La corsa agli Emmy per “miglior attore protagonista” è stata
a lungo dominata da antieroi torturati e cattivi impenitenti, come se
interpretare un “bravo ragazzo” non possa essere abbastanza interessante per portare un premio a casa.
La star di Outlander, Sam Heughan, sfida questa tradizione e
ritrae un personaggio simbolo di eroismo: Jamie Fraser, uomo alto e focoso
delle Highlands scozzesi, un protagonista romantico che diventa vittima di una
brutale aggressione fisica e sessuale da parte di un sadico capitano
dell’esercito inglese chiamato Black Jack Randall (Tobias Menzies), sovvertendo
la tradizione televisiva che vede i personaggi femminili violentati e abusati.
In Outlander, Jamie e Claire (Caitriona Balfe) si imbattono
in diversi casi di violenza e costringono gli spettatori a confrontarsi con i
propri preconcetti riguardo ciò che rappresenta la “forza” e la “debolezza”
mentre esplorano materiali e situazioni destinate a scioccare il pubblico e a
mettere ancor più in risalto gli eroi. Tutto ciò ha permesso a Sam Heughan
di trasformare il suo Jamie in uno degli uomini più coraggiosi delle serie tv,
in grado di affrontare tutto con pathos e intensità.
Abbiamo parlato con Sam sul percorso di Jamie durante la
prima stagione di Outlander, sul doloroso e impegnativo incontro con Black Jack
Randall e su ciò che avverrà per lui e Claire nella seconda stagione.
I fans dei libri di Diana Gabaldon, da cui è tratta la
serie, conoscono la storia da anni, ma come ci si sente a mostrarla a chi
ancora non sa come andranno le cose?
Sam: “Prima di tutto,ci si sente sollevati perché è un
grande evento e abbiamo lavorato duramente in quelle scene, ne sono davvero
orgoglioso. Poi, si prova felicità vedendo la reazione del pubblico che è stata
incredibile!”
Tornando agli ultimi episodi della prima stagione….gran
parte delle scene nella prigione di Wentworth sono state girate in una cella
scarsamente illuminata e la tensione tra te e Tobias Menzies era palpabile.
Sembravate quasi due animali in gabbia che si studiavano a vicenda. Come hai
affrontato quelle scene?
Sam: “Sono state scene memorabili. Abbiamo fatto molte prove
per una settimana, prima di girarle e c’è stata tanta collaborazione con gli
autori e la regista. Sia io che Tobias abbiamo un background teatrale, quindi
eravamo a nostro agio, ci siamo sostenuti molto, ci davamo consigli e
suggerimenti sui personaggi e la sceneggiatura. La stanza era molto buia,
claustrofobica, deprimente ed era necessario per quel tipo di lavoro. Ci siamo
comunque divertiti e riso molto, ma cercavamo di mantenere alta la
concentrazione: più provavamo le scene e più ci chiudevamo in noi stessi”.
Hai indossato anche delle protesi e immagino che questo
abbia condizionato un po’ il tuo umore.
Sam: “E’ così. Le protesi mi venivano applicate intorno alle
4 del mattino e ci volevano ben 4 ore perché il risultato fosse ottimo. Ogni
giorno ero circondato da persone che mi toccavano e facevano di tutto con
quelle protesi. Onestamente, mi sembrava una sorta di mite tortura ed è stato
facile entrare in questo tipo di mentalità sin dal primo momento. Ci sono
stanti anche giorni in cui era necessario fare una pausa e alla sera, quando mi
toglievano tutto e uscivo dal personaggio tiravo un sospiro di sollievo. La
squadra del makeup ha fatto un lavoro fantastico, ho parlato molto anche con
loro per vedere come far progredire Jamie, il modo in cui doveva essere coperto
di sangue e fango e, alla fine, sembrava quasi un animale selvatico”.
Cosa ha fatto la regista Anna Foerster per realizzare gli
ultimi due episodi?
Sam: “Anna è stata eccezionale, una regista diligente che si
è preparata molto. Mi ha spinto tanto, mi ha quasi lanciato una sfida. C’era un
gioco di mente tra me e lei ed è stato davvero interessante. Anna è attenta,
premurosa, ha cercato di tirare fuori il meglio da noi e credo ci sia riuscita.
Sicuramente il risultato sarebbe stato diverso nelle mani di un altro regista”.
Nell’episodio finale si vedono le conseguenze emotive del
calvario di Jamie. Vederlo così provato dopo esser stato sempre forte e
battagliero è un’immagine potente. Come ci si sente ad esplorare un aspetto di
questo personaggio mai utilizzato in precedenza?
