STAR TREK: DISCOVERY - Recensione 5x10 "Life, Itself" (SERIES FINALE)

E così, dopo cinque stagioni e 65 episodi, Star Trek: Discovery volge al termine e lo fa' nel miglior modo possibile, con un epilogo incredibilmente emblematico. Con la regia del fedelissimo della serie Olatunde Osunsanmi e la sceneggiatura della co-showrunner Michelle Paradise e Kyle Jarrow, "Life, Itself" chiude il percorso stagionale incentrato sulla tecnologia dei Progenitori, come anche le vicende della USS Discovery, in maniera sensazionale e lasciando forse qualche porta aperta per il futuro.

"You know… sometimes life, itself, is meaning enough. How we choose to spend the time that we have. Who we spend it with."

Burnham e Moll finiscono in una struttura interdimensionale e le due si ritrovano a collaborare per trovare la tecnologia dei Progenitori. Le due riescono a trovarla, ma Moll agisce di testa sua e attiva la tecnologia in maniera scorretta, causando una reazione all'esterno che destabilizza il portale. Nel frattempo il comandante Rayner tiene a bada la nave ammiraglia dei Breen, Book e Hugh riescono a stabilizzare il portale con un raggio traente modulato, un idea dell'ufficiale medico capo della Discovery avuta per via delle conoscenze ereditate da Jinaal, mentre Saru, accompagnato da Nhan, riesce a distrarre Tahal per il tempo necessario perchè la Discovery completi la sua missione, anche se questa ha mandato un ricognitore nella zona dove si trova il portale. Burnham usa la tecnologia nella maniera giusta e si trova faccia a faccia con un Progenitore, che le svela che è libera di usare la tecnologia, ma che questa non può riportare in vita un corpo morto. Rayner compie una manovra con il motore a spore della Discovery, usandolo per far saltare la nave Breen e il ricognitore lontano dal portale. Burnham fa' teletrasportare il portale a bordo della Discovery per studiarlo, ma alla fine decide di rilasciarlo nello spazio, facendolo risucchiare dai due buchi neri, dato che una tecnologia del genere non dovrebbe essere alla portata di nessuno. Diverse settimane più tardi, Saru e T'Rina si sposano, con tutto l'equipaggio della Discovery che assiste alla cerimonia, e Burnham e Book si ricongiungono, mentre Kovich svela a Burnham di essere l'agente temporale Daniels e che intende offrire un lavoro a Moll. Molti anni più tardi, Burnham è un ammiraglio, vive felice con Book su Sanctuary Four e ha un figlio, Leto. Quest'ultimo si presenta sul pianeta con una navetta e accompagna la madre sulla Discovery, la quale viene riportata all'aspetto che aveva prima di arrivare nel 32esimo secolo. Burnham spiega a Zora che deve condurre la Discovery in uno specifico settore dello spazio profondo e lasciarla lì come parte di una missione segreta, dove dovrà attendere l'arrivo di un certo Craft.

COMMENTO: Star Trek: Discovery si conclude con un finale che mantiene tutte le aspettative e, anzi, riesce ad essere tanto emblematico quanto significativo non solo per la serie in se', ma anche per l'intero franchise, con risoluzioni, tante emozioni e colpi di scena. L'aspetto principale di questo epilogo è la tecnologia dei Progenitori, situata all'interno di uno spazio interdimensionale che permette di accedere a vari mondi, una tecnologia che è stata creata da qualcun'altro e affidata ai Progenitori (un modo elegante e molto Roddenberriano di dire che è stato Dio a crearla...), la quale è in grado di dare la vita, ma non di riportare in vita una persona defunta, rendendola più importante e pericolosa di quanto sembri, motivo per cui Burnham sceglie di rilasciarla nello spazio, facendola disintegrare dai buchi neri. Ma l'incontro fra Burnham e il Progenitore non mette in evidenza solo questo elemento, piuttosto fa' emergere appieno il tema fondante della vicenda stagionale e forse in maniera più vasta, dell'intera saga: qual'è il senso di ciò che facciamo? qual'è la cosa più significativa per ognuno di noi? Probabilmente, come dirà Burnham a suo figlio Leto, è la vita stessa ad essere la chiave di tutto, come scegliamo di viverla e come sfruttiamo il tempo che ci viene concesso, un tema profondissimo e non del tutto scontato. Al di là del concetto filosofico, l'episodio offre momenti davvero incredibili, come la manovra col motore a spore di Rayner, che ha spostato i Breen lontano dal portale, il duo composto da Book e Hugh, il quale sembra aver ereditato le conoscenze di Jinaal, che gli hanno permesso di salvare Burnham e Moll e Saru che riesce con maestria a distrarre Tahal, accompagnato da Nhan, per non parlare poi dell'ultima mezz'ora, emotivamente potente. Dapprima abbiamo Saru e T'Rina che si sposano, poi abbiamo Kovich che svela a Burnham di essere l'agente temporale Daniels, personaggio apparso in Star Trek: Enterprise (dove era interpretato da Matt Winston) e molto amato dai fan della saga (e a quanto pare non ha incontrato solo il capitano Archer, a giudicare dai souvenir nel suo ufficio...) e che afferma di voler impiegare Moll, e infine Burnham e Book che si ricongiungono, in un momento davvero romantico, e poi... il salto temporale. La vera ciliegina sulla torta è proprio la fase finale, dove vediamo Burnham e Book, vecchi e felici sul pianeta Sanctuary Four (il pianeta dove hanno condotto la creatura di nome Molly all'inizio della terza stagione) e genitori di Leto, un giovane capitano della Flotta Stellare. Quest'ultimo si presenta con una navetta per condurre sua madre, diventata Ammiraglio, a bordo della Discovery, la quale ha riacquisito l'aspetto che aveva quando è arrivata nel futuro. Una volta salita a bordo Burnham spiega a Zora che, per via di una missione segreta, deve condurre la Discovery in una regione remota dello spazio e lasciarla lì, con lei che dovrà attendere qualcuno di nome Craft. Vi ricorda qualcosa? Ebbene sì, stiamo parlando dello Short Trek "Calypso", ambientato mille anni dopo questi eventi, e questa scena spiega solo in parte le circostanze che hanno portato il personaggio di Aldis Hodge ad incontrare Zora e la Discovery, e chissà se in futuro, tale questione non verrà ripresa in qualche serie o addirittura in un film. E infine, in una sequenza breve e toccante, dove rivediamo per l'ultima volta Saru, Tilly, Stamets, Hugh, Owosekun, Detmer, Rhys, Adira, Reno e tutti gli altri protagonisti, Burnham pronuncia "Let's fly", con la Discovery che compie il suo salto d'addio.
Non si poteva chiedere un finale migliore.

