PERSON OF INTEREST - I pregiudizi sulla fantascienza


Si avvisano i lettori che tratteremo della serie in modo completo ed esaustivo, con la presenza di spoiler all’interno dell’articolo. Se non siete in pari con la programmazione americana vi sconsigliamo caldamente di proseguire la lettura.

In questo ultimo mese siamo state impegnate nel recupero febbrile di Person of Interest ideata da Jonathan Nolan, fratello di Christopher e autore di molte delle sceneggiature dei film di quest’ultimo e prodotta dalla Bad Robot di JJ Abrams.


E’ una serie complessa e affascinante che presenta diverse chiavi di lettura grazie ad una sceneggiatura molto solida, anche sempre più sul filo del rasoio e a personaggi costruiti magnificamente, oltre che  performance attoriali davvero eccellenti, tra cui spicca Michael Emerson, l’ex Ben Linus di Lost (per il quale vinse un Emmy nel 2009), qui nei panni del geniale ed enigmatico Harold Finch, uno dei protagonisti principali della serie.
Bisogna dire che anche l’altro protagonista, Jim Caviezel, che presta il volto all’ex agente della Cia, John Reese, dopo un unizio un po’ legnoso, è diventato sempre più bravo e credibile, anche per merito della suddetta sceneggiatura.
A far da compagnia ai due e anche da contro-altare comico il tenero cane Bear, salvato dai nostri durante un’operazione.
Da rimarcare anche le performance attoriali di Kevin Chapman, l’ex poliziotto corrotto Lionel Fusco, su cui gli autori hanno lavorato davvero tanto, mostrandoci un cammino di redenzione molto credibile;



Taraji P. Henson, che per questo ruolo è stata premiata, dalla National Association for the Advancement of Colored People, come miglior attrice non protagonista nel 2014, l’incredibile interprete della detective Joss Carter, donna di grande rigore morale, che si ritrova coinvolta nelle avventure di Reese e Finch e diventa membro del loro team, suo malgrado all’inizio poi convinta perché si rende conto che la polizia è sempre più marcia;
la brava Sarah Shani, che presta il volto a Sameen Shaw, ex agente dei servizi segreti, che trova una nuova ragione di vita grazie a Finch e Reese;
l’intensa Amy Acker, l’interprete della misteriosa Sam “Root” Groves, controparte femminile di Finch, a cui è legata a doppio filo;
il carismatico Enrico Colantoni (noto al pubblico nel ruolo del padre di Veronica Mars), che presta il volto al boss “redento” Carl Elias, spina nel fianco dei nostri ma anche loro amico e infine John Nolan, interprete sublime del geniale e spietato Greer.
A fare da cornice la sontuosa colonna sonora premiata nel 2013 dalla American Society of Composers, Authors and Publishers (ASCAP).



La serie inizia in maniera abbastanza semplice e molto realistica, con un pilot intrigante: Reese, finito per strada dopo la morte dell’amata, viene prima arrestato da Carter per una rissa e poi salvato da Finch che gli rivela dell’esistenza della Macchina, una sua invenzione che controlla la popolazione statunitense “every hour, every day” per cercare di impedire dei crimini. Il governo gli aveva imposto di fare una selezione tra crimini rilevanti, ovvero quelli che riguardano atti terroristi e irrilevanti, quelli che cioè riguardano crimini comuni. Da svariati flashback scopriamo che Harold si era detto d’accordo con questa divisione, tuttavia la morte dell’amico Nathan Ingram, contrario a tutto questo, lo sconvolge a tal punto da decidere di usare la backdoor creata da Ingram per salvare le persone “irrilevanti”. La scelta di Reese non è affatto casuale come può sembrare: con il passare del tempo ci viene mostrato che le strade di Finch e Reese si erano già incrociate. Finch lavora al progetto riguardante il salvataggio delle persone irrilevanti da tempo e mentre cerca di salvare una di queste scopre che Reese non è una macchina per uccidere come i suoi superiori vorrebbero ma un uomo con un suo codice morale che detta le sue azioni.
Questo è un punto cardine della serie. Il codice etico/morale degli uomini. Finch non è sicuramente un santo e la sua moralità è stata messa duramente alla prova nel corso delle quattro stagioni. Gravano sulle sue spalle le implicazioni etiche dell’essere il padre di una macchina di quel tipo, si erge a paladino degli ideali e della vita umana quando la macchina ordinerà l’eliminazione di un governatore per assicurarsi la sua sopravvivenza. Molto spesso nella quarta stagione Finch si pone degli interrogativi su se stesso e sulle sue azioni, convinto come sempre che il fine non giustifica i mezzi.




Finch è stato duramente messo alla prova dalla vita perché quando perse l’amico Nathan, fu costretto a nascondersi e a inscenare la propria morte all’amata Grace (la brava Carrie Preston, reale moglie di Emerson ndr), talentuosa e appassionata pittrice, con cui ha vissuto una tenera e vibrante storia d’amore, che lui ha dovuto chiudere per non mettere in pericolo la donna. Tale dolore gli fa capire fin troppo bene Reese e la sua voglia di lasciare, ma pure la voglia di vendetta di Sameen e Root. Anche se non sembra, Finch è colui che cerca il lato buono delle persone, convinto che ci sia sempre una possibilità di redenzione, tanto che arriva a proteggere Controllo, spietata gestrice del progetto “Luci del Nord” ovvero il nome ufficiale della Macchina, pronta a torturare Root e probabilmente dietro all’attentato a Nathan e Harold. Anche su questo personaggio gli autori hanno saputo lavorare bene, mostrandoci un lato umano e delle motivazioni solide, tanto che è sempre difficile schierarsi. Persino Greer è spinto da un alto e nobile ideale, anche se compie azioni orribili e sembra deciso a non fermarsi davanti a nulla: la sua Samaritan, controparte malvagia della Macchina di Finch, ideata da Arthur Claypool, un amico di quest’ultimo, rischia sempre più di sfuggirgli di mano ed è una metafora niente affatto banale di come anche il miglior talento abbia bisogno di essere educato a dei solidi principi morali.



