THE PUNISHER - Recensione Episodi 1x01, 1x02 e 1x03


In cui vediamo i giocatori muoversi e formare le prime squadre.

Leggi qui tutte le recensioni di Inhumans

Il giorno in cui The Punisher è finalmente approdato su Netflix molti di noi stavano ancora versando lacrime di nostalgia per aver abbandonato le entusiasmanti avventure degli abitanti di Attilan. Così, tra singhiozzi e sospiri, ci siamo fiondati sul letto/divano/materassino ad acqua e abbiamo intrapreso un nuovo viaggio nell'universo Marvel per esplorarne l'anfratto più oscuro e brutale.

Come ormai saprete, il personaggio di Frank Castle ritorna sullo schermo in una serie interamente dedicata alle sue vicende dopo aver debuttato nella seconda stagione di Daredevil conquistando il cuore di migliaia di fan.
Lunga è stata l'attesa per un prodotto che si discosta parecchio dai suoi quattro fratellini della saga dei Defenders, e ancor di più dai cugini del MCU (per non parlare dei lontani parenti targati Disney).
Ne sarà valsa la pena? Vediamolo insieme mentre ci prendiamo una pausa tra un episodio e l'altro.
E nel frattempo potete cogliere l'occasione per dedicarvi a quegli snack croccanti che non avete osato toccare dopo il ventiquattresimo rimprovero

Questa prima stagione riprende la storia di Frank dove l'avevamo lasciata, con il Punitore 
in giro per il continente a dare la caccia agli ultimi rimasugli di quell'amalgama di elementi responsabili per la scomparsa della sua famiglia.
Se ricordate bene, Castle era l'unico sopravvissuto di una sparatoria al parco innescatasi durante un accordo andato male tra il cartello messicano e gli irlandesi (o una cosa del genere, non stiamo troppo a sottilizzare), e nel corso della stagione aveva scoperto che il tragico evento faceva parte di un'operazione di copertura orchestrata dal procuratore e portata a termine senza prima liberare l'area dai civili. Come ciliegina, nel penultimo episodio era saltato fuori che il vero obiettivo, un misterioso trafficante chiamato "Il Fabbro", altri non era se non quello stesso sergente dell'unità di Frank che avevamo ascoltato durante il processo a quest'ultimo.

Spero che la storia fin qui narrata non vi risulti troppo complicata, perché nel corso di questi primi tre episodi verremo a conoscenza di un altro livello di questo sistema di scatole cinesi che sembra non finire mai.

Ma andiamo con ordine e torniamo a Frank, il quale a missione conclusa si ritira dalle scene e torna a New York per darsi all'edilizia con un nuovo nome e una nuova vita fatta di martelli e letture, il tutto intervallato da incubi e sporadiche visite al centro per veterani gestito da Curtis Hoyle, un ex-compagno d'armi che risulta tra i pochi fortunati su tutto il pianeta a sapere che il Punitore è vivo e vegeto.
Questo scorcio di vita tranquilla ha però breve durata, perché già nel corso del primo episodio Frank si imbatte in un gruppo di delinquenti che sembrano proprio pane per i denti del Punitore che arde in lui, e il tutto finisce nella solita carneficina a base di proiettili e martellate.

Tutta la sequenza segue pienamente lo stile del personaggio e risulta quasi senza intoppi, se non fosse per quella scena in cui Frank viene sorpreso alle spalle da un proiettile e si salva perché questo va a intercettare il manico del suo fidato attrezzo.
Ora capiamoci bene, non stiamo certo a dire che i personaggi dei fumetti e più in generale delle storie d'azione debbano sempre rendere al 100% e risultare impossibili da sconfiggere, specie quelli privi di superpoteri extra-sensoriali derivanti da ragni radioattivi o ascendenze aliene, però se quell'unica volta che Frank si regola male e si becca una pallottola alla schiena finisce per salvarsi vincendo alla lotteria del tiro al bersaglio allora la cosa si fa più seria, perché un gigantesco colpo di fortuna lo possiamo pure accettare una tantum, ma se iniziamo ad accumularli tanto vale chiamare Bugs Bunny e finirla in musical.
Tranquilli, abbiamo un contratto in esclusiva con la Warner che non prevede date di scadenza

