THE LAST OF US - Recensione 2x03 "The Path"

Dopo gli eventi sconvolgenti che hanno caratterizzato l'episodio precedente, la seconda stagione di The Last of Us punta alla ricostruzione, con un episodio di transizione che funge da ripartenza verso quella che sarà la nuova direzione della storia, portando anche a un espansione del mondo che conosciamo. Diretto da Peter Hoar (già regista del bellissimo terzo episodio della prima stagione) e scritto dal co-showrunner Craig Mazin, "The Path" affronta le conseguenze della morte di Joel e del devastante attacco a Jackson, soffermandosi sull'emotività, ma aprendo la strada a nuovi ed interessanti risvolti.

"I normally don't write things down because I normally don't think before I talk, which has gotten me in trouble before, a lot, and it's cost me in ways that sometimes couldn't be undone. But I can't afford that right now, because I know what I'm asking is a lot. I'm asking us to risk more people and resources, and at the worst possible time. And I want everyone to know, it's not because I want revenge. It's not. It's not about revenge. What I want is what you used to give people. I want justice. Because it's either that, or we do nothing. That's what everyone else out there is going to do for us. Nothing. A whole world of people who won't lift a finger if something bad happens to me or you. We have a word for these people. They're called strangers. Well, I don't think that we're strangers to each other. And I want to know that I can count on you. And I swear, if someone hurts any of you or the people you love, you can count on me. That's what holds all this together. Not potluck dinners or New Year's Eve dances. Definitely not a wall, because that thing got busted through. But Jackson is still here. I'll accept whatever the council decides. But I am asking you, please... do what it takes to see that justice is done. Not for me. Not even for Joel. I am asking you, please, do it for us."

Tre mesi dopo la morte di Joel e l'attacco a Jackson, Dina svela a Ellie di sapere i nomi delle persone che hanno ucciso Joel e che il loro gruppo, noto come WLF, è situato a Seattle. In una riunione cittadina, molte persone si oppongono alla proposta di mandare una spedizione a Seattle, ma Ellie presenta la sua proposta, sottolineando come lo scopo di tale missione non deve essere la vendetta, bensì la giustizia, ma, nonostante ciò, la proposta viene respinta. Ellie decide così di agire di sua iniziativa e, con l'aiuto di Seth, il quale l'aveva appoggiata alla riunione, si rifornisce e parte assieme a Dina verso Seattle, non prima di aver lasciato dei chicchi di caffè sulla tomba di Joel. Durante il viaggio, Ellie e Dina si imbattono in un gruppo di Serafiti morti, per poi arrivare nei pressi di Seattle, dove notano l'assenza dei membri del WLF, i quali in realtà sono armati e perlustrano la città, con tanto di carri armati.

RECENSIONE 2x01 "FUTURE DAYS"

COMMENTO: Come si poteva prevedere, in questo terzo episodio assistiamo a una fase transitoria, necessaria a seguito di quello che è accaduto nello sconvolgente secondo episodio. Naturalmente non possiamo avere sempre episodi ad alto tasso di adrenalina e quindi ecco che la storia decide di riprendersi a seguito dello scossone subito, facendo un leggero balzo temporale e raccogliendo i pezzi prima di partire verso una nuova direzione narrativa. L'episodio viene aperto con una breve ma intensa scena ambientata poco dopo gli eventi di "Through the Valley", con Tommy che vedendo il corpo del fratello, gli chiede di dire a Sarah che gli vuole bene, mentre Ellie si risveglia in ospedale e urla, ricordando la morte di Joel. Insomma una vera e propria coltellata al cuore (non dimentichiamoci del cambiamento fatto nella sigla, anch'esso devastante). La storia passa a tre mesi più avanti, con Ellie che è sempre più insofferente e decide di affrontare da sola il proprio dolore, evitando le domande di Gail. Ma ecco che Dina decide di dire a Ellie tutto quello che sa del gruppo di Abby e lei, spinta da un forte senso di rabbia, decide di proporre alla comunità di Jackson di mettere insieme una spedizione per recarsi a Seattle, sede del gruppo noto come WLF. La maggior parte delle persone respinge tale richiesta, ma, con grandissima sorpresa, Seth appoggia la proposta di Ellie (deve avergli fatto bene quella spallata) e lei, con un discorso molto sentito, afferma che non dovrebbero agire per vendetta, ma per fare giustizia, perchè se non agissero, chiunque avrebbe il diritto di fare loro del male, portando anche una riflessione interessante al centro su come vendetta e giustizia siano in realtà due concetti tanto vicini quanto distanti. Nonostante tutte le questioni sollevate, la proposta viene respinta e ciò spinge Ellie ad agire di sua iniziativa, eventualità che porta anche Gail e Tommy a preoccuparsi di lei, in una sequenza che porta anche a sviluppare nuove dinamiche, ma che comunque sposano con la filosofia della serie. E così Ellie, con l'aiuto di Dina, che si offre di accompagnarla e di aiutarla a rifornirsi di tutti gli strumenti necessari, e di Seth, il quale le fornisce le armi per il viaggio, decide di intraprendere il viaggio per Seattle, non prima di aver salutato debitamente Joel, lasciandogli dei chicchi di caffè sulla sua tomba (un momento davvero devastante). Nel frattempo vediamo un gruppo di Serafiti incamminarsi in una strada boscosa, ma vengono attaccati, e in seguito Ellie e Dina si imbattono nei loro corpi, per poi avvicinarsi a Seattle, la quale apparentemente sembra disabitata, ma in realtà pullula di soldati del WLF, armati fino ai denti e con tanto di carri armati al seguito, in una sequenza abbastanza terrificante che chiude l'episodio e lascia tanta curiosità per quello che avverrà in seguito.

Dopo gli eventi dell'episodio precedente, la seconda stagione di The Last of Us punta alla ricostruzione, con un episodio transitorio, ma che orienta il tutto verso una nuova direzione narrativa.