Victoria brilla luminosa anche in quest’esordio di stagione, la serie è tornata a prendere il suo posto nella tv britannica, (ora abbiamo qualcosa da guardare sorseggiando del tea la domenica sera), e lo fa in grande stile con una premiere che, come ci suggerivano i promo e le sinossi diffuse da ITV, è stata tutt’altro che noiosa e da sola potrebbe valere un intera stagione.
La serie, non ha perso il suo smalto, la messa in scena, i costumi e le attenzioni ai piccoli dettagli sono meravigliosi, ci permettono di assaporare quel dramma tutto british che tanto ci piace, e insieme alle ambientazioni e alle musiche ci fanno sentire parte di quel mondo.
Come
nella prima stagione, resta un accuratezza storica romanzata dalla
creatività personale dell’autrice, senza che però i personaggi ne vengano
stravolti, anzi risulta tutto molto ben calibrato, le interpretazioni degli attori
sono sublimi, e Jenna Coleman torna con tutta la sua grazia a interpretare una
regina in tutte le sue sfumature,
rendendo onore a un personaggio iconico il cui nome ha battezzato un epoca.
Anche gli altri attori non sono da meno, calzanti nei loro ruoli, e supportati da
una buona regia, riescono a comunicare sensazioni e sentimenti anche solo con degli sguardi.
Lampante,
è la scena d’apertura dell’episodio, in un primo piano di Vittoria, il cui sconforto è ben chiaro prima ancora di conoscere il contesto e la situazione.
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Vittoria come ogni donna si ritrova ad affrontare le novità del suo ruolo di madre , ma lei non è solo madre e donna, ma anche una regina, e il forzato riposo a cui è costretta, trattata da tutti come qualcosa di fragile, o peggio come semplicemente una macchina sforna bambini le rende la situazione insopportabile.
Tutto
questo, ovviamente non aiuta il suo legame con la figlia. Storicamente
parlando, la regina era conosciuta per essere quasi anaffettiva coi figli,
specie in tenera età, e in questo episodio si esplora il perché, con un
approfondimento psicologico, in cui vengono messe in luce le motivazioni e i
sentimenti della Regina con molta delicatezza. Vittoria si vede imposto il suo
ruolo di madre e la stessa figlia diventa un ostacolo al suo lavoro e la vive come un tentativo
di controllarla, così come era stata imbrigliata per i suoi primi 17 anni di vita
dalla madre e Sir John Conroy (un
aspetto molto approfondito nella prima stagione e sofferto da Vittoria proprio perché
non la rendeva autonoma e preparata al ruolo di monarca).
Oltretutto, la figlia le viene imposta anche in precisi momenti della giornata senza possibilità di scelta da parte sua, il che la mette a disagio e incapace di accogliere quei momenti con la giusta serenità.
Vittoria come ogni donna si ritrova ad affrontare le novità del suo ruolo di madre , ma lei non è solo madre e donna, ma anche una regina, e il forzato riposo a cui è costretta, trattata da tutti come qualcosa di fragile, o peggio come semplicemente una macchina sforna bambini le rende la situazione insopportabile.
"Drina" si è già rotta le scatole |
Lo stesso Albert, che dovrebbe essere suo complice, la vuole proteggere tenendola fuori da quelle che sono le vicende politiche e soprattutto dalle brutte notizie che arrivano dall’Afghanistan. Certo lo fa in buona fede, ma il tutto rende Vittoria insofferente, si sente dire di doversi purificare in chiesa prima di essere riammessa in società, come se la gravidanza l’avesse infettata in qualche modo, e da tutti, anche dai parenti più stretti, viene vista ormai solo come una madre, in dovere per altro, di partorire un erede maschio.
Oltretutto, la figlia le viene imposta anche in precisi momenti della giornata senza possibilità di scelta da parte sua, il che la mette a disagio e incapace di accogliere quei momenti con la giusta serenità.
Riusciamo
però a vedere un reale attaccamento verso la piccola Vicky, e un istinto protettivo
nei suoi confronti quando i parenti di Albert tentano già di pensare a unioni
combinate per la pargoletta ancora in fasce, che mostra come Vittoria sia
decisa a crescerla con la libertà e l’indipendenza che lei non ha potuto avere.
Quando poi riesce a viversi sua figlia con tranquillità, ha anche dei piccoli momenti di quotidianità con lei, come uno dei suoi primi sorrisi, o guardandola serena nella culla mentre dorme.
Quando poi riesce a viversi sua figlia con tranquillità, ha anche dei piccoli momenti di quotidianità con lei, come uno dei suoi primi sorrisi, o guardandola serena nella culla mentre dorme.
In una scena riesce anche a esprimere le sue paure sentendosi finalmente libera di parlare con
Harriet.