Il passato di Frank però non ha ancora finito di tormentarlo, e torna a fargli visita sotto forma di un video in cui lui e i suoi compagni interrogano un agente di polizia afgano fino a ucciderlo.
Tra flashback e racconti vari veniamo a sapere che ai tempi del servizio in Afghanistan Castle faceva parte di un gruppo sceltissimo i cui metodi e scopi erano quelli di uno squadrone della morte, con a capo quel sergente che in seguito si sarebbe fatto chiamare "Il Fabbro". Una scena in particolare, quella che mostra le vicende narrate durante la già citata testimonianza al processo di Frank, è qualcosa di davvero crudo e violento come si addice a una serie che si chiama The Punisher, cosa tutt'altro che scontata considerando che il denaro per pagarla proviene dall'immenso fondo del materasso della Casa di Topolino.
Tutto pronto per la Fase 4

Questo capitolo particolarmente oscuro della vita già tutt'altro che radiosa di Frank costituisce, almeno in questi primi episodi, il punto fondamentale di tutta la storia, ed è lo snodo centrale da cui partono tutti ma proprio tutti i filoni narrativi.

Tempo addietro il signor David Lieberman, un analista sempre dell'Homeland Security, aveva ricevuto il video da una fonte anonima e si era ritrovato di fronte all'annoso dilemma che hanno tutte le persone prima di mettersi nei guai: passare la patata al superiore seguendo la linea di comando ben sapendo che probabilmente qualcuno avrebbe finito per insabbiare la cosa, oppure occuparsene di persona rischiando ogni tipo di ritorsione.
Ovviamente David finisce per scegliere la seconda, e ovviamente i suoi superiori finiscono per tendergli un'imboscata durante la quale si salva per miracolo all'insaputa di tutti, risultando morto per il mondo e soprattutto per la sua famiglia, che David tiene costantemente sott'occhio dal suo rifugio supersegreto grazie a mille telecamere nascoste ovunque nell'abitazione.
Però non va mica bene così, eh

Il pezzo grosso che ha tentato di tappargli la bocca sparandogli e colpendolo inavvertitamente al cellulare è anche il diretto superiore dell'agente Madani, partner dell'uomo ucciso nel video e desiderosa di andare in fondo alla faccenda nonostante le opposizioni dei suoi capi, i quali l'hanno ritirata dall'indagine facendola rientrare nel paese.

Madani si mette in contatto con Billy Russo, il quale era nello stesso team di Frank ai tempi dell'Afghanistan e attualmente finanzia il centro per veterani di Curtis. Nonostante Russo abbia condiviso con Frank ben più di quest'ultimo, durante la scena in cui i due celebrano il compleanno dell'amico scomparso di fronte alla sua lapide scopriamo che questi ignora che Frank sia ancora vivo.
Il personaggio ha chiaramente un arco ancora tutto da sviluppare, e probabilmente entro la fine della stagione ci sarà chiaro perché Frank si sia fidato di Curtis e non di Russo quando ha avuto bisogno di una nuova identità per ricominciare.

Tornando all'incontro con Madani, questo viene bruscamente interrotto quando l'agente viene richiamata sulla scena dell'omicidio del suo capo, il quale ha subito il trattamento "Full Punisher" e, prima di uscire di scena, ha spifferato di essere stato lui a muovere i fili dietro la sparatoria al parco, il tutto unicamente per eliminare Frank perché ritenuto a torto la fonte di Lieberman.
Quindi questa sparatoria, che sembrava un casuale incontro tra famiglie malavitose andato male, e che in realtà era un'operazione sotto copertura volta a stanare il misterioso "Fabbro", alla fine era invece il frutto di una macchinazione di questo pezzo grosso dell'Homeland Security per eliminare la fonte del suddetto video.
Sì... No, non ho capito

Se la cosa vi è poco chiara, non siete i soli.
Personalmente questa mi sembra una semplice riscrittura a posteriori di un evento che aveva già avuto i suoi colpi di scena per trovare infine piena conclusione in Daredevil. Capisco bene che all'epoca non si pensasse all'eventualità una serie tutta su Frank, ma ritornare alla sparatoria e aggiungere una nuova lettura a quelle che già si erano accumulate non l'ho trovata proprio una gran soluzione all'esigenza di escogitare una nuova motivazione che muovesse le azioni di Frank per altri tredici episodi.
Poiché dubito che l'aggiunta di nuove rivelazioni possa sbrogliare elegantemente la questione, di fatto conviene accettare questa piccola sbavatura e non stare troppo a collegare questo aspetto con quanto visto in Daredevil.

