andiamo con ordine. Fin dalla prima stagione, andata in onda nel 2015, colui che tutti noi abbiamo conosciuto come Saul Goodman, avvocato di dubbia legalità ma di ammirevole astuzia, ci è stato presentato come Jimmy, un legale alle prime armi che svolge il suo lavoro in uno studio che in realtà è uno stanzino sul retro di un bauty center asiatico. L'enigmatica figura dell'avvocato kitsch e pieno di risorse e conoscenze lascia quindi il posto a un ringiovanito uomo di legge con un passato, un fratello e perfino una donna di cui è innamorato. In Breaking Bad le unici relazioni di Saul sono invece ambiguamente professionali e per lo più accidentali. Lo stesso incontro tra Jess, Walt e Saul fu frutto di una serie di equivoci o comunque di piani di cui l'avvocato, fino al momento dello svelamento, era rimasto all'oscuro.

Better Call Saul ha dunque inizio prima di Walter White e prima di molto altro. Il primo ostacolo all'originalità della serie sembra proprio il suo legame con il prodotto di origine, che ai tempi ci rivelò il destino di molti dei personaggi protagonisti e antagonisti dello spinoff, Jimmy incluso. Al fine di ricordarci che un futuro esiste e che in un modo o nell'altro lo show in primis dovrà farci i conti, i primi minuti di ciascuna stagione si aprono con un flashforward posteriore alla serie madre, in cui vediamo la nuova vita in incognito di Saul Goodman e la sua incapacità di lasciarsi alle spalle il proprio passato, non solo quello di Breaking Bad.


Jimmy McGill, dicevamo, ha un fratello, Charles “Chuck” MCGill. Questi è, al contrario di James, un avvocato fatto e finito, con alle spalle un background di glorie e successi, ma vive in un presente di paranoia e tormento. Fu Chuck che alle origini indusse Jimmy alla strada della giurisprudenza, al fine di allontanare il fratello minore dalla periferia e dalle bravate per le quali si era ormai costruito una fama (Scivolone Jimmy). Trasferitosi con il fratello ad Albuquerque, Jimmy entra a lavorare all'interno della sua compagnia, la Hamlin, Hamlin & Mcgill (HHM) dove conoscerà il socio in affari di Chuck, Howard Hamlin, e instaurerà una relazione amorosa con la collega Kimberly “Kim” Wexler. Tuttavia, col tempo veniamo a sapere che Chuck non ha mai accettato e nemmeno realmente creduto al modo in cui Jimmy si approccia al mestiere. Per questo motivo il fratello maggiore riuscirà a interrompere il rapporto d'affari prima che James venga ufficializzato socio paritario della compagnia, rifiuto per il quale, lo scopriamo verso il finale della prima stagione, il protagonista incolperà erroneamente il pur meschino Howard. Da quel momento, Jimmy si mette in privato.

Nella seconda stagione, Jimmy e Kim aprono uno studio legale associato, ma Jimmy riesce a mettersi ancora nei guai quando, per assicurare un caso importante a Kim, falsifica dei documenti del fratello allo scopo di convincere i clienti ad abbandonare la HHM in loro favore. L'ultima scena del season finale mostrava un Chuck soddisfatto per essere riuscito a rubare a Jimmy la confessione del reato commesso.

La terza stagione, che si concluderà tra pochi giorni, riparte allora da dove ci ha lasciati. L'ultimo scivolone di James McGill gli costa a dir poco caro e il protagonista non potrà più praticare l'attività di avvocato per ben dodici mesi. Il processo è servito, tuttavia, per prendersi la rivincita sul fratello, dimostrando alla corte la sua instabilità mentale.