Nella quarta stiamo assistendo a questo duello tra intelligenze superiori, che sembra una partita a scacchi, a volte può sembrare noioso, ma alla fine è tutto molto calcolato e ciò che vediamo è anche lo specchio di quello che sta affrontando Elias, “The Devil we know” contro Dominic, colui che vorrebbe prendere il suo posto come padrone della città di New York, basandosi solo sulla violenza e i soldi, senza costruire rapporti di amicizia veri come invece ha saputo fare Carl.
Siamo sicure che ora vi chiederete cosa centrano i pregiudizi. Ora cominciamo a spiegarli.
Nell’immaginario popolare la fantascienza è sempre stata sinonimo di alieni, navicelle spaziali, robot bollando tutte queste cose come roba per ragazzi. Ancora adesso il genere fatica ad avere la considerazione che meriterebbe. Crediamo che la fantascienza, quella vera, prenda spunto da cose accadute realmente e le estremizzi o le osservi da un punto di vista lontano nel tempo per assumere la lucidità necessaria per valutarle con sapienza.
Person of interest è una serie fantascientifica che prende spunto dagli scandali recenti in materia di sorveglianza e intercettazioni, che in America sono all’ordine del giorno, e li porta all’estremo. Mostrando la realtà come essa è in alcuni ambiti. Nolan fa un lavoro certosino quando ci sbatte in faccia l’organizzazione HR che recluta tra le sue fila agenti di polizia corrotti che coprono le tracce di omicidi, vere e proprie esecuzioni, per un tornaconto personale in denaro e potere. Non ci riesce difficile credere che possa accadere davvero.


Questa serie di alto livello è un emblema di come la fantascienza sia considerata ancora un sottogenere. Perché diciamo questo? Perché pur essendo molto valida non riceve riconoscimenti importanti da diverso tempo e comunque non ha mai ricevuto l’ombra di una nomination ai Golden Globe o agli Emmy. La critica ne parla più che bene eppure quando c’è da stillare la classifica delle migliori dieci serie vi troviamo sempre crime e drama e serie come Person of Interest finiscono molto in basso. Non la consideriamo la migliore serie che c’è in giro, questo no, ma perché si ha così paura di mettere nella top 10 o nella 5 una serie di fantascienza? Perché difficilmente la si premia? Gli unici premi visti per una serie di questo genere negli ultimi anni sono stati per Les Revenants, serie sublime peraltro, agli International Emmy. Perché considerare sempre e solo crime e drama come l’eccellenza quando appunto ci sono serie di fantascienza come Person of Interest specchio perfetto di una società che ha bisogno di rinascere, di una seria educazione e di solidi principi morali? Tra l’altro, ora come ora, l’idea di intelligenze artificiali non è più considerata qualcosa di così impossibile: lo scienziato Stephen Hawking, ne ha spesso parlato nei suoi scritti.



Sia chiaro, non vogliamo affatto sminuire il crime e il drama, che ci regalano ogni anno dei piccoli gioielli, ci poniamo solo un semplice interrogativo: davvero serie di così alto livello come Person of Interest valgono meno anche dei più piccoli serial crime? Perché nelle classifiche viste in giro abbiamo visto che Person of Interest era molto indietro rispetto a dei crime ben fatti, ma assolutamente normali e non certo allo stesso livello dell’opera di Nolan. E ripetiamo: il nostro è solo un esempio. Ce ne sono diverse di serie di fantascienza che meriterebbero maggiori riconoscimenti, vedere Real Humans-Äkta människor. E la maggior parte di queste pongono degli interrogativi etici, filosofici sulla vita umana esattamente come fanno serie crime e drama. Dov’è il problema allora? Se a queste serie si togliesse l’elemento fantascientifico, e si tenesse solo la riflessione e la stigmatizzazione dell’essere umano nel bene e nel male, verrebbero considerate con occhi diversi?
Cosa c’è di infantile nella tecnologia? Alcuni dei sistemi informatici mostrati in Person of Interest purtroppo sono realtà e ci conviviamo tutti i giorni. E quello che accade nella serie è portato all’estremo ma non vuol dire che non possa accadere davvero.



 L’informatica è alla portata di tutti, siamo tutti collegati online, le nostre informazioni sono disponibili nei social network, alcune transazioni avvengono online, la borsa è online. Penso che sia chiaro dove vogliamo andare a parare, no? E gli interrogativi che possono derivare al fatto che siamo, di fatto, passibili di controllo da parte di estranei - chiunque può arrivarci con un minimo di consapevolezza dei mezzi alla faccia della privacy - anche questo non ci sembra un tema da ragazzi. Anzi.
Noi non abbiamo una risposta a questa domanda, ci auguriamo solo che prima o poi cada definitivamente il tabù per questo genere così sottovalutato anche a causa di kolossal di dubbio gusto.
Ricordiamo che Person of Interest ritorna il 6 gennaio, dopo la lunga pausa natalizia, sempre sulla Cbs.


Articolo redatto da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli.



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Articolo di Silvia Azzaroli

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