A questo punto siamo arrivati alla formazione del Dinamico Duo.
Frank viene contattato da Lieberman, il quale lo invita a visionare il video che gli ha lasciato per poi incontrarsi.
Il nostro Punitore allora si rivolge a Karen per scoprire chi si celi dietro il misterioso interlocutore, e la bionda di Hell's Kitchen riesce a scoprirne l'identità grazie al fatto che Lieberman continua a usare lo stesso nickname che utilizzava quando lavorava all'Homeland Security.
Posso immaginare quanto il giovane padre di famiglia fosse affezionato a quel "Micro" che probabilmente compare in tutti i suoi account di posta elettronica, ma visto che è arrivato a fingere la sua morte e a nascondersi in un bunker magari poteva anche provare qualche altro soprannome.
Comunque, questa scoperta permette a Frank di fare visita alla vedova Lieberman mettendo in allarme il povero Micro, il quale finisce per attirare involontariamente il Punitore nel suo covo per poi subirne il duro interrogatorio.
Ma Lieberman non è proprio nato ieri, e alla fine riesce a liberarsi e a instaurare con Frank un'alleanza di cui entrambi hanno bisogno per vendicarsi dei propri nemici.

E così, citando l'amico di Peter dal recente Spider-Man: Homecoming, alla fine del terzo episodio Frank ottiene il suo "uomo sulla sedia" e si appresta a dare libero sfogo al rinato Punitore.
Questa prima parte di stagione è stata davvero un toccasana per chi viene da otto recensioni di Inhumans, e forse anche per questo mi sento di dire che questo The Punisher ha decisamente riportato la saga Marvel/Netflix sul giusto binario dopo diversi prodotti non proprio all'altezza dei gioielli con cui avevamo iniziato a suo tempo.
Come aveva raccontato Jon Bernthal in un'interessante intervista, rispetto al debutto in Daredevil Frank è assai più consapevole di chi è e cosa vuole, mostrando gradualmente un Punitore sempre più sicuro e in linea con il personaggio creato da Gerry Conway, Ross Andru e John Romita Sr. (quest'ultimo è sicuramente noto a quelli di voi che qualche volta hanno messo piede in una fumetteria, ma quanti sanno che il primo è l'autore della famosa storia in cui Gwen Stacy *SPOILER*?).

Qualche piccolo appunto però ce l'abbiamo, in primis il già affrontato bisogno da parte degli autori di rivangare la storia della sparatoria piuttosto che dare a Frank una nuova motivazione.
Inoltre, tra i vari personaggi, quello dell'agente Madani risulta finora parecchio stereotipato seguendo un cliché che speriamo non la perseguiti per il resto della stagione.
Senza bisogno di tornare a parlare del proiettile e del martello, mi sento anche di puntualizzare come la pettinatura da uomo d'affari che sfoggia Bill Russo fosse presente anche ai tempi della missione in Afghanistan, cosa che mi ha leggermente spiazzato durante la prima parte del flashback.

Anche se possono sembrare molte per una serie paragonabile per qualità a Daredevil e Jessica Jones, alla fine si tratta di lievi incongruenze e dettagli marginali a fronte di un'inizio di serie carico di potenziale e dai toni davvero azzeccati, che ci hanno lasciati piacevolmente sorpresi e ci fanno ben sperare per il proseguimento della stagione (come sempre, se vi sembro un po' troppo entusiasta vi invito a leggere le mie recensioni di Inhumans per farvi un'idea di cosa ho passato).

Ora però è tempo di salutarci per tornare a immergerci nell'oscuro mondo di The Punisher.
A presto con le prossime recensioni, vi auguro un buon proseguimento con questa nuova serie arrivata dal nulla cui va il merito, almeno per ora, di aver iniettato nuova linfa vitale nell'universo di Matt Murdock e dei suoi amici Defenders.



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Articolo di Alberto I

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