Sam: “Mi è piaciuto da morire. Non molte cose riescono ad
abbattere Jamie e, quando succede, tutto il suo essere viene chiamato in causa:
la sua umanità, il suo carattere, persino il suo rapporto con Claire viene
messo in discussione. Prova vergogna, si sente in colpa, tante emozioni diverse
lo hanno colpito ed è una cosa difficile da affrontare. Tutto questo mi è
piaciuto moltissimo ed è in questa direzione che va il Jamie della seconda
stagione”.
E’ raro, in uno show televisivo, prendere del tempo per
esplorare le conseguenze fisiche ed emotive di uno stupro con qualsiasi
sfumatura. In realtà, si tratta di qualcosa che una persona porta con sé per il
resto della propria vita e tu nell’episodio hai davvero quel senso di gravità
che la storia richiede.
Sam: “Il copione era eccezionale. Dopo tutto quello che gli
è accaduto, Jamie è cambiato, è una persona diversa ora. Penso che sia questa
la bellezza del nostro show che è sempre proiettato in avanti. Anche il rapporto
e il matrimonio di Claire e Jamie sono cambiati e non mancheranno gli sviluppi”.
So che sei stato in contatto con Diana Gabaldon per tutte il
periodo della lavorazione. Ti ha dato consigli per affrontare l’ultima parte
del viaggio di Jamie?
Sam: “Diana ci ha lasciati liberi di lavorare per tutto il
periodo. Siamo in contatto, ovviamente, e abbiamo parlato molto di Jamie ma,
negli ultimi due episodi, mi ha permesso di lavorare liberamente e il risultato
le è piaciuto molto. E’ gratificante averla con noi e ci ispira molte idee”.
Cosa ti ha colpito maggiormente dell’evoluzione di Jamie
durante la prima stagione?
Sam: “All’inizio è un ragazzo abbastanza spensierato,
testardo ma senza grandi responsabilità. Poi, lo vediamo crescere, diventare un
uomo che decide cosa fare della propria vita, cosa vuole essere. Nella seconda
stagione sarà ancora molto diverso, avrà una spinta maggiore da un mondo non
familiare”.
Jamie e Clare sono in viaggio per la Francia. In che
condizioni li troveremo all’inizio della seconda stagione?
Sam: “Si troveranno in una condizione difficile rispetto al
finale di stagione, ma sapranno adattarsi, hanno delle capacità naturali per
questo. Cresceranno molto, ma non posso dire altro perché non abbiamo finito le
riprese e stiamo cercando ancora di capire come e dove si inseriranno”.
In che modo pensi che le recenti esperienze abbiano cambiato
Jamie?
Sam: “Jamie si è aggrappato a Claire: lei gli ha dato uno
scopo, una ragione per vivere. Ora lei è incinta e, quindi, Jamie ha una
responsabilità in più e ha paura. Penso che tutto ciò lo abbia reso più
completo, più forte e maturo, in grado di affrontare le situazioni che gli si
presentano. Tuttavia, sarà un processo lungo”.
Il rapporto tra Claire e Jamie è cambiato spesso nel
corso della prima stagione: come si vedono ora l’uno con l’altro?
Sam: “E’ divertente perché i due si sono scambiati i voti
nuziali, ma, in realtà, ne hanno vissute di tutti i colori. Claire è il centro
del mondo di Jamie e viceversa. Anche il loro rapporto è cresciuto, è più forte
ora”.
La seconda stagione sarà costruita sulla battaglia di
Culloden che Claire e Jamie cercheranno di scongiurare. Come ti senti ad
avventurarti ulteriormente nella storia?
Sam: “Sono eccitato per questo. Nel secondo libro ci sono
due parti storiche: la prima è in Francia, la seconda in Scozia e penso che
faremo altrettanto nella versione televisiva. Non vedo l’ora di tornare in
Scozia per la sicurezza e la comodità di quel paese, cosa che avvertirà anche
Jamie, senza dubbio. La Francia è incredibile, ma loro sono lì per fermare
quella battaglia, sanno già che è una tragedia terribile. Il fatto di ritrarre
questo momento storico è eccezionale”.
Quali sono le sfide e gli aspetti più attraenti che si
possono trarre da eventi storici come questi?
Sam: “E’ un periodo davvero interessante. C’è sempre qualcosa
nella sceneggiatura che mi porta a scoprire aspetti nuovi di quel momento
storico. Ogni tanto faccio ricerche online e scopro parole, costumi e
situazioni che si usavano a quel tempo e che gli autori hanno ripreso nel
copione. Quindi, tutto è sorprendente. In una scena parliamo di Polizia e io
pensavo che fosse un termine moderno; in realtà, a Parigi le forze dell’ordine
furono create intorno al 1600. Ci sono tante piccole cose che mi colpiscono”.
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