BETTER CALL SAUL - Recensione degli episodi 4x09-10 "Wiedersehen" e "Winner" (SEASON FINALE)


Nemmeno per sogno, non ci siamo dimenticati di Better Call Saul. Con ingiustificabile ritardo colmiamo il vuoto lasciatoci da quest’incredibile stagione andando a commentare i suoi ultimi due episodi Wiedersehen e Winner.

Parliamo del culmine di un arco narrativo che è riuscito a distinguersi per più di un motivo, che abbiamo mano a mano affrontato nel corso delle nostre recensioni, e che non ha mancato di lasciare diviso un pubblico che nella serie madre Breaking Bad aveva invece trovato salda unione. È nostro parere che su qualcosa in grado di dividere valga sempre la pena discuterne e qualcosa da dire deve averlo avuto sicuramente. Non è un caso che in più di un occasione noi di Lost In A Flashforward ci siamo schierati a spada tratta in favore di questa serie e di questa quarta stagione, nella speranza di avere esposto in maniera sufficientemente analitica i nostri pareri e i nostri dubbi sulle perplessità dei detrattori, nel rispetto sempre delle opinioni altrui.

La quarta stagione di Better Call Saul è terminata e come gli autori stessi hanno affermato si tratta di un finale quasi definitivo, in cui tutti i nodi sono venuti al pettine e le trasformazioni manifestatosi. Jimmy McGill è morto, lunga vita a Saul Goodman. Mike ha compiuto il passo definitivo verso un viaggio senza ritorno di cui tutti noi (lacrimuccia) conosciamo il capolinea. Hector Salamanca ha il suo ormai mitologico campanello e deve la vita all’uomo che più di tutti avrebbe voluto vederlo morire e anche male. Non sono mancate novità inaspettate, come il triste epilogo del capitolo sulla squadra di ingegneri tedeschi, in particolare il personaggio di Werner, al cui interprete dallo spessore cinematografico Rainer Bock dobbiamo sicuramente una parte dell’enorme buona riuscita di questo quarto atto e di ciò che abbiamo imparato a dubitare essere uno spin-off.


Struggente la fine decisione intrapresa da Mike, tanto quanto l’improvvisazione di Jimmy che gli è costata, senza dubbio, la sua relazione con Kim. Nel momento in cui nemmeno lei è riuscita più a distinguere la maschere dall’uomo che ama, nulla è più quello che sembra e la fiducia viene a mancare sotto ogni punto di vista. È un punto al quale la stagione ambiva dal suo primo episodio e forse anche prima. Tutta la storyline di Jimmy, tenuta volutamente distante dalle faccende del cartello nelle quali sappiamo verrà coinvolto solo in seguito, è stata costruita per questo momento, quello che potremmo definire, se volessimo confondere in maniera disorientante cinema e serialità televisiva (e non), il climax di tutto lo show. Con quella che sembrava essere l’attesa presa di coscienza della morte del fratello, Jimmy ha imbrogliato tutti, la commissione, Kim e anche tutti noi. La morte di Chuck Jimmy l’ha affrontata da subito, forse siamo noi a non averci fatto i conti e a non accettarla nel profondo, così come Kim e Howard. Ma non Jimmy. Il più disonesto di tutti ci ha detto da sempre la verità. “Datemi una maschera e vi dirò la verità”, uno degli aforismi di Oscar Wilde più abusati calza a pennello con l’epilogo di questa quarta stagione, dove Saul Goodman è l’unico a esserne uscito vincitore? Ma chi è Saul Goodman? La maschera, o l’uomo che si è sempre nascosto dietro di essa? 

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Articolo di Fabio Scala

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