Il tutto si svolge in una luce eterea, bianca, in cui lo
sguardo azzurro di Vittoria spicca, quasi mettendola a nudo e esaltandone la
momentanea fragilità. Harriet è pronta a partire, a tornare dal marito e un
momento di saluti si riempie di confidenze in cui le due donne risultano molto
intime e vicine. Harriet con dolcezza la rassicura, e attenua un po’ le sue paure che la fanno oltretutto sentire
una madre quasi snaturata, per un apparente mancanza d’affetto nei confronti della piccola Vicky.
Harriet mi mancherà a palazzo, avevo apprezzato il suo illegittimo e clandestino
attaccamento per Ernest, e il marito quando ci viene presentato appare come un
uomo di poco valore, capace di definire la moglie un ornamento
(la torta sbilenca del cuoco gliel’avrei tirata in faccia).
Tutto questo d’altra parte, non fa che acuire il fascino del personaggio di Ernest, che non si può non adorare. Certo, si era presentato come arrogante, ed era senza dubbio un libertino (ricordiamo la brillante idea di portare Albert in un bordello prima delle nozze) ma era sinceramente innamorato o infatuato di Harriet, e si sa che un amore impossibile fa sempre sospirare, soprattutto se uno dei protagonisti ha una buona dose di fascino e si dimostra molto umano e con le sue fragilità. Si rivela inoltre un alleato prezioso e un amico per Vittoria e per suo fratello. In una scena di confidenze, simile proprio a quella condivisa dalla Regina con Harriet, Ernest cerca di mettere pace nel matrimonio del fratello con saggi consigli, privi della visione ottusa del padre, e dagli interessi secondari (anche se tutto sommato c’è della buona fede) di zio Leopold, che per altro abbiamo scoperto è amante del ricamo (vederlo spettegolare e ricamare non può non farlo amare).
Tutto questo d’altra parte, non fa che acuire il fascino del personaggio di Ernest, che non si può non adorare. Certo, si era presentato come arrogante, ed era senza dubbio un libertino (ricordiamo la brillante idea di portare Albert in un bordello prima delle nozze) ma era sinceramente innamorato o infatuato di Harriet, e si sa che un amore impossibile fa sempre sospirare, soprattutto se uno dei protagonisti ha una buona dose di fascino e si dimostra molto umano e con le sue fragilità. Si rivela inoltre un alleato prezioso e un amico per Vittoria e per suo fratello. In una scena di confidenze, simile proprio a quella condivisa dalla Regina con Harriet, Ernest cerca di mettere pace nel matrimonio del fratello con saggi consigli, privi della visione ottusa del padre, e dagli interessi secondari (anche se tutto sommato c’è della buona fede) di zio Leopold, che per altro abbiamo scoperto è amante del ricamo (vederlo spettegolare e ricamare non può non farlo amare).
Diana Rigg ha fatto colpo, e Ernest sembra aver fatto colpo sulla nipote |
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Segue la stessa linea, la trama del mio pasticcere vittoriano preferito, uno sguardo alle torte del suo locale e non serve domandarci perché Vittoria si sia voluta liberare di un cuoco incapace e sentisse la sua mancanza. Miss Skerrett, pentita di aver rifiutato le sue attenzioni e promesse, è presa dal suo nuovo incarico, in sostituzione di Miss Jenkins (ma torna presto vero? Che lei e Mr Pence erano un connubio di adorabile acidume e savoir faire nello staff) ma quando viene mandata a convincerlo a riprendere il suo ruolo di cuoco, non sa trattenere l’emozione e prova goffamente a chiedergli scusa, anche se tuttavia non riesce ancora a lasciarsi del tutto andare; tranne quando, convinta di non vederlo mai più, se lo ritrova nelle cucine, cosa che le strappa una reazione genuinamente entusiasta e incredula. Mr. Francatelli però, è deciso a mantenere le distanze, amareggiato dalla sfiducia della giovane nei suoi confronti, non vuole avere a che fare con lei.
Questi due hanno intenzione di farci penare ancora.
A me basta
rivedere i dolci di Francatelli, io e la Regina, abbiamo gli stessi interessi.
Anche
il matrimonio di Vittoria e Albert, risente della nuova situazione
familiare. Vittoria si sente estromessa dal suo ruolo di Regina, un lavoro che
ama e che le è mancato, segno di questo è proprio la scena in cui per la prima
volta dopo molto tempo siede al suo scrittoio con un sospiro di sollievo,
assaporando il suo ritorno, e Albert glielo sta negando, e le sue buone
intenzioni non riescono a sedare il risentimento della moglie, che si sente
tradita e messa da parte, da chi dovrebbe essere il suo massimo sostegno.
Litigano, così come li abbiamo già visti fare, ma il loro amore non viene messo in discussione, anche se per una notte dormono separati o Vittoria deride per rabbia il suo tentativo migliorare gli elmi dei soldati, e lui trova il suo attaccamento alla tradizione insensato.
Sono
ancora due ragazzi, li vediamo giocare, correndo a cavallo e ridendo tra loro, passionali, così come i lori
litigi.