IL PAGELLINO

Fra molte critche e un incredibile crescita, Star Trek: Discovery volge al termine con una stagione molto entusiasmante e che si è presa il suo tempo per carburare al netto dei difetti. Questa stagione è risultata essere avventurosa, ricca di spunti di riflessione e riferimenti, ma soprattutto ha dato una conclusione più che dignitosa a una serie che è cresciuta di stagione in stagione. Fra effetti speciali sempre più notevoli, l'emozionante colonna sonora offertaci da Jeff Russo e una regia molto buona, soprattutto nei momenti chiave, in questa stagione si sono portati avanti temi importantissimi, come il trovare un senso alla propria esistenza e l'importanza di una connessione, i quali sono sempre stati cari alla saga di Star Trek, anche se declinati in maniera differente. Naturalmente il cast la fa' da padrone, confermando quanto questo si sia ormai amalgamato nel tempo, il quale regala delle performance straordinarie e in linea con i personaggi che interpretano. Su tutti ricordiamo la favolosa Sonequa Martin-Green, nel ruolo di Michael Burnham, uno dei migliori personaggi del franchise e anima della serie, il mitico Doug Jones nel ruolo di Saru, il quale ha contribuito molto in questa stagione pur non essendo apparso in tutti gli episodi, Anthony Rapp, Wilson Cruz, David Ajala, Mary Wiseman, Blu del Barrio, Patrick Kwok-Choon, Tig Notaro, Oded Fehr, Tara Rosling e l'enigmatico David Cronenberg, il cui personaggio viene approfondito con un maestoso colpo di scena, e le new-entry Callum Keith Rennie, nel ruolo del burbero ma intraprendente comandante Rayner, Eve Harlow e Elias Toufexis, i cui personaggi si rivelano essere degli antagonisti piuttosto interessanti, in contrasto con quelli presentati in passato all'interno della serie. Insomma Star Trek: Discovery si conclude nel modo migliore possibile, ma è davvero finita? La domanda sorge decisamente spontanea visto che presto inizieranno le riprese di Star Trek: Starfleet Academy, nuova serie ambientata nel 32esimo secolo e che vedrà come protagonista il premio Oscar Holly Hunter, la quale guiderà un cast molto giovane, e che potrebbe riportare in scena alcuni personaggi già visti in Discovery. Se invece guardiamo in maniera più generale, possiamo dire che l'universo di Star Trek ha ancora tanto da dire, dato che abbiamo ancora Star Trek: Prodigy, la cui seconda stagione verrà rilasciata per intero su Netflix il 01 Luglio, Star Trek: Lower Decks, che si concluderà con la quinta stagione in Autunno, Star Trek: Strange New Worlds, le cui riprese della terza stagione si sono concluse recentemente e il film Star Trek: Section 31, che vedrà Michelle Yeoh nuovamente nei panni di Philippa Georgiou, per non parlare del film in lavorazione ambientato nell'universo Kelvin. È davvero bello essere fan di Star Trek in questo periodo...

Star Trek: Discovery è una serie più degna di far parte del vasto e affascinante universo targato Gene Roddenberry, con la sua tenacia, la sua volontà di crescere e il desiderio di sperimentare e andare oltre i confini di quello che sapevamo della saga senza tradire i valori della saga. Ci mancherà molto seguire le gesta della USS Discovery e del suo equipaggio.

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Articolo di Ada Bowman

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