THE DEFENDERS - Recensione 1x01 "The H Word"


Abbiamo aspettato a lungo, ma finalmente è arrivato il momento di parlare del pilot dell'ultima arrivata in casa Marvel.

Se c'è una cosa che abbiamo imparato dalle serie Netflix è l'arte del binge watching, simpatica pratica telefilmica nella quale il ritmo con cui abbuffarci è riservato al nostro metro di giudizio, lo stesso che ci ha fatto scoprire l'alba dalle persiane della cameretta a suon di finali di stagione e colpi di scena.
Ci caschiamo tutti prima o poi

In un'ottica simile ha quindi un significato differente parlare di pilot rispetto a una tradizionale serie televisiva, un po' come è diverso parlare del primo capitolo di un romanzo rispetto al primo numero di una serie a fumetti.

Se normalmente un pilot deve non solo catturare, ma instillare nello spettatore un interesse che non scemi lungo la settimana assicurando così la visione dell'episodio successivo, per le serie Netflix e simili il suo compito è più semplicemente quello di invogliare a premere il tasto giusto del telecomando per vedere come prosegue la vicenda.
A volte è uno sforzo da non sottovalutare

Queste considerazioni forse possono aiutarci a contestualizzare la scelta di Marvel di introdurci al progetto Defenders con un pilot piuttosto lento, nel quale vengono presentati i personaggi principali riprendendo i filoni dei quattro protagonisti da dove li avevamo lasciati e aggiungendovi un primo assaggio del villain.
Ma andiamo con ordine.

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Iniziamo subito con una scena di combattimento in cui Danny Rand si intromette nel duello tra una misteriosa combattente mascherata (facile capire chi sia se si conoscono le serie precedenti) e un povero bersaglio che, nonostante l'intervento di Iron Fist, finisce come uno spiedino. Mentre Danny cerca di ricordarsi se ci sia mai stato un combattimento in cui il suo pugno abbia davvero fatto la differenza, il povero kebab gli rivela che se vuole continuare a comparire nei prossimi episodi deve tornare di corsa a New York, che l'azione è tutta lì.
Però al buio rende bene, dai

Dopo la sigla di apertura ritroviamo la nostra amata Jessica, alle prese come al solito con le pressioni da parte dell'amica sull'intraprendere una vita più apertamente supereroistica, suggerimento al quale la nostra detective risponde con le battutine alle quali ci ha amabilmente abituato.
Uno dei casting più azzeccati di tutto il progetto

Stacchiamo poi su Luke, che avevamo lasciato nel finale di stagione diretto verso il carcere dal quale lo vediamo ora uscire un po' per buona condotta, un po' grazie agli sforzi di Foggy (il socio di Matt che alla fine della scorsa stagione di Daredevil scioglie la società con l'amico e va a lavorare per lo studio di Hogarth).
In aggiunta alla forza erculea e alla virtuale invincibilità, il superpotere più evidente del nostro eroe sembra essere la musica rap che non lo abbandona neanche quando dorme.
Parola mia, il prossimo che mi chiama John Coffey lo spiaccico al muro

Infine ritroviamo Matt, il quale adesso lavora da solo e, abbandonata a malincuore la vita mascherata, si occupa di cause pro bono per pareggiare il conto.
Le cose con Karen sono un po' ambigue, con lei che si è allontanata dopo aver saputo della sua doppia vita, ma che continua a girargli intorno forse per vedere quanto sia seria l'intenzione di lasciarsela alle spalle.
So che stai per rimettere il costume, Matt, ci sono spot ovunque

E così passiamo buona parte dell'episodio a familiarizzare con i quattro protagonisti, cosa che risulta sicuramente poco accattivante per chi ha seguito tutte le cinque stagioni spalmate su quattro show in questi ultimi anni, ma che immaginiamo abbia il suo valore per coloro che hanno più di una lacuna.
Un simile intento sarebbe risultato estremamente deleterio in una serie a uscita settimanale, ma in questo caso fa sì che il primo episodio sia solo una parte di una narrazione più ampia che possiamo interrompere e riprendere quando vogliamo.

Non che non succeda proprio nulla, comunque. Jessica si mette sulle tracce di un uomo che ha lasciato moglie e figlia senza spiegazioni, mentre Luke "riprende conoscenza" con Claire per poi mettersi al seguito di un ragazzo del quartiere che sembra nei guai fino al collo.
Non dimentichiamo nessuno?

Ovviamente, però, la vera star dell'episodio è lei, Sigourney Weaver, la donna che ci era stata promessa nei promo e che non si è fatta aspettare. Le sue scene sono le migliori, sia per il carisma dell'interprete che per il significato che portano.
Veniamo subito a conoscenza delle precarie condizioni di salute di Alexandra (che è come chiamano Sigourney Weaver in questo mondo), condizioni che la costringono ad accelerare i suoi malvagi piani a dispetto delle reticenze di Madame Gao, la quale osa suggerire i propri dubbi con il più reverenziale dei timori.
È proprio questo l'aspetto più interessante, vedere come le due interagiscono mostrandoci un lato di Madame Gao che fino ad ora ci era sconosciuto. Attraverso la nostra conoscenza pregressa di quest'ultima ci facciamo un'idea anche di Alexandra, poiché solo una persona estremamente potente e pericolosa potrebbe suscitare una simile reazione in quello che finora è stato il personaggio più ambiguo e misterioso di tutte le serie Marvel/Netflix.
Una differenza netta rispetto ai passati incontri tra Madame Gao e i potenti di turno

L'episodio si conclude con la prima fase del piano, un terremoto che aspetta buono buono che l'elicottero di Danny tocchi terra per poi investire la città di New York e in special modo il quartiere di Hell's Kitchen, dove Matt rimane in ascolto e quanto mai incerto sul da farsi.

Appuntamento a domani per la recensione del secondo episodio, se nel frattempo volete commentare con le vostre impressioni potete farlo qui o sulla pagina Facebook oppure sul nostro gruppo.


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Articolo di Alberto I

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