La
loro vita matrimoniale, ancora agli inizi è stata stravolta e devono trovare un
nuovo equilibrio, e il loro forte amore alla base permette loro di ricostruire
e adattare sempre il loro rapporto su delle solide fondamenta.
Il
loro matrimonio, e la loro vicinanza è proprio ciò che manca a Vittoria. Si stava
abituando ad essere moglie, le piaceva l’intimità con suo marito e il supporto
che le dava, ed è anche questo, unito al suo carattere fumantino, a farla
reagire con frustrazione davanti ai segreti che il Primo Ministro e Albert le
celano. Sa che c’è qualcosa che non va e impazzisce al pensare di non essere al
corrente e addirittura estranea da ciò che concerne il suo regno. Suo, sì, perché
lei è la regina, e ne accetta tutti gli oneri con gioia e orgoglio, e paradossalmente
le riescono più confacenti rispetto a quelli materni.
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“Io
non sono una donna. Sono la Regina” Ogni donna può essere madre, ma c’è solo
una regina e Vittoria, in questo episodio, non fa che voler far sentire la sua
voce e mettere ben in chiaro questo concetto.
Ama il suo regno quanto ama suo marito, e ha provato sincera sofferenza per ciò che è accaduto ai suoi soldati, intrappolati a Khyber Pass in seguito a una ritirata in Afghanistan e poi vittime di un agguato. Una cocente disfatta per l’esercito Britannico in cui numerosi soldati hanno perso la vita.
Ama il suo regno quanto ama suo marito, e ha provato sincera sofferenza per ciò che è accaduto ai suoi soldati, intrappolati a Khyber Pass in seguito a una ritirata in Afghanistan e poi vittime di un agguato. Una cocente disfatta per l’esercito Britannico in cui numerosi soldati hanno perso la vita.
Un
alleato in questa situazione, si rivela essere per lei, il Duca di Wellington, che
in modo quasi paterno la mette al corrente della situazione. Ha sempre provato
ammirazione per la giovane Vittoria e dove Robert Peel vede un carattere
difficile e inesperienza (non diamogli poi troppo torto visto che disdegna dall’inizio
tutti i suoi consigli) lui vede quella passione e dedizione di cui il popolo
Britannico ha bisogno.
Bellissimo
e indicativo sotto questo punto è proprio il discorso sulla nave Trafalgar,
chiamata così in onore della celebre vittoria.
“Oggi
questa diventa la mia nave. È stata chiamata Trafalgar dopo una grande
vittoria, quando questo paese sconfisse un tiranno che minacciava la nostra
stessa esistenza. Siamo in difficoltà adesso. Abbiamo subito una sconfitta a
Kabul. Degli uomini coraggiosi sono morti nella neve del passo di Khyber. Piangiamo
la loro perdita, ma come figlia di un soldato, so che questa nazione ha le più
grandi forze armate del mondo. Trasformeremo la sconfitta in una vittoria. E lo
spirito di Trafalgar risplenderà luminoso così come ha sempre fatto”
Lei è la figlia di un soldato e fa onore al
suo esercito parlando ai soldati e al suo popolo proprio in queste vesti, con un
orgoglio che li spinge a rialzarsi dopo la sconfitta e ad avere coraggio.
Un discorso in onore anche dell’unico soldato sopravvissuto, che la Regina ha voluto incontrare personalmente e che l’ha profondamente commossa.
Un discorso in onore anche dell’unico soldato sopravvissuto, che la Regina ha voluto incontrare personalmente e che l’ha profondamente commossa.
Le sue parole vengono accolte dall’applauso del popolo e da quello di Albert, corso ad
assistere grazie alle parole di Lehzen, (il loro momento condiviso nella
nursery è stato molto tenero) e che si
rende conto di come abbia sottovalutato la saggezza e la forza di sua moglie. Il
loro scambio di sguardi dice già tutto e non hanno bisogno di ulteriori
chiarimenti.
Un
tocco di colore al tutto, come già ci aspettavamo, lo porta la Duchessa di
Buccleuch, una donna sopra le righe e vivace, che promette di farci divertire e
che non manca già di sganciare perle acide made in British. Diana Rigg è strepitosa in questo ruolo.
Victoria
è ritornata in un esordio che non si fa mancare proprio nulla, e a parte
qualche discordanza storica sulla cronologia degli avvenimenti, ha analizzato la
figura della Regina in tutte le sue sfaccettature sia nel ruolo di monarca che
in quello di madre, senza tralasciare di curare anche i personaggi più
secondari, in un insieme che tiene avvinto lo spettatore senza lasciare il
tempo di abbassare la guardia perché c’è un’altra storia e un altro personaggio per cui sospirare.
Un ritorno, che si dimostra perfettamente all’altezza dandoci tutto ciò che ci possiamo aspettare da un dramma in costume su una Queen, in cui forse mancava solo Lord M.
Un ritorno, che si dimostra perfettamente all’altezza dandoci tutto ciò che ci possiamo aspettare da un dramma in costume su una Queen, in cui forse mancava solo Lord M.
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