La reciproca distruzione dei fratelli MCGill è servita ad entrambi in due differenti maniere. Da una parte, Chuck fa i conti con quella che credeva una malattia fisica e che si è rivelato invece essere frutto della sua testa. Questo dà la possibilità a Chuck di riprendersi la propria vita e di tornare a fare l'avvocato a tempo pieno. Quel che è venuto fuori dal processo ha tuttavia lasciato dei segni sulla sua carriera e l'assicurazione della HHM comincia allora a fare un passo indietro. I dubbi dell'assicurazione portano Howard a gettare la spugna con Chuck e a chiedere quindi che il socio si faccia da parte. Nel nono episodio andato in onda questa settimana, Chuck sembra essere intenzionato a non darla vinta ad Howard e a fronteggiare legalmente la sua stessa compagnia.
A sua volta, la temporanea e profonda crisi economica ed esistenziale porta Jimmy ad avvicinarsi sempre più al compimento della metamorfosi che lo farà essere il Saul Goodman che abbiamo avuto modo di conoscere a partire dalla seconda stagione di Breaking Bad. Solo pochi episodi prima, infatti, abbiamo visto il video clip promozionale dove Jimmy usa per la prima volta lo pseudonimo per il quale diventerà famoso. D'altronde, proprio con spot e banner pubblicitari avevamo sentito parlare le prime volte di questo famigerato avvocato che adesso sembra esserci così caro e familiare e per il quale proviamo un tipo di empatia che non ci aspettavamo, così come proviamo empatia per tutti i personaggi secondari, da quelli di cui conosciamo la sorte futura a coloro per i quali non riusciamo a capire come finirà.


Perché consiste proprio in questo il trucco di magia, o miracolo che sia, di Vince Gilligan a Peter Gould. I due autori hanno esteso la mitologia attorno a Breaking Bad con un'accuratezza verso i dettagli e una gamma di scelte intelligenti al punto da far passare in secondo piano la prevedibilità di molte storyline. La profonda caratterizzazione dei personaggi secondari, da Chuck a Kim, e il loro separato parallelismo con coloro che già conoscevamo, come Mike e Hector Salamanca, fanno poi in modo che l'originalità di cui parlavamo all'inizio del nostro commento non sia messa in discussione.

Da subito Better Call Saul ha reciso un aspetto importante del suo legame con la serie madre, ovvero il genere entro cui si colloca. Better Call Saul non è infatti altro che un legal drama, nell'accezione più moderna e quindi ibrida del termine. Easter egg e collegamenti espliciti a Breaking Bad, ai quali dedicheremo una particolare attenzione commentando il finale di stagione di settimana prossima, non hanno fatto che da contorno a un plot che di suo sarebbe rimasto perfettamente in piedi. Better Call Saul abbatte le pareti dello spinoff per diventare qualcosa di più, una serie in perfetta sintonia con quella d'origine, eppure non vincolata ad essa in modo discriminante e oppressivo. Anche figure come Gustavo “Gus” Fring, che sicuramente hanno aiutato ad accrescere l'attesa per questa incredibile terza stagione, non rubano in alcun modo spazio e aria alla main line principale di Jimmy MCGill la quale, se spolpata di ogni riferimento a Breaking Bad, desterebbe comunque l'interesse di molto pubblico.

In conclusione, Breaking Bad ha certamente assicurato al suo spinoff la fedeltà di molti spettatori e un'estensione del genere legal drama. Questo debito iniziale ha fatto sì, tuttavia, che gli autori riscattassero l'originalità della serie mettendola continuamente in dialogo e a confronto con la loro prima creatura, dimostrando come dietro a Better Call Saul non si celi solo l'occasione di un guadagno a occhi chiusi, bensì la possibilità creativa di poter dire qualcosa in più su un universo pieno di personaggi e situazioni che hanno ancora tanto da dare. In una recente intervista, Gilligan stesso ha ammesso che la serie, nostro malgrado, non può continuare in eterno e che l'avvicinarsi di Jimmy alla leggenda di Saul Goodman ne è la conferma. Ci resta sicuramente una quarta stagione e il tempo di capire cosa ne sarà di Chuck e Kim, così importanti nella vita di Jimmy, ma anche di Nacho, il cui ruolo prende sempre più piede e rilevanza nella trama.

Il finale ci riserverà sicuramente molte sorprese, basti pensare all'incidente in auto di Kim che ha chiuso l'ultimo episodio andato in onda. È prevista anche, forse a torto o forse no, la caduta di Hector Salamanca per mano di Nacho, il quale negli ultimi episodi ci ha regalato sudore e palpitazioni degne del caldo che sta riempiendo queste giornate di giugno.
Sarà poi la volta della resa dei conti tra Chuck e la HHM e forse un nuovo inizio per Chuck e Jimmy, nella speranza che per entrambi non sia troppo tardi.

Rimandiamo ogni altra osservazione e accorgimento al season finale di martedì prossimo. Ci piacerebbe nel frattempo conoscere le vostre opinioni sulla serie in generale e su questa emozionante terza stagione, ma anche le vostre teorie su ciò che riserverà il futuro per personaggi di cui in Breaking Bad non si hanno più notizie.

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Articolo di Fabio